Nkanu. Kakungu.

 

 

 

 

L'arte associata con i rituali di iniziazione "nkanda" è certamente una delle maggiori tradizioni scultoree dell'Africa centrale per le sue forme spettacolari,e, sorprendentemente, poche opere sono state sinora mostrate o esibite. Questo è dovuto alla esiguità delle opere nelle collezioni pubbliche e private e alla carenza, sino a poco tempo fa, di ricerche sul campo che avessero potuto interpretare forme e contenuti di questa complessa tradizione artistica. (Rosyln Adele Walker)

 

 

 

 

 

 

 

 

"Kakungu", maschera usata nel rituale di iniziazione "nkanda". Cultura Nkanu.
Legno, tessuto, resina, policromie, rafia. Dimensioni: h.cm.118, senza rafia cm. 64.
Provenienza:
collezione Severin Kabwe, RDC.
galleria Pierre Dartevelle, Bruxelles (B).
Expertise:
Pierre Dartevelle, Bruxelles (B), 2005
Commento etnico-stilistico:
Annemieke Van Damme, Merelbeke (B), 2006.
Catalogazione AA 59/2005.

 

 

 

 

 

 

 

 

Commento etnico-stilistico di Annemieke Van Damme. 08.08.2006.

(...)
Avevo visto questa maschera a Bruxelles nella galleria di Pierre Dartevelle durante la Bruneaf 2006 e ho rimpianto di non aver potuto fotografare questo impressionante pezzo. Mi piace molto - in particolare la testa. Non sono sicuro su di esso, ma mi sembra che la testa è più vecchio del copricapo. A volte alcuni oggetti rituali "nkanda" venivano tenuti dagli scultori che li avevano scolpiti dopo la chiusura del rituale "nkanda", per essere riutilizzati di nuovo durante un successivo rituale "nkanda". I pannelli "kikaku" venivano restaurati, rinnovati e ridipinti, per cui mi sembra possibile che questa maschera "kakungu" sia stata riutilizzata e che il copricapo piuttosto fragile sia stato sostituito da un altro. Questo copricapo sembra essere in tessuto di cotone -i più antichi erano fatti di raffia- avente come "decorazione" i cerchi divisi del sole su entrambi i lati del "termitaio".
(...)

 

 

 

 

 

 

 


Maschere "nkanda". Estratto da " Spectacular display". 2001.
Annemieke Van Damme.

 

 

 

a sinistra a destra.
Fila posteriore: maschera elefante, maschera "kakungu", maschera capra.
Fila anteriore: maschere "kisokolo".

 

 

Michel Plancquaert fu il primo a identificare la produzione creativa dei Nkanu come forma d'arte distinta. Egli disse: "Si dovrebbe fare attenzione a non attribuire agli Yaka alcune maschere che sono utilizzate dai Nkanu"(1930), divulgando la più eclatante caratteristica delle maschere Nkanu, vale a dire la loro monumentalità. Le enormi dimensioni si identificano principalmente nei grandi copricapi o acconciature e minoritariamente per la parte scolpita delle maschere.
Una maschera Nkanu è costituita da un volto umano o animale o da una figura scolpita su di essa, un grande copricapo di fibra, un collare in rafia appeso al bordo inferiore della maschera, che nasconde il volto del danzatore/indossatore della maschera. Un berretto è riposto sulla testa del danzatore sotto la maschera in una posizione atta a consentire la visione al danzatore. Questo abbigliamento conosciuto come "maschera mezzo elmetto" differisce dalle maschere danzanti Yaka che invece hanno un'impugnatura con la quale il danzatore tiene un pezzo di corda o bastone che stringe tra i denti per mantenere la maschera a posto. Le maschere Nkanu e Yaka si distinguono anche per le loro diverse proporzioni.
(...)
Le quattro principali maschere "nkanda" sono "nkoso", "kakungu", "kisokolo", e "makemba": tutte loro devono essere presenti di volta in volta durante il rituale "nkanda". Le maschere, con la eccezione della "nkoso", sono realizzate con il legno dell'albero ombrello (acacia tortilis), che è leggero, consentendo al danzatore di muoversi e ballare liberamente nonostante le dimensioni della maschera. Tutte le maschere Nkanu, ad eccezione delle "nkoso", hanno un copricapo "a bulbo" avente all'interno una ondeggiante armatura di stecchi legati alla maschera. Lo scheletro del tessuto è ricoperto con un rivestimento in rafia prodotto localmente, o più recentemente di tela di iuta. Il copricapo è poi riempito con materia vegetale: paglia, banana essiccata o foglie di palma. Prima di dipingere il copricapo con disegni colorati e simboli, la superficie è coperta con resina nera.
Il facitore della maschera crea una specifico tipo di maschera modellando il copricapo aggiungendo elementi quali corna, piume e penne. Un copricapo "a bulbo", per esempio, è tipico della maschera "kakungu". Una corona colorata di piume abbellisce la "nkoso", mentre corna ricurve rappresentano la "kisokolo". Piccole, scolpite, con figure in legno sulla fronte o sulla faccia di altre maschere Nkanu, vi sono poi le "makemba", le "ndele", le "mangombo" e le "kikenena". La maschera "makemba" rappresenta una donna incinta o una madre con il bambino; la "ndele" un uomo europeo; la "mangombo" un indovino e la "kikenena" un carattere allegro e ridente. I Nkanu hanno anche una varietà di maschere di animali.
Sebbene esistano un numero limitato di maschere Nkanu è difficile identificare stili specifici per cui possiamo trarre solo alcune conclusioni generali. Per esempio, le maschere con la testa lignea della regione Nkanu occidentale sono spesso più grandi, mentre quelle della regione del sud-est e nel nord dell'Angola hanno un bordo rialzato che circonda il volto della maschera o sono scolpite in alto rilievo su una base concava. Tutte le maschere "nkanda" -animali e umane- educano gli iniziati ai vari aspetti del comportamento umano, sia desiderabili sia non desiderabili, affinché questo sia un modo per preparare i giovani ai loro ruoli di adulti responsabili e produttivi.
Le maschere più importanti rappresentano anche le forze e gli spiriti ancestrali che sanciscono il processo di iniziazione e protezione dei giovani uomini durante il rito. Tra i Nkanu una maschera è chiamata "nkisi mi kutukila ku nkanda", che letteralmente significa "figura di potere per la partenza verso il nkanda". Come i pannelli di iniziazione, le maschere assicurano il corso regolare del rituale sino alla fine del "nkanda", quando gli iniziati sono simbolicamente rinati. Sono oggetti di potere ("minkisi") perché hanno ricevuto alcune proprietà magiche dallo scultore specialista che masticando la noce di cola, battendo il volto della maschera con ramoscelli, e parlando ad esso, conferisce alla maschera il potere. Questa è la sola pratica rituale associata alla maschera.


