Yaka. Mbwoolo.
Oggetto di potere "mbwoolo". Cultura Yaka.
Contenitore in legno, probabilmente riempito di argilla di fiume(come gli "ndimba"), corna di cui uno vuoto e l'altro ancora avente "carica magico-terapeutica", coppia di statuette lignee, tracce evidenti di cola e caolino, patina d'uso. Le due statuette rappresentano, l'una una figura femminile caratterizzata dalla prominenza del seno, l'altra di genere non identificabile in quanto avente le mani coprenti il seno che non appare prominente(o è compresso dalle mani), ma avente l'addome prominente cme fosse gravidanza. Entrembi hanno, l'una in pieno petto, l'altra poco sotto il seno, due piccole cavità per le sostanze magico-terapeutiche. Dimensioni: larg.cm.16, h.cm.13.
Provenienza:
galleria Pierre Dartevelle, Bruxelles, 2004 (B).
Expertise:
Pierre Dartevelle, Bruxelles, 2004 (B).
Commento etnico-stilistico:
Arthur P.Bourgeois, (USA), 2016.
Catalogazione AA 53/2004.
Commento di Arthur Bourgeois (mail 2016).
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Le due figure in un contenitore provengono molto probabilmente da un santuario "mbwoolo", come si può riscontrare dal mio articolo "La scultura Mbwoolo degli Yaka" del 1979.
La scultura Mbwoolo degli Yaka. 1979.
Arthur P. Bourgeois.
Sulla sponda sud-occidentale dello Zaire(ora Congo), lungo il fiume Kwango e le valli fluviali adiacenti vivono più di 220.000 Yaka, che, a differenza dei loro vicini Suku, Teke, e Nkanu, si evidenziano notevolmente per l'utilizzo di amuleti tradizionali. Sono tra questi, nei tipici villaggi Yaka, i "ripari" "mbwoolo-tchio", capanne in miniatura che proteggono numerose e diverse tipologie di sculture. La tipologia di scultura "mbwoolo-tchio" è ancora praticamente sconosciuta alla letteratura artistica ed è stata scarsamente classificata nelle mostre di arte dell'Africa centrale. Nella terminologia Yaka, le "aiebiteki mbwoolo-tchio", sono figure utilizzate per supportare o contenere speciali misture. Senza queste preparazioni applicate, che permeano la superficie o, più raramente, sono inserite in una piccola cavità ventrale, esse non hanno senso per gli Yaka e semplicemente aspettano di essere "completate" da uno specialista rituale. Quando vengono caricati con questi ingredienti esse diventano n'kisi, -"medicine-veleni"- che "ammalano" ("kukwatn") attraverso una influenza invisibile, o "guariscono" ("kubuka") rimuovendo questa influenza.
Di proprietà di lignaggi specifici, piuttosto che individuali, gli "mbwoolo" passano da una generazione all'altra impossessandosene e con la successiva guarigione di un uomo o una donna che per questo fatto diviene di diritto il loro officiante rituale: il "nganga". In origine "mbwoolo" entra nel lignaggio attraverso il furto di qualche oggetto posto sotto la protezione del "n'kisi" e diventa come una "malattia" ereditaria destinato a riapparire nei membri futuri.
Le sue capacità curative possono essere indotte solo da colui che per primo ha invocato "mbwoolo" o da un rituale speciale eseguito da un professionista qualificato per attivarlo. "Mbwoolo" ha funzione sia di "chiamare" una maledizione, sia di sospenderla temporaneamente. Ma una volta che è entrato in un lignaggio, "mbwoolo" offre alcuni vantaggi. Questa "medicina-veleno" serve al lignaggio per proteggere la proprietà e assicura il benessere delle generazioni future. Inoltre, la solidarietà del lignaggio è promossa nei rituali "mbwoolo", e al suo "nganga", o medico officiante, è assicurato un profitto lucrativo.
