Songye. Maestro ex-Bareiss. Nkisi di comunità.

 

 

 

 

 

 

 

 

"Nkisi" di comunità. Cultura Songye Eki, Milembwe meridionali, Belande.
Legno, corda, perline colorate, sostanze varie, patina d'uso. Statua femminile raccolta nel villaggio di Kamana. Sotto la base naturale del nkisi è incollato foglio di carta riportante: "Village Kamana, Beneki/Milembwe, r.te Kabinda/Sentery". Secondo Pierre Dartevelle l'opera è da ascrivere allo stile Belande atelier di Muyemba ("Mains de maitre", B.De Grunne, 2001), comunque allo stile "Deuxiéme tradition occidentale" secondo F.Neyt ("Songye", F.Neyt, Fonds Mercator, 2004) se non al medesimo atelier del Songye ex-collezione Bareiss (Sotheby's NY 16.05.2008, lotto 171, pubblicato in "Kilengi", C.D.Roy, University of Washington Press, 1999, pp.186-187-365, fig.108).

Secondo Marc Leo Felix (mail 07.01.2011): “Ho analizzato le foto che mi hai inviato dell’opera che è piuttosto ben scolpito anche se non sono del tutto convinto che sia dello stesso artista di quelle che erano raffigurati nella mostra "Masterhands" curata da Bernard De Grunne, anche se lo stile mostra che questa figura proviene dalla stessa area generale”.
Secondo Bernard De Grunne (mail 21.10.2016): “Il tuo pezzo è sicuramente correlato al Bareiss anche se dalle foto sembra che la patina sia stata pulita o il pezzo non abbia l'età di alcuni dei primi esemplari di questo tipo”.

Dimensioni: h.cm.57.
Provenienza:
collezione Peter Loebarth (1941-2015), Hameln (D), (mail Dartevelle 28.05.2008).
collezione Michael Cohen, New York (USA), (mail Dartevelle 28.05.2008).
galleria Pierre Dartevelle, Bruxelles (B).
Expertise:
Pierre Dartevelle, Bruxelles (B), 2008.
Catalogazione AA 87/2008.

 

 

 

 

 

 

 

 

Personalmente concordo con P.Dartevelle e B.De Grunne sull’attribuzione all’atelier esecutore dell’opera della ex-collezione Bareiss, estremamente coincidente con gli stilemi descritti in sede di presentazione della stessa opera all’asta Sotheby’s NY del 16.05.2008 (lot 171). Purtroppo non ho documentazione fotografica del lato posteriore della testa, alfine di un confronto ancor più specifico e qualificante con l’opera in mia collezione.


Nota descrittiva Sotheby’s Songye ex-coll.Bareiss.
Questa figura di potenza espressiva appartiene a un piccolo gruppo di sculture songye che possono essere attribuite a un laboratorio nella regione del Milembwe meridionale, Belande ed Eki (cfr. Neyt 2004: 52 e segg.).
Le figure in questo stile sono caratterizzate da lunghi piedi ricurvi, gambe spigolose, corpo allungato, postura idiosincratica delle mani (appoggiate sull'addome con i pollici separati dalle altre dita) così come caratteristiche facciali molto distinte: mento appuntito, bocca aperta a forma di V, naso a forma di diamante, occhi cadenti e attaccatura dei capelli spigolosa. Oltre a questo, la maggior parte delle figure, inclusa la figura di Bareiss, condividono scarificazioni facciali sotto forma di una linea orizzontale tra l'angolo esterno degli occhi e le orecchie.

 

 

 

Songye ex-coll.Bareiss.

 

 

 

 

 

 

 


Estratto da: "Etudes Songye". 1985.
Jean Willy Mestach.