Maschere antropomorfe.


"Nkoso".
La maschera "nkoso" della regione occidentale nkanu ha una faccia di legno con sembianze umane. Il copricapo, un berretto tessuto di fibre di rafia rinforzato con stecchi di legno e dipinto con tinture mescolate con resina, viene decorato con una varietà colorata piume e penne blu e verdi che perforano il tessuto del berretto. Esse sono legate insieme alla base con stringhe di rafia e uno strato di resina li mantiene fissate. Non so di esempi ancora esistenti di questo tipo di maschera. Le maschere "nkoso" più conosciute sono in una struttura che consiste in tessuto, un cappuccio trapezoidale di rafia calzante sulla testa del danzatore avente un grande e colorato copricapo di penne e piume. Gli occhi e la bocca sono fatta dagli steli di una piccola zucca fissati alla maschera con resina. Piccole aperture sotto gli occhi permettono al danzatore di vedere. La struttura della maschera è rinforzata alla base per mezzo di liane curvate in un cerchio.
Un collare di fibra di rafia è attaccato al bordo inferiore della maschera. Il colore della corona di penne e piume della maschera Nkoso rappresenta un uccello o almeno il suo "essere" evocante la provenienza della sua abilità di volare dagli uccelli. Come un uccello, "nkoso" può attraversare ogni confine. La maschera accompagna sempre gli iniziati ogni volta che lasciano il "recinto". Un anziano indossante la maschera conduce gli iniziati dal luogo della iniziazione ai fiumi o ai campi vicini al "recinto". Lo stesso anziano apre anche il "kikaku", il recinto ove sono disposti i pannelli murari policromi e le sculture. Quando gli iniziati lasciano il "recinto" per l'ultima volta la maschera "nkoso" può essere indossata da tutti i ragazzi iniziati. Durante la cerimonia il danzatore mascherato "nkoso" porta un bastone, uno scacciamosche o una spada. Il pubblico si ritrae quando "nkoso" entra perché egli si scaglia minacciosamente, tra le risate degli astanti, contro i ragazzi non circoncisi. Quelli che sono colpiti dall'arma di "nkoso" devono pagare una multa alfine di evitare seri problemi.