"Mbwoolo" assume nella vita quotidiana uno degli usi più drammatici delle figure scolpite in Africa centrale ancora in funzione oggi. Questa affermazione è meglio illustrata dal seguente esempio. Un uomo del villaggio si ammala gravemente e, nonostante l'aiuto di erbe e medicine europee, la sua condizione peggiora. I suoi parenti interessati consultano un noto divinatore, un nganga ngombo, che, dopo la consultazione, conclude che qualche membro del lignaggio del malato ha rubato un oggetto protetto da "mbwoolo". I parenti allora cercano uno specialista "mbwoolo" e lo invitano al loro villaggio. All'arrivo, il "nganga mbwoolo" consulta il capo lignaggio, e insieme interrogano la vittima sui suoi sogni. Il giovane uomo ha più volte sognato di essere in una piroga capovolta, prendendo colpi impotente, incapace di raggiungere la riva. Oppure potrebbe aver sognato serpenti che lo stringevano, trascinandolo giù per un fiume turbolento.
Accertato che questi sono i sogni di "mbwoolo", il "nganga" intima che una capanna non occupata debba essere trasformata in una casa rituale, il "luumbu". Numerosi amuleti sono sospesi o ritti all'interno della luumbu e una grande buca è scavata fuori dall'ingresso; la "luumbu" è racchiusa in un alto recinto fatto di pali, rami e frasche. Al termine, il "nganga mbwoolo" inizia la sua canzone: "Aspetta un centinaio di fiumi che mangiano i clan, io ti conosco/io ti vedo come la tua vittima ha parlato". Il giorno dopo il paziente viene strofinato con caolino, e noce di cola masticata viene sputata sul suo petto. Il "nganga mbwoolo" poi mette una mezza dozzina di statuette all'interno della buca preparata. Il paziente si abbassa in questa buca, e i membri della famiglia vanno a prendere vasi d'acqua e cominciano a versarla sopra la sua testa. Attorno al giovane uomo accovacciato, le statuette cominciano a galleggiare e andare su e giù nell'acqua che aumenta.
Seduto vicino al bordo della buca, il "nganga mbwoolo" continua il suo canto, mantenendo il ritmo raschiando una raspa di legno dentellata mentre gli abitanti del villaggio riuniti ripetono il suo ritornello: "nuotano le canoe nuotano/nuota Matsia nuota/nuota Kabubu nuota...". Posseduto da una forza improvvisa, il corpo della vittima si irrigidisce e battendo i gomiti flessi contro i suoi fianchi sottili, istericamente grida: "Ame, ame, ame,/misero sono io, oho, oho, oho,/è il fiume che porta la gente,/il fiume mangia il clan Ngongo,/Ah, nonno, eh, eh, eh, oho, oho, oho,/E' mio nonno che ha portato questo su di me,/che mi ha tirato fuori questa cosa/. Egli ha rubato le capre, le capre di un altro,/Quando hanno lasciato per il lavoro, quando i proprietari hanno lasciato,/il proprietario ha detto: /Seguite colui che ha rubato le mie capre,/catturatelo, catturatelo, tu mio biteke Mbwoolo, Tu Matsia e grande Kinkola,/catturate quello che ha rubato le mie capre. Ame, ame, ame, Misero sono io, io sono infelice, oho, oho, oho". Poi, svuotato di energia, il paziente crolla. Una linea di caolino viene disegnata sulla fronte, croste di pasta di noce di cola rossa sono posizionate sulle tempie, poi il paziente viene portato nella capanna. Il grido stereotipato "ame, ame, ame" e i gesti correlati lo hanno spinto in una nuova vita come un "mbwoolo" bambino confermando i presagi del "nganga mbwoolo" e i sogni.
La conoscenza della parentela e della situazione che ha portato alla "malattia" può essere stata rivelata in precedenza al divinatore o potrebbe essere già stata di comune conoscenza, ma nella costrizione della immersione rituale con il grido angosciato la vittima lo dice pubblicamente a tutti. Nei giorni di riposo che seguono, numerose procedure rituali e restrizioni dietetiche sono imposte al bimbo "mbwoolo" e i parenti sono avvertiti di evitare di dire in sua presenza i nomi dei serpenti, il coccodrillo, o altre creature del fiume in grado di ripetere il "sequestro". I suoi sogni successivi vengono esaminati quali indizi da riferirsi ai particolari personaggi "mbwoolo" che devono essere rappresentati nelle sculture per completare la sua cura.
Queste sculture sono ordinate a un scultore locale e poi sottoposte a un processo di arricchimento di potere attraverso il contatto con ossa di animali pericolosi del fiume e legno di un albero colpito da un fulmine e con l'immersione per giorni in una mistura fatta di particolari cortecce e piante. Dopo essere state cosparse massicciamente di olio di palma e pasta rossa di cola, della noce di cola masticata viene sputata sul torso di ciascuna, e si posizionano su una parte elevata di legno vicino alla parete posteriore della "luumbu". A seguito di questo, bande di fibra di rafia vengono legate al collo e al polso del paziente e il "nganga" torna al suo villaggio.