Caso particolare: le statue con la testa girata.
Questo tipo di statue (della categoria "nkishi"), alcune delle quali, le più importanti, appartengono alla comunità che si trovano principalmente a ovest e a sud del paese Songye presso i Bena-Kibeshi-Belande, i Beneki, i Batempa di nord-ovest(vedi Torday e Joyce), tra i Nsapo di Kananga provenienti principalmente dai Beneki (che occuparono da quasi cento anni, il territorio di Kabinda) e tra alcuni gruppi Basanga.
L'acconciatura di alcune di queste statue del sud richiamano in qualche modo quella dei Baluba Shankadi dove si trovano, ma più raramente, queste particolari tipo di sculture (Olbrechts) e la cui testa è a volte rivolta posteriormente.
Questo tipo di statue a testa girata personificano uno" spirito " terribile e piuttosto malefico ed è per questo che hanno la testa girata, che esprime anche presso i Songye intenzioni nascoste e menzogne. La stessa raffigurazione si trova tra i Baluba di Kasongo Niembo e rappresenta lo spirito "Umba Kilubi" (1), principe delle tenebre del regno "Kalunga ka Musono" situato nelle viscere della terra. Nel mondo degli spiriti, egli è il traghettatore del fiume della morte, spirito familiare invocato dal negromante(Styx).
Si noti, a titolo comparativo, che la medesima tipologia si trova anche nella statuaria dei Bakongo e nel culto Hamba dei Tshokwe dove "rappresenta lo spirito straniero "Kahonda" che procura i tremori di testa" (Lima).
Note:
(1) "Umba Kilubi" - spirito familiare (Burton).
"Umba Kilubi" - principe delle tenebre (Peeraer / Olbrechts).
"Umbwe e Kilubi" (sua moglie) - leggendari fondatori della razza nera fra i Bena Kayaye (territorio Kongolo) - (A. Moeller).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Altre interpretazioni e/o citazioni sul significato o funzione della statuaria a testa girata.


- Viviaen Baeke ("Le sensible & la force", pag.30-31), richiamando Merriam e la sua esperienza sul campo, indica l'uso di simili "mankhisi" a protezione dalla magia negativa (paralisi del collo) o dallo stregone identificato come "ndoshi" o "bandoshi".
- Dunja Hersak ("Songye masks and figure sculpture", pag. 144), afferma che fino al tempo della sua ricerca sul campo 1977-1978, non erano stati identificati motivi certi per simile postura, mentre riporta nelle note una citazione di A.Maesen (1950) che interpreta la rotazione della testa come un simbolo di protezione dai malefici provenienti da diverse possibili direzioni.
- Francois Neyt ("Songye", pag.308), non da alcuna interpretazione: "L'atteggiamento rimane enigmatico".
- Bernard De Grunne ("Mains de maitre", pag. 180) fa riferimento alla interpretazione di J.W.Mestach.
- Marc Leo.Felix riporta nella mail 07.01.2011 quello che alcuni informatori hanno dichiarato nelle sue ricerche sul campo in merito al significato e funzione della postura, significati molteplici, tra i quali ad esempio evitare spiriti malevoli, mostrare superiorità, dimostrare che gli antenati possono guardare nel futuro e nel passato. Risulta quindi impossibile conoscere i significati, perché le informazioni non sono più disponibili (specialmente in questi ultimi anni) e non è sicuro che la gente che li conosce sia disposta a dare queste informazioni esoteriche.
- Constantine Petridis afferma nella mail 31.07.2016 di non avere nulla da aggiungere alle interpretazioni o ipotesi delle varie fonti sopra riportate. Peraltro, avendo Maesen e Merriam operato ricerche sul campo, ed essendo Maesen citato da Dunja Hersak, darebbe la preferenza ai loro punti di vista. Mestach, tuttavia, ha avuto accesso a un ricco archivio costruito nel corso degli anni, beneficiando per i Songye della esperienza di ricerca sul campo di K.Plasmans, per cui non sarebbe necessariamente per respingere il suo punto di vista, anche se lui era uno "storico-antropologo d'arte africana da poltrona", al contrario di Hersak, Maesen, e Merriam.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 


Estratto da: "Songye masks and figure sculpture". 1986.
Dunja Hersak.