"Kakungu".
La più grande maschera creata dai Nkanu è "kakungu", un'importante maschera fatta anche dagli Yaka e Suku. Complessivamente viso e copricapo hanno un'altezza media di circa settanta centimetri. La tradizione vuole che il collare pendente dalla maschera di legno deve essere di fibre macerate di liana "futi"(entada gigas). La "futi" è una specie di liana che cresce vicino a corsi d'acqua, un ambiente che è considerato la casa degli spiriti ancestrali. Presumibilmente è questa connessione tra la pianta e gli antenati che conferisce al materiale un certo potere per i Nkanu.
Le maschere "kakungu" talvolta enfatizzano le caratteristiche facciali. La fisionomia della maschera ha lo scopo di impressionare il pubblico e instillare la paura attraverso le sue dimensioni, le sue orbite vuote o i raggrinziti bulbi oculari, le sue esagerate guance tonde e il viso rosso (ci sono però anche alcuni esempi di maschere "kakungu" aventi una faccia bianca). Queste ultime due caratteristiche rappresentano i sintomi di grave malnutrizione, a indicare agli iniziati che il recinto "nkanda" è un "luogo di fame". Le orbite oculari spalancate di "kakungu" avvertono che coloro che infrangono le regole della iniziazione saranno colpiti da cecità. Domingiele Mvwaka descrisse "kakungu" come un vecchio cieco, ma non fu in grado di identificarne i caratteri nella sua completezza. L'elemento più sorprendente della maschera "kakungu" è sicuramente il suo grande copricapo a bulbo.
Secondo quanto riportato "sul campo", esso rappresenta un termitaio gigante con il sole che sorge su un lato e tramonta dall'altro(del copricapo). Nella raffigurazione usuale il sole appare nei grandi cerchi suddivisi su entrambi i lati del copricapo. Il termitaio ha un posto importante nella visione del mondo dei Nkanu: la terra e il mondo ancestrale sono rappresentati come due termitai uno di fronte all'altro. Informatori affermano che le termiti potrebbero fuoriuscire dal copricapo "kakungu" nel caso in cui qualcuno lo tamburelli durante una cerimonia. Le termiti sono il simbolo degli spiriti ancestrali all'interno del mondo "Mpemba" e degli iniziati che vivono una vita dormiente all'interno di "nkanda". Presumibilmente la colonia di termiti è considerata un riflesso della comunità nkanda: entrambe sono governate da un leader cieco. Il portatore della maschera "kakungu" ha anche il titolo di "reine des insectes "(regina degli insetti).
Informatori Nkanu concordano all'unanimità nel sostenere che la "kakungu" è la maschera più antica e che è realisticamente una creazione "kongo". Ciò implica che vi è una certa gerarchia tra le maschere. La posizione superiore della "kakungu" è collegata con il fatto che la maschera è indossata dal leader degli iniziati, "mbala", l'ultimo ragazzo ad essere stato circonciso.
"Kabunga", il "capo di terra" e antenato di tutti i "bitome" è presente in "kakungu". Sia "kakungu" e il "kitome" si narra posseggano un potere ambivalente che può guarire o danneggiare una persona e controllare le forze di terra e del tempo metereologico. "Kakungu" è accreditato dell'abilità di avere il controllo del tempo; "kakungu" può respingere le tempeste e portare la pioggia durante lunghi periodi di siccità. Noi sappiamo anche che "Kabunga" è un discendente, dalla parte di padre, della popolazione originaria, i Mbaka-mbaka.
Le grandi dimensioni della testa di "kakungu", il suo colorito rossastro-marrone, le guance ben accentuate e rigonfie e il mento sono caratteristiche fisiognomiche che relazionano i Nkanu con i Mbaka-mbaka e i Nsamba. I Nkanu hanno anche una controparte femminile di "kakungu", chiamata "nzondo". Secondo Domingiele Mvwaka, il nome si riferisce al sesso femminile, più specificamente al clitoride. "Nzondo" è un personaggio mitico con un solo occhio, un orecchio, un braccio, un seno, e una gamba. Entrambe le creature si dice abbiano vissuto all'inizio, prima della comparsa degli esseri umani.
Secondo alcune fonti, i tatuaggi facciali distinguono le forme "kakungu" e "nzondo". "Kakungu" ha strisce colorate parallele alle tempie, mentre "nzondo" ha una sola striscia sul naso. Quando il tatuaggio è composto di punti, la forma maschile ha una striscia sulle guance, mentre la sua controparte femminile ne ha tre. Durante la cerimonia di "kakungu" all'inizio della cerimonia, il danzatore mascherato asperge il pubblico con un liquido che contiene, tra le altre cose, letame di elefante. Alla domanda circa il rapporto tra il più grande mammifero terrestre e la maschera "kakungu", Domingiele Mvwaka rispose che entrambi sono importanti capi. Dopo la danza, tre piccole corna contenenti ingredienti magici con penne e piume che spuntano fuori di esse, sono gettate sulla faccia di "kakungu". Penne e piume vibrano quando la maschera è colpita, rafforzando l'aspetto spaventoso di "kakungu".

 

 

 

Maschera "kisokolo".

 