Per diversi mesi, il convalescente rimane appartato nel "luumbu". Quando riacquista la sua salute, il "nganga" ritorna per una cerimonia notturna danzando e cantando canzoni "mbwoolo"; la cerimonia dura tutta la notte con danza e canto di canzoni "mbwoolo" in onore al giovane uomo. All'alba entrambi scendono al fiume e gettano nella corrente i vestiti e le bande di rafia indossati durante la malattia e l'iniziato viene ritualmente bagnato. Quindi il bambino "mbwoolo" ritorna al villaggio per completare la partecipazione alla vita della comunità accolto con clamore di benvenuto.
Prima di partire, il "nganga" e il suo protetto erigono una nuova "luumbu" sotto forma di una capanna in miniatura come rifugio speciale per il nuovo "biteki mbwoolo". In ginocchio davanti alla fila di figure scolpite, le saluta da battendo le mani, la destra nella sinistra, poi la sinistra nella destra: essi presentano i loro palmi delle mani e premono le nocche sulla terra. Poi, prendendo un "biteki" in ogni mano, con forza colpiscono le loro spalle, le braccia, e i fianchi. La noce di cola è sputata sullo stomaco di ogni statuetta, e, infine, vengono accuratamente posizionate all'interno della piccola struttura insieme a contenitori speciali e offerte di cibo. Lo specialista "mbwoolo" osserverà questo rituale prima dell'alba quasi ogni giorno e una volta al mese il "biteki" sarà posto nei raggi ricchi di potenza della luna nuova, un gallo sarà sacrificato e il suo sangue spruzzato sulle figure e i cesti e l'intero repertorio di canzoni "mbwoolo" sarà nuovamente cantato. Se il trattamento iniziale del paziente non riesce o se vi è una ricaduta, più figure saranno fatte e saranno prese le medicine, o un altro "nganga" può ricorrere ai "parenti stretti" di "mbwoolo": il "tchio" e una serie di rituali associati e figure considerate più potenti di "mbwoolo".
Anche se si potrebbe dire di più riguardo agli amuleti e gli ingredienti, lo scambio rituale di alimenti, e i canti del "nganga mbwoolo", le forme e i nomi dei vari "biteki" sono molto pertinenti nello specifico. A differenza di altre istituzioni rituali Yaka, "mbwoolo-tchio" è stato riscontrato avere una serie di "biteki"(sino a ben venti) in un singolo "luumbu". In generale le loro dimensioni vanno da 7,5 a 36 centimetri di altezza e sono caratterizzati dalla superficie rossa dovuta alla cola strofinata, dalla linea di caolino sulla fronte, e dai residui di noce di cola sullo stomaco. Come serie di "biteki", gli Yaka li concettualizzano come "bapfumii", i capi, che rappresentano la versione in miniatura della struttura politica tradizionale.
Ogni "luumbu" ha il suo capo supremo e capi subordinati, spesso con molte mogli, i figli, e servitori. Tutti i loro nomi iniziano con Nga ("signore"), come in Nga Mulula-Kalobu-ki-Nzadi, nome che si riferisce ad un antenato dell'istituzione "mbwoolo". Spesso i nomi si riferiscono a capi "humbu" e "mfunuka" e affermano che la tradizione dell'istituzione del "mbwoolo" abbia origine a nord tra gli Humbu o i Teke. Alcuni hanno nomi che descrivono la forma della figura: un esempio è "Kambamba-che-ha-una-gamba", che è spesso il "biteki" principale nel "luumbu". Un'altra figura con un torso a spirale è popolarmente conosciuta come "ritorto", anche se rappresenta Nga Mantedi, o "Signor Serpente ", secondo il "nganga". Altri ancora sono chiamati "a punta ", " un-seno ", "un-braccio", "un-occhio", o una combinazione di questi. Tutti incarnano le diverse dimensioni della "malattia" "mbwoolo".