Il taglio degli alberi, l'intaglio e la magica consacrazione dei "mankishi".
La realizzazione di un "nkishi" di comunità è sempre un evento di dominio pubblico. Ad ovest e ad est del fiume Lomami sono eseguiti simili rituali pubblici, ma alcuni informatori dei territori orientali sostengono che il capo o i capi della stirpe, gli anziani e gli altri prescelti abitanti del villaggio siano gli unici partecipanti attivi. Ad ogni modo, questo gruppo costituito è il nucleo decisionale che commissiona e paga il "nganga", lo scultore, e sceglie un tutore per il "nkishi".
Il rito è stato descritto come segue. All'inizio della mattina il capo, gli anziani, il "nganga" e lo scultore e gli abitanti del villaggio, dopo averne discusso preventivamente e se d'accordo, si uniscono in processione verso il sito di taglio dell'albero. Lo scultore porta un pollo bianco o un gallo che il capo spenna lungo la strada invocando gli antenati. Essi sono chiamati per nome e si chiede loro di unirsi alla processione verso l'albero. Allo stesso tempo, gli abitanti del villaggio raccolgono le piume di pollo cadute e se li mettono tra i capelli, cercando così di farsi riconoscere dagli antenati. Questo gesto che comprende il sacrificio di animali e il segno simbolico di colore bianco, esprime un appello agli spiriti di concedere l'approvazione e l'essere favorevoli.
Secondo la maggior parte degli informatori l'albero particolare delle specie designate viene scelto dallo scultore sulla base di considerazioni tecniche, specificatamente quelle relative alle sue dimensioni. Giunti all'albero gli abitanti cominciano a ballare e cantare, rendendo omaggio al supremo "mikishi". L'intero sito diviene animato in un crescendo di intensità fino a quando alcuni partecipanti cadono in uno stato di trance, dando prova che il contatto con lo spirito è stato raggiunto. Allora il pollo sacrificale viene legato al tronco dell'albero per essere mangiato dagli spiriti, e il capo si rivolge supplichevole all'albero affinché accetti di rispondere agli antenati. Un abitante del villaggio scelto dallo scultore si incarica dell'abbattimento dell'albero, mentre indossa, simbolicamente, un panno bianco legato intorno al capo. Come nel caso della "bifwebe", il processo di fabbricazione attiva forze spirituali, benigne e maligne, per cui si richiedono segni di protezione.
Una volta che l'albero è stato abbattuto, la sezione desiderata del tronco viene tagliata e portata al villaggio, dove sarà lavorata davanti alla casa del capo. Secondo alcuni informatori songye orientali il "nkishi" è scolpito in segreto. Lo scultore, come il suo collaboratore che ha tagliato l'albero, indossa un panno bianco o una rafia tessuta intorno alla testa per evitare interferenze e contaminazione da spiriti maligni. A causa della durezza della specie selezionata, l'intaglio inizia immediatamente mentre il legno è ancora allo "stato verde". Per l'intero giorno, mentre l'intaglio continua, gli abitanti del villaggio si astengono da tutti i lavori. Essi portano cibo e bevande allo scultore e in cerimonia assistono alla creazione del "nkishi". Gli stessi strumenti utilizzati per l'intaglio della statuaria magica sono usati per la "bifwebe".
Nella scultura a "figura intera" il blocco cilindrico viene delimitato nelle tre sezioni che designano proporzionalmente testa, tronco e gambe col piedistallo, quest'ultimo caratteristica comune della statuaria songye. Quindi, dopo il processo di riduzione del blocco, la statua prende forma, lavorandola generalmente dall'alto in basso. Infine l'intagliatore prepara la cavità addominale e/o della testa per le sostanze magiche come specificato dal "nganga". La superficie della scultura è poi lucidata e colorata leggermente con un'applicazione di olio di palma. Specie legnose di colore chiaro come la "mumanya" scuriscono notevolmente con l'applicazione, ma questo è solo l'inizio di una patinatura che si accentua con il continuo uso rituale dell'oggetto. A questo punto, a meno che lo scultore sia anche un "nganga", il suo compito è completato e il contratto viene concluso con il pagamento.
La dotazione della figura con il "bishimba" e i paraphernalia esterni è la più importante e determinante azione rituale, similare ai successive nuovi riti lunari, nei quali il "nkishi" riceve potere e forza. I miei informatori non hanno specificato se la realizzazione di un nuovo "nkishi" corrisponde o meno a una determinata fase lunare o a un altro periodo di tempo.