"Kisokolo".
"Kisokolo" è una figura mascherata popolare nei Nkanu. La maschera "kisokolo" è riconosciuta per la sua faccia bianca, un tatuaggio facciale a forma di occhiali (tatuaggio "nganzi ") e un naso prominente, all'insù o a uncino. La bocca aperta della maschera mostra i denti che sono stati levigati o tagliati. Il copricapo rigonfio, costruito da stecchi di legno e tessuto, mostra due corna ricurve che sono collegate al naso con una corda. Un nodo fatto di fibre o con pezzi di pelle animale talvolta sporgono dalla punta delle corna. Le corna rappresentano le braccia sollevate di un danzatore che esprime la sua gioia. Un pezzo di pelle "nzusi" o una striscia di pelle di un altro felino predatore maculato sono spesso collocati tra le corna. Alcune volte questi pezzi vengono sostituiti con una rappresentazione dipinta di una pelle animale, una composizione di rafia o una cresta che attraversa la parte superiore della maschera.
Il nome "kisokolo" può essere relazionato alla parola chokwe "cisokolu", un bastone biforcuto dei cacciatori di Lunda al quale sono attaccati diversi amuleti. Ci può essere anche una correlazione con la maschera dal lungo naso. Personalmente ritengo che la forma del naso aveva originariamente un ruolo funzionale. Van Wing osserva che gli iniziati dovevano mangiare un pezzo di pane di manioca e carne di capra dal naso di una maschera piumata. Il naso adunco di "kisokolo" sembra particolarmente adatto a tale scopo. Inoltre, il nome completo della maschera è "kisokolo kudidi mbumba" ("kisokolo che ha mangiato un comando"). Per i Nkanu questo particolare può rappresentare una proboscide d'elefante così come un simbolo fallico. L'idea del naso come un fallo eretto è correlata alla reputazione di donnaiolo di "kisokolo".
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"Kisokolo" può essere un capo danzante. Durante le cerimonie mascherate nkanda si balla con "makemba", la dolorante maschera femminile.

 

 

 

Maschera "makemba".

 

 

"Makemba".
"Makemba" è il nome dato al volto mascherato con fisionomia femminile e a una maschera che ha scolpita sul volto ligneo una figura femminile. "Makemba" rappresenta una donna incinta o una madre di un bambino o di due gemelli. La maschera della madre dei gemelli è indicata come "mama bole" (madre di due). Etimologicamente "makemba" è una combinazione di "ma", un titolo di rispetto per una donna, e "kemba" (o "kukemba"), ovvero il "gioire".
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Sebbene ci si aspetti che "makemba" gioisca per la maternità, la figura mascherata è considerata un personaggio molto triste, forse in lutto per la morte simbolica degli iniziati quali partecipanti al "nkanda". La faccia bianca della maschera e le linee verticali sulle guance hanno molteplici interpretazioni. Il volto bianco collega "makemba" al mondo degli spiriti ancestrali e le linee verticali sotto gli occhi significano le lacrime versate per il dolore subito dagli iniziati nel recinto "nkanda" o il dispiacere per la fine del "nkanda". Un'altra interpretazione riporta che il bianco si riferisca al caolino che il capo tradizionale e il "ndona" strofinano sui volti degli iniziati come segno del loro appuntamento con gli antenati e membri del clan per onorare i loro rispettivi impegni futuri.
La figura mascherata "makemba" appare spesso con "kisokolo". La loro performance è accompagnata da movimenti sensuali e canzoni erotiche. In queste occasioni "makemba" e "kisokolo" sembrano agire come controparti: la prestazione di "kisokolo" è gioiosa mentre gli spettatori procedono in avanti per abbracciare "makemba" e condividere il suo dolore.
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Un certo numero di altre maschere antropomorfe sono fatte dai Nkanu, e molteplici tipologie possono apparire durante il "nkanda". La maschera "(mu)ndele" rappresenta una figura umana scolpita sul volto di legno della maschera. Lo scultore della maschera "ndele", Marcel Kahuma di Kisoma ha voluto cogliere i tratti caratteristici occidentali come la pelle pallida, capelli, barba, baffi, e abbigliamento. La maschera "mangombo" è simile alla maschera "(mu)ndele" e rappresenta un divinatore maschio o femmina ("nganga ngombo"). Secondo alcune fonti il volto di questa maschera ha caratteristiche umane o è una figura intera seduta che convoca "nkisi ngombo" con un sonaglio. Sono a conoscenza di tipologie non più esistenti di questa maschera o della maschera "kikenena" che mi hanno riferito rappresentare un personaggio che ride.

 

 

 

Maschera "ndele".

 

 

Maschere di animali.
Oltre alle rappresentazioni antropomorfe, i Nkanu creano diverse maschere raffiguranti animali della savana e della foresta. La maschera di questa tipologia probabilmente più pubblicata è quella di leopardo. Altre maschere raffigurano antilopi, ippopotami, cinghiali, elefanti e bufali. Maschere raffiguranti la capra, la scimmia, e l'uccello si ha conoscenza essere state scolpite, ma non ci sono esemplari ancora esistenti. Secondo informatori lo scultore avrebbe dato prova della propria abilità facendo qualsiasi animale che avesse avuto in mente o gli fosse stato commissionato da un iniziato. Sembra che la scelta dell'animale da raffigurare fosse limitato a quelli aventi un significato metaforico. L'ippopotamo, per esempio, è simbolico di qualcuno alla ricerca di una relazione extraconiugale.
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L'arte "nkanda". Estratto da " Spectacular display". 2001.
Annemieke Van Damme-Linsele.