Le varietà più piccole sono gli "ndedi" o "tsidikiti". Indossati sull'avambraccio o appesi dal collo, questi sono spesso forati o hanno corde correlate allo scopo. Acquistati dal "nganga", gli "ndedi" sono utilizzati nel trattamento della malattia minore e come un amuleto protettivo dai membri del lignaggio. Nella forma sono versioni semplificate delle figure più grandi, ma raramente hanno braccia o piedi. Oltre a queste distinzioni, vi è una minima correlazione tra nomi i assegnati e le rappresentazioni scultoree "mbwoolo" osservate nei vari "luumbu". Quando la scultura "mbwoolo" è combinata nella stessa "luumbu" con quelle "tchio", ausiliarie alla "mbwoolo", non c'è molta differenza tra i due tipi a parte i loro nomi e uso rituale. Solitamente le "tchio" sono tra le figure più grandi, ma possono anche mancare gli arti. Solo quando "tchio" e "mbwoolo" sono insieme si ha il "ndimba", la barca in miniatura scolpita, che viene riempita con argilla di fiume o è semplicemente usata come un ricettacolo per le offerte e piccola sculture come le "ndedi".
Occasionalmente un "ndimba" riempito di fango e caolino ha un'estremità una scultura di un passeggero raffigurato con un copricapo a strascico. Sebbene gli informatori non hanno elaborato nulla sul significato del "ndimba" o del suo passeggero, il riferimento al viaggiare sul fiume e l'immersione nei canti "mbwoolo", ai sogni, e al rituale è evidente.
Stilisticamente vi è semplicità del dettaglio nelle sculture "mbwoolo-tchio" insieme ad una frequente ripetizione di forme volumetriche, alternativamente in espansione e contrazione. Un collo simile a un tassello proietta la testa dai segmenti inferiori stabilendo una serie di livelli orizzontali spesso ripetuti nella coiffure, palpebre, e gli arti inferiori. Negli esempi con una gamba sola, un solo braccio, un solo seno, la partenza dalla solita bilaterale simmetria della scultura Yaka determina un fantasioso riequilibrio degli elementi rimanenti. L'acconciatura a ciambella e il piano spalla avvolgente, che sono probabilmente una diretta influenza della scultura Teke e dell'origine settentrionale dell'istituzione, appaiono di frequente. Assente è il naso all'insù esagerato, una peculiarità che si rileva nelle maschere Yaka ma che è rara in questo tipo di scultura e la maggior parte delle opere Yaka scolpite sino al 1930. L'indicativa linea avvolgente fronte-naso appare occasionalmente, ma gli sporgenti occhi a chicco di caffè e la bocca sporgente o appuntita potrebbero raramente essere riconosciuti come caratteristica scultorea Yaka. In generale la marcata diversità negli stili di particolari scultori sembra più evidente rispetto alla conformità alla classificazione stilistica regionale o tribale.
Infine, ci si potrebbe chiedere, quali sono essenzialmente i "biteki mbwoolo"? L'uso di nomi individuali per le figure "mbwoolo", la loro invocazione separata e la funzione di guardiani di protezione sembrerebbe comprendere una serie di spiriti che simboleggiano il potere magico centrale, come Leon Siroto ha qualificato come "insiemi magici africani" in "African spirit images and identities (1976, p.15).
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Secondo un anziano "nganga mbwoolo", è il rituale, gli ingredienti e le formule verbali che determinano la azione "mbwoolo"; nessuno spirito o "forza" mistica sono coinvolte. A livello interpretativo popolare, tuttavia, uno spettro di fattori causali entrano in gioco, che vanno dagli "antenati" a Nzambi wa Phuungu, o Dio, e che si nascondono all'interno o dietro il "biteki" carico di potere.
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Un'altra dimensione dei "biteki mbwoolo" è riportata nei racconti popolari che enfatizzano il loro ruolo protettivo, gli attributi personalizzati, e la maledizione inflessibile. Questa dimensione è esplicitata nella seguente storia. C'era una donna che aveva piantato un campo di arachidi, e quando furono pronti ad essere raccolti un ladro la venne a derubare. Ogni giorno quando la proprietaria giungeva al campo scopriva sempre ulteriori ruberie. Prendendo un "biteki mbwoolo", la donna si mise al centro del suo campo per intrappolare il ladro e mise in guardia i bambini di non andare sul posto. La donna che aveva rubato le arachidi arrivò al campo e, non sapendo che "mbwoolo" era lì, iniziò a raccogliere le arachidi come al solito. Il "biteki mbwoolo" si avvicinò alla ladra e cominciò a parlare. Quando la donna vide questo, prese il suo cesto e fuggì, ma il "mbwoolo" la seguì e cominciò a cantare: "Quella donna è una ladra che porta arachidi nel suo cesto, arachidi nel suo cesto "(cantato tre volte). Quando la ladra sentì la canzone si fermò, attese il "mbwoolo", lo prese e lo tagliò a pezzi.