Gli abitanti del villaggio hanno stabilito che il lavoro del "nganga" terminato deve collocarsi nella serata. Quando tutti gli abitanti del villaggio spengono i loro fuochi solo uno rimane acceso in prossimità della figura credendo possa attirare gli antenati e il "mikishi" benevolo affinché vengano a riscaldarsi. Questo singolo fuoco del villaggio, simbolo dell'estensione solare sulla terra, è quindi percepito in contrapposizione spaziale con la luna. I due elementi cosmici qui rappresentano non solo le forze emanatrici di vita, ma anche le dimensioni del regno spirituale che segnano il passaggio ciclico del "bikudi". Il "nkishi", essendo allineato accanto al fuoco, è di conseguenza collocato in una rappresentazione cosmologica che si relaziona alla sua funzione magica.
Essendo al centro della comunicazione con gli spiriti ancestrali, il "nkishi" riceve offerte. Polli e capre vengono sacrificati e il loro sangue versato sopra la figura. I polli vengono cucinati con l'olio di palma e con le foglie allucinogene degli alberi "kidimbu" e "kambayimbayimba", e condivisi ritualmente con gli abitanti del villaggio. Tutti i presenti sono così coinvolti nella invocazione mistica. Danza e canto intensificano l'aura e, ancora una volta, come nel sito del taglio dell'albero, alcuni abitanti del villaggio manifestano una possessione spiritica. Essi saranno rinchiusi in una capanna fino a quando l'effetto non sia terminato, in quanto, anche se la reazione attesa è presumibilmente positiva, vi è il timore che, se non controllati, elementi malvagi possano intromettersi e venire coinvolti.
Mentre la danza continua per tutta la notte, il "nganga" è al lavoro inserendo il "bishimba" nei ricettacoli della figura, coprendola con pelli, tessuti di rafia e vari altri paraphernalia. Gli abitanti del villaggio sono testimoni della trasformazione visiva della figura. La formula del "bishimba" rimane sconosciuta, e il "nganga" può in questo momento tagliare pezzi di capelli dagli abitanti del villaggio o da persone misticamente dotate, come albini o gemelli aggiungendoli agli ingredienti magici. Tali componenti sono le solo variabili dell'intero meccanismo che consente l'identificazione della comunità con la funzione del "nkishi". Nell'occasione possono anche diventare conosciute le particolari sostanze costituenti il "bishimba"; tuttavia, la loro preparazione e le proporzioni sono un segreto personale del "nganga". Inoltre, sembra che la potenza intrinseca del "nganga" sia anche nell'efficienza della risposta mistica, perché si sostiene che alcuni "nganga" abbiano maggiore successo rispetto ad altri, anche se la loro conoscenza empirica sia equiparabile. Inoltre, si ritiene che durante questa magica preparazione del "nkishi", il "nganga" riceva un rafforzamento speciale dagli antenati.
Rispetto alla rituale collocazione pubblica di un "nkishi" di comunità, la realizzazione di un "nkishi" di protezione individuale è descritta piuttosto pragmaticamente e spesso come parte di un procedimento di attivazione immediata variante secondo le esigenze dell'utente, e, per cominciare, il compito è di solito eseguito in risposta a malattie specifiche. Come osservato in precedenza, una persona può essere stata esposta agli effetti della stregoneria. Più comunemente, i sintomi si basano su interpretazioni di un sogno, quindi, su presunte visite di streghe ("buci" o "kiswenene") o sulle immagini del defunto, che rappresentano sventura o si dice portino in ultima analisi, alla malattia.
Un "nganga" è chiamato a preparare prima il "mwanyi", la preparazione erboristica del "bwanga". Il paziente inala i vapori di questo intruglio o lo assume per via orale. Una volta che il "nganga" diagnostica che il trattamento ha avuto effetto, come nel caso di una presunta imposizione delle forze del male, o alternativamente il paziente riacquista la sua forza dopo un la malattia vera e propria, un "nkishi" viene commissionato per continuare l'opera di rafforzamento e protezione. La dotazione della figura può essere fatta dal paziente o dal "nganga", a meno che quest'ultimo voglia scolpire esso stesso la figura. Anziani di Lubao hanno spiegato che il "nganga" seleziona una particolare specie di legno e lo porta allo scultore. Se è il "nganga" che ha organizzato la realizzazione della figura paga allo scultore la somma per i suoi servizi. Poi, da solo, egli inserisce le sostanze magiche nella statuetta, assegnando un particolare nome al "nkishi", istruendo il paziente all'uso del "bwanga".