 

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Colore.
Una delle caratteristiche più sorprendenti dell'arte "nkanda" è la sua cospicua decorazione policroma, che gli artisti usano per aggiungere a pannelli lignei, sculture umane e animali, maschere, particolari non scolpiti, abbigliamento, capelli, dettagli e decorazioni di viso e corpo. Gli artisti "nkanda" possiedono un gran numero di disegni distintivi da riportare sulle superfici o motivi da riportare sulle superfici bidimensionali dei pannelli lignei di parete. Questi disegni e il loro simbolismo saranno esaminati qui di seguito.
E'importante sottolineare che gli specifici colori impiegati nelle decorazioni di superficie non sono arbitrari. La selezione, la combinazione, e l'affiancamento dei colori hanno chiaramente lo scopo di suggerire significati aggiuntivi nel contesto del "nkanda". Un avvertimento va fatto tuttavia, per quanto riguarda la attuale comprensione condivisa tra gli anziani "nkanda" riguardo al simbolismo del colore e del disegno. Con la diminuzione dell'importanza e frequenza del "nkanda" e il quasi totale declino della iniziazione rituale nel contesto della composizione ideografica, gli anziani molto esperti nel valore simbolico del colore e elementi ideografici sono senza dubbio diminuiti. Alcuni elementi grafici sono stati ridotti a semplici schemi decorativi, mentre altri sono ancora in uso, ma in diversi rituali. Alcuni guaritori nkanu ammettono la perdita di conoscenza rituale e affermano di non comprendere più pienamente il significato di alcuni atti che possono eseguire. Aggiungono che si stanno eseguendo atti, gesti o segni rituali "secondo le abitudini che ci hanno lasciato gli antenati".
Anche se gli artisti impiegano una tavolozza multicolore, tra cui diversi colori di terra che vanno dal giallo al rosa, dall'ocra al marrone, i tre colori dominanti nei pannelli di iniziazione sono nero, bianco e rosso. Le sfumature e le descrizioni dei colori nkanu sono spesso ridotti a uno dei tre colori principali. Il giallo, per esempio, viene indicato come rosso, suggerendo che il simbolismo del colore è ristretto ai tre colori dominanti.
Il bianco ("mpemba"), che simboleggia la mascolinità, conoscenza e saggezza, è, secondo informatori Nkanu, il colore dello spirito supremo "Nzambi" e dei benevoli spiriti("bakulu", "bankita" e "bisimbi"). Il bianco è anche il colore della morte perché le ossa dei morti diventano bianche. "Mpemba" è il nome dello spirito ancestrale del mondo. Durante il "nkanda", gli iniziati sono come spiriti nel mondo di "Mpemba": anche loro, sono sulla "soglia" e si strofinano con il caolino per rappresentare la fase liminale in cui sono. Decenza, giustizia morale e stabilità sono anche le qualità incarnate dal colore bianco. Il bianco come simbolo di luce, purezza e innocenza contrasta con il nero.
Il nero è il colore delle tenebre, impurità, e senso di colpa. È il colore del carbone spento e del residuo del tabacco da pipa, i quali sono interpretati come simboli di colpa. L'oscurità e le tenebre sono associati con le forze del male che vagano per tutta la notte e sono personificati durante il rituale "nkanda". Come il "nkanda" volge al termine, i neofiti si anneriscono con carbone e entrano nel villaggio al tramonto per rubare galline e altri alimenti.
Il rosso è il colore delle emozioni e dei tratti distintivi nkanu associati alle donne. A causa di questa ambiguità, il rosso è anche correlato con le instabilità fisiche e mentali e con i periodi di transizione della vita. Esso simbolizza anche la modestia e la maturità che si manifestano quando le donne nkanu, in particolare nel periodo di pubertà, si applicano sulle guance il "rouge" fatto dai semi di "ndala menga". Nel contesto del rituale "nkanda", il rosso incarna il passaggio dall'infanzia all'età adulta. Jacobson-Widding (1979) descrive il rosso come "uno strumento di intensificazione del desiderio sessuale" quando gli iniziati strofinano i loro corpi con una miscela di pigmento rosso e olio di palma verso la conclusione del "nkanda".
La combinazione di bianco e rosso assume diversi significati. Affiancando qualità femminili come sensibilità e emozione (rosso) con caratteristiche mascoline quali intelligenza e intuizione (bianco), i Nkanu ricercano il mantenimento dell'ordine sociale. Rosso e bianco rispettivamente collegano le forze della terra con quelle del mondo ancestrale. Jacobson-Widding rileva che la combinazione di rosso e nero tra i Kongo occidentali simboleggia le forze malevole. Tocchi di bianco e nero indicano valori opposti: il bene contro il male, la luce contro le tenebre, la forza contro la debolezza, l'ordine sociale contro il caos. Tra i Kongo occidentali la combinazione di nero, bianco e rosso è legata ai mitici clan degli antenati e l'istituzione delle leggi politiche e sociali correnti(Jacobson-Widding). E' sua convinzione che maschere e sculture prodotte dai Kongo occidentali e dipinte con i tre colori dominanti incarnino gli spiriti ancestrali.
Gli elementi grafici e disegni assemblati in motivi decorativi che abbelliscono l'arte "nkanda" rivelano molto circa la visione del mondo nkanu. Per coloro che sono in grado di comprenderli, la loro iconografia, i disegni o gli elementi grafici sono l'equivalente di documenti scritti. È interessante notare che "binuatu" e "bisono", le parole che i Nkanu utilizzano per identificare i disegni, hanno il medesimo duplice significato: si riferiscono sia a "disegni" sia a "lettere". "Binuatu" (singolare "kinuatu") è derivato dal verbo "kunwata", che Dereau (1957) definisce come lo scrivere, l'incidere, il tatuare. "Bisono" (singolare "(ki)sono") è derivato dal verbo "kusona" ed è definito come il disegnare (Butuye 1910) e "fare un segno, scrivere" (Bentley 1887). Se un disegno è come una lettera, un insieme, un motivo di disegni possono essere letti come un testo. Così, l'artista che crea gli oggetti impiega un linguaggio artistico di forme e colori che permettono di enfatizzare o espandere il valore simbolico di una rappresentazione.
(...)
Ci sono esempi di artisti nkanu che traducono direttamente il mondo visivo in potenti rappresentazioni scultoree. I Nkanu sembrano anche aderire al principio metonimico in cui un singolo o un disegno ripetuto evocano un animale e il suo metaforico significato. Per esempio, la banda di triangoli sulla schiena di una vipera può essere utilizzata autonomamente come un modello per rappresentare il rettile.
Al fine di cogliere il significato profondo dietro questi elementi grafici, un breve schizzo della visione del mondo nkanu è necessaria (fig.14).