Ma il "biteki" ridotto a pezzi continuò a seguirla. La ladra si fermò di nuovo e bruciò il "biteki", ma esso continuò a seguirla cantando la sua canzone. Quando la proprietaria del campo sentì la canzone, seguì il canto e la ladra fu catturata. La proprietaria chiese polli e denaro quali risarcimento per i furti del passato, ma poiché la ladra non aveva polli o soldi, prese il maleficio del "mbwoolo". Questo fu il modo in cui originariamente il "mbwoolo" si rivelò: a causa di un furto.
Quando ho chiesto a un "nganga" conosciuto se i "biteki" avessero mai parlato o si fossero mossi da soli, egli ha risposto, "Tu non capisci. Mbwoolo biteki riguardano una "malattia" e la sua cura: non hanno mai parlato o camminato". Quando ho chiesto se mangiano le offerte di cibo egli rispose: "Alcuni dicono che i Mbwoolo mangiano, ma credo che le formiche e ratti lo fanno". Poi, dopo una pausa, ha aggiunto: "E' per Mbwoolo".
Tra i Yaka ci sono un miriade di altre istituzioni di lignaggio, ognuna con il suo specialista "nganga" e simili al "mbwoolo-tchio", anche se la maggior parte di esse non utilizzano sculture. I pochi che lo fanno, vale a dire, "nkosi", "mbambi", e "ngombo", si dice siano molto antiche, mentre "mbwoolo" e "tchio" sono recenti. Tutte riguardano la "malattia", anche se i loro svariati sintomi relazionabili al concetto di malattia occidentale si sovrappongono notevolmente e sono a malapena distinguibili senza l'ausilio della divinazione. Allo stesso modo, molti includono nel suo trattamento un tipo di possessione rituale con reazioni muscolari stereotipate e reazioni verbali.
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Tra le varie istituzioni di lignaggio che utilizzano la scultura, "mbwoolo-tchio" insieme a "ngombo" sono le meno segrete, e poiché non infliggono una successione di morti o pazzia, sono meno temute di "nkosi" o "mbambi". Funzionalmente distinte dalle sculture di lignaggio Yaka sono gli amuleti personali "piingu" che possono comprendere anche sculture. Anche se ci sono modelli di somiglianza formale tra i vari tipi di figure Yaka, non sempre è possibile individuarle senza una informazione preventiva. Tuttavia, le sculture "mbwoolo-tchio" con arti mancanti, spirali, forme in espansione, e con particolari residui di uso rituale sono chiaramente differenziati dalle sculture appartenenti alle altre categorie.
Foto 1. "Luumbu" di "mbwoolo" e "tchio" con una figura femminile e due maschili "mbwoolo", una barca contenente due "ndedi" e contenitori vari: quello con la sporgenza è per "tchio", l'altro "biteki" appartenente questa serie furono temporaneamente presi in prestito da altri membri di lignaggio.
Foto 2. "Luumbu" per il trattamento di una vittima del maleficio(malattia) "mbwoolo".
Foto 3. Da sinistra a destra:
a. Nga kambamba, "quello che ha una gamba", frequentemente la statuetta più comune in diversi istituti dei musei nazionali dello Zaire (ora R.D.Congo), h.27,5 cm.
b. Nga mantedi, "signor serpente", anche conosciuto come "attorcigliato".
c. "Ndedi" portato intorno al collo o legato all'avambraccio per il trattamento di malattie minori o come amuleto di protezione, h.11,5 cm.
d. "Tchio", h.24,5 cm.
Foto 4. "Mbwoolo" su un ripiano vicino alla persona sotto trattamento per la malattia "mbwoolo".
Foto 5. Da sinistra a destra:
a. "Mbwoolo" immagine sormontato da una tartaruga, h.29,5 cm.
b. "Mbwoolo", h.14,5 cm.
c. "Mbwoolo", h.13 cm.
d. "Mbwoolo", h.18 cm.