 

 

 


Lo spirito supremo "Nzambi" si dice abbia creato tre cieli. Il primo fu la sua casa e quello dei corpi celesti; il secondo era conosciuto come "Mpemba", un luogo per le anime dei defunti che avevano vissuto una vita virtuosa sulla terra; il terzo era la terra ("ntoto"). "Mpemba" (l'aldilà) è l'immagine speculare esatta della vita sulla terra. "Nzambi" creò la terra come una superficie convessa con una crosta dura come un termitaio diventato la "casa" di persone, stregoni e spiriti. "Nzambi" creò gli animali e le piante che popolano la terra oggi.
Nella visione del mondo nkanu la terra è circondata da acqua. La linea di demarcazione tra i primi due cieli è costituita dall'orizzonte, la costa, e il confine tra la vita e la morte. Quattro pilastri, collegati da una ragnatela alla sommità (il cielo), sostengono la volta celeste. In principio, questa ragnatela assicurava il contatto diretto tra "Nzambi" e l'umanità. Ciò si è concluso quando la linea di contatto si è spezzata. "Nzambi" ha forgiato i corpi celesti che circondano la terra immobile. Il sole e la luna sono stati concepiti come marito e moglie; le stelle le loro figlie. L'adulterio del sole (alcuni dicono una lite) con la stella del mattino ha portato alla separazione del sole e della luna. Ora si rincorrono l'un l'altra, apparendo a turno nel cielo. Le macchie che a volte si possono vedere sulla luna sono la prova della loro lite matrimoniale nella quale il sole ha macchiato di fango la luna.
I disegni "nkanda".
È evidente, quindi, che sia il colore sia i disegni applicati sugli sfondi dei pannelli di parete, sculture e maschere non sono semplicemente decorazioni: essi assumono una serie di significati. I seguenti disegni sono alcuni dei più importanti che appaiono ripetutamente nei pannelli a muro.
La croce.
Tra i popoli parlanti nkanu e kongo, il concetto del viaggio eterno del sole e dell'individuo è simbolizzato da una croce (fig.15).

 

 

 

 

Questo ideogramma è anche un crocevia. L'intersezione delle strade è un importante luogo magico. Specifiche fasi rituali si svolgono qui. La malattia, la sfortuna, uno stregone o un nganga sepolti in un crocevia o in un incrocio di linee, isola le forze malevole. In questo isolamento, chiamato "kusa ku konda" (creazione di una ragnatela), tutte le forze del male verranno catturate. Le intersezioni hanno anche effetto purificatorio tendente a ripristinare l'ordine in situazioni di disordine. Un incrocio è una porta di accesso dal primo al secondo mondo nella quale un asse centrale verticale stabilisce un contatto con le forze degli inferi e il mondo sovrastante. Il contenuto semantico della croce è quindi piuttosto complesso e globale per i Nkanu. Si tratta di un elemento statico (croce, crocevia) e anche una macchina dal moto perpetuo, la "ruota" dei cicli del tempo, l'apparizione sequenziale dei corpi celesti, le variazioni continue durante la vita di un individuo.
Un simbolo a forma di croce di S.Andrea stabilisce un confine artificiale ("kikaku"). Blocchi stradali a forma di stecchi di legno incrociati avvertono i non iniziati che un rituale si sta svolgendo vicino e che la loro presenza non è voluta. Due linee diagonali in un quadrato (fig.16), secondo informatori, sono collegate con le fibre "masamba" che gli iniziati "nkanda" indossano incrociate sul petto.

 

 

 

 

Esse sono simbolo della fertilità e della maturità sessuale di chi le indossa. Essi hanno anche poteri di protezione.
La spirale.
La spirale è collegata con il divenire ciclico del tempo e della vita umana. Il suo significato è evidenziato da "mvu", la parola nkanu che identifica questa forma. Bentley (1887) rivela la ricchezza semantica di questo termine: "mfu": una stagione, un anno, un tempo; la vecchiaia, i capelli grigi; la spirale, la spirale della vite, la spirale di un verme (fig.17).

 

 

 

 

La spirale di un'elica". "Nzioku-nzioku", "zingu", e "nzingu-nzingu" sono anche associati con questo disegno. Le ultime due parole sono derivati da "kuzinga", che significa fasciare o intrecciare. "Nzinga", un altro derivato di questo verbo, è dato come nome proprio di un bambino nato con il cordone ombelicale attorno al suo collo. Si ritiene generalmente che tale bambino avrà una lunga vita, La spirale, che informatori collegano alle spirali del grande guscio di lumaca "achatina", è quindi anche simbolo di longevità. Elementi della natura o della cultura (ad esempio, il braccialetto intrecciato del capo tradizionale) che hanno una forma circolare o spirale si pensa possiedano poteri magici straordinari. Poiché la forma base delle spirali ripete il movimento creativo di "Nzambi" o "Mahungu", viene utilizzato un guscio di achatina o un corno di antilope come contenitore per pozioni. Un "nganga" che cerca un mulinello per immergere i suoi paraphernalia è perché il mulinello può essere dotato di poteri soprannaturali, che possono trovarsi nel più profondo delle acque. L'ininterrotto movimento che produce energia viene anche avocato dal guaritore nel avvolgere intorno a un paziente liane aggrovigliate nella speranza di accelerare la sua guarigione.
Un disegno complesso a spirale, consiste in un rettangolo con una spirale ai quattro angoli rappresentante un capo seduto o il suo sgabello o poggiatesta (fig.18).

 

 

 

 

Secondo alcuni le spirali sono i braccialetti di un capo che custodisce la fertilità e il benessere durante il giorno(sgabello) e la notte (poggiatesta) dei membri della sua famiglia. Altri credono che le spirali in senso orario rappresentino i discendenti maschi del capo e le spirali in senso antiorario le sue discendenti femmine.
Il cerchio.
Il valore simbolico del cerchio concentrico è legato alla quello della spirale, come la terminologia mostra: "kizunguluku" significa qualcosa di sinuoso, avvolgente; i sinonimi "(ki)nziunga" e "nzunga" significano cerchio o circonferenza (fig.19). Diverse fonti nkanu collegano "ntangu" (sole, tempo, punto nel tempo) con il disegno. Oggetti aventi un cerchio come forma base, il braccialetto del capo, l'anello della coscia, un anello piatto, la corte reale, contengono un potere speciale. Lo stesso potere risiede in un turbine o in un mulinello, gorgo. Un cerchio vuoto con un'aureola -simbolo del sole- è un disegno ricorrente nei pannelli di iniziazione (fig.20). Alcune fonti associano il cerchio con una ragnatela, altri con la nozione di "kati-kati" o centro.

 

 

 

 

 

I lobi.
La luna appare nei lobi o semicerchi all'interno di un cerchio o di un rettangolo (fig.21).

 

 

 

 

"Ngonda", la parola nkanu per la luna, significa anche un punto nel tempo, il mese e la stagione. Poiché il suo aspetto cambia ciclicamente, la luna è un calendario eccellente per la pianificazione di alcune attività. Particolari gruppi sociali -generalmente femminili-, gli iniziati che partecipano a riti e i cacciatori, sanno come leggere le posizioni della luna. Importanti affari che hanno a che fare con il profitto, le relazioni sessuali e la fertilità, vengono intrapresi e gestiti con la luna crescente. Scopi e obiettivi oscuri, come la stregoneria, sono meglio realizzati sotto una luna calante. Ogni luna nuova conclude un periodo e si crede abbia un effetto positivo su certe situazioni o condizioni.
L'arco.
Informatori interpretano un arco semplice o curva (fig.22) come un arcobaleno o una montagna. Il disegno composto di semicerchi affiancati (fig. 23) visualizza l'attrazione universale tra uomo (linea orizzontale) e donna (arco), terra (orizzontale) e cielo (arco), genitali procreativi (orizzontale) e genitali ricettivi (arco).

 

 

  

 

 

Diverse fonti hanno menzionato il verbo "kubindasa", che significa combinare o intrecciare, quando hanno visto queste composizioni. Intrecciare è una metafora per matrimonio o relazione sessuale. Una serie di semicerchi o archi rappresenta le coppie. Semicerchi affiancati pieni di cerchietti (fig. 24) simboleggiano le coppie con la loro prole. Una serie di archi, pieni alternativamente di punti e linee inclinate (fig. 25), evocano un equilibrio perturbato.

 

 

 

 

Il quadrato o rettangolo.
Un semplice quadrato (fig. 26) è una immagine tridimensionale per i Nkanu e deve essere visto da diverse prospettive (dalla parte superiore e dal lato). I quattro angoli rappresentano i punti della terra dove sono piantati i quattro pilastri che sostengono l'universo. La linea orizzontale di fondo è la superficie della terra, quella superiore è il cielo. La linea destra verticale è associata con il sole e l'oriente, la sinistra con la luna e ovest. Un rettangolo suddiviso (fig. 27) con due triangoli a colori contrapposti rappresenta il contatto tra due mondi: gli uomini e i poteri soprannaturali, i clan patrilineari e matrilineari, l'uomo e la donna.

 

 

 

 

 

Secondo le nostre fonti, triangoli bianchi e neri alternati sono la raffigurazione delle forze opposte. I movimenti durante il rapporto sessuale, l'eccitazione sessuale, e la fecondazione della donna (con i cerchietti significanti lo sperma) sono rappresentati da rettangoli suddivisi (fig. 28). I genitali maschili appaiono nel triangolo superiore, i genitali femminili nel triangolo inferiore e le labbra nei triangoli sinistro e destro. Un disegno con motivo a zig-zag all'interno di un rettangolo (fig. 29) rappresenta una vagina aperta. Il piccolo triangolo posizionato nella parte inferiore del primo disegno e verso destra nella seconda rappresenta l'ano. I punti(cerchietti) delineano la pelle e il pelo pubico. La composizione di due triangoli tratteggiati e un triangolo con tratteggio incrociato(fig. 30), evoca anche il rapporto sessuale.

 

 

 

 

 

 

Il diamante.
Un diamante è disegnato nella sabbia da qualcuno che richiede aiuto alle potenze superiori (fig.31). Si crea automaticamente uno spazio rituale che consente al richiedente di stabilire un contatto con le forze di mondi diversi. Allo stesso tempo la persona o la cosa portate all'interno del disegno sono protette così dagli stregoni. Informatori nkanu associano un disegno di una serie di diamanti uniti o un disegno di altalena (fig. 32) con la vipera del Gabon o il motivo dorsale della stessa.

 

 

 

 

Le linee dentate o scale.
Le linee dentate o scale (fig. 33) inserite in una superficie o nel corpo di un predatore felino o di una tartaruga si trovano su qualche pannello murario di iniziazione. Il simbolo è anche identificato come le squame del pangolino. Come il leopardo, il pangolino è associato con la leadership tradizionale. Informatori mostrarono il motivo raffigurato nella fig.34 citando il proverbio: "Mfumu ngo makedi, bantu, yuna ukwe twaadi niku mu mwe kadi mbongo bantu" (Il re leopardo ha il manto macchiato; per le persone, colui che cammina dovrebbe avere sudditi).

 

 

 

 

Il triangolo.
I tre punti che delineano un triangolo (disegno del tatuaggio) e la forma chiusa geometrica (fig. 35) evocano l'immagine del termitaio. Il triangolo simboleggia la forma del termitaio a triplice fungo ("makuku") o le rocce che sostengono la pentola su un fuoco.

 

 

 

 

Questa immagine è sorprendentemente espressa nel proverbio: "Makuku matatu mabidilanga nzungu, mole nlama. Mwana kiyaya, mwana kitata, mwana kinkaka" (Tre zolle di terra danno supporto solido per la pentola, due creano problemi. Uno è figlio di un clan matrilineare di una famiglia patrilineare, e del nonno materno). La base del triangolo rappresenta il clan matrilineare, il lato destro la famiglia patrilineare, e il lato sinistro il nonno materno. Questi sono i tre pilastri della vita sociale. Una persona può sempre rivolgersi a una di queste componenti familiari, ma colei o colui che vi si rivolgono hanno anche obblighi verso di loro. Quando i punti(cerchietti)sono raffigurati fino alla cima, il motivo geometrico simboleggia il primo essere umano o l'organo sessuale maschile; a motivo invertito simboleggia il sesso femminile. Alcune fonti nkanu alludono al grande valore simbolico del numero tre e dei suoi multipli nella filosofia "kongo".


I disegni fitomorfi.
Quasi tutte le fonti nkanu identificano i simboli con quattro o più foglie (fig. 36) come i disegni fitomorfi. Essi associano i disegni con le parole "mvuma" (fiore), "paka-paka" (calice), "lukaya" (foglia), e "lukaya lu nsaki" (foglia di manioca). Questi sono fiori stilizzati della pianta di manioca, che ha un grande valore simbolico per i nkanu: la foglia simboleggia il principio femminile, mentre la radice è una metafora dell'organo maschile. I fiori trilobati (fig. 37) rappresentano il frutto aperto della pianta "n'titi" o "mbatakala", in cui vengono identificati l'organo maschile, testicoli, e ano. Durante la circoncisione rituale una foglia di "n'titi" viene usata per fasciare il pene circonciso. Il bianco succo secreto dalla pianta è comparato allo sperma. Agli iniziati vengono fatte anche masticare le radici amare di "n'titi" per migliorare il loro potere procreativo.