Egitto. Amuleti.

 

 

 

 

 

foto 1

 

 

 

 

Egitto. Amuleto.
Amuleto a forma di placca rettangolare in faience verde con testo geroglifico: "Amato da Amun Horus(due divinità) in festa". Tarda Epoca, 712-30 a.C.. Dimensioni: cm.3,5 x 1,9. (foto 1).
Provenienza:

antica collezione francese.
galleria Royal-Athena, New York (USA). 2010.
Expertise:
Jerome M.Eisenberg, New York (USA). 2010.
Catalogazione: AR 20/2010.

 

 

 


 

 

 

 

 

foto 2

 

 

 

 

Egitto. Amuleto.
Amuleto a forma di placca rettangolare bi-facciale in steatite.
Lato A: l'iscrizione non è molto leggibile: sfinge (che indossa l'acconciatura "khepresh"? -antica acconciatura reale-); una croce di vita davanti a lei; dietro un ureo alato. L'ureo era la rappresentazione del serpente cobra, sacro alla dea Uadjet, venerata nel 19º distretto del Basso Egitto, una delle due divinità protettrici del sovrano. Insieme alla barba posticcia, l'ureo era uno dei simboli esteriori della regalità: rappresentava infatti la forza e la potenza del faraone, e incuteva sottomissione ai sudditi. Poteva essere affiancato dal simbolo dell'avvoltoio, come nella famosa maschera di Tutankhamon. In epoca tarda i sovrani utilizzarono anche corone con due urei affiancati. Posto sulla fronte del sovrano, svolgeva il suo compito di protettore, sputando fiamme contro i nemici.
Lato B: la corona rossa del Basso Egitto tra due segni "hes" ("lode); in basso, la firma "hes" tra due urei. Si potrebbe leggere: "lodato sia il re del Basso Egitto" (nell'epoca "hyksôs", -in particolare sono chiamati "hyksos" i 6 faraoni della XV dinastia, circa 1650-1550 a.C.- la corona rossa era usata come simbolo del re del Basso Egitto). Epoca Nuovo Impero, 1552-1070 a.C.. Dimensioni: cm.1,6. (foto 2).
Provenienza:
Antica collezione Parigi, (F).
Arteas, Londra (GB). 2010.
Expertise:
Laura Bosc, Parigi (F). 2010.
Catalogazione: AR 22/2010.

 

 

 

 

 

foto 2

 

 

 

 

 

foto 2

 

 

 

 

Gli amuleti nell'antico Egitto.
 

Durante i lunghi millenni che hanno caratterizzato la civiltà egizia, la magia ha sempre giocato un ruolo fondamentale per gli abitanti del Kemet ("La Terra Nera", è così che gli antichi Egizi chiamavano il loro paese). Il più delle volte si rivela difficile distinguere ciò che noi ora chiamiamo magia dalla religione o addirittura dalla scienza stessa, queste erano difatti strettamente connesse tra loro. Sfera religiosa e mondo della magia avevano un legame inscindibile ed erano una parte dell'altra, persino la medicina risentiva di un forte coinvolgimento con l'ambiente magico.
Nell'antico Egitto la magia aveva due premesse fondamentali: il potere creativo della parola e la forza evocativa dell'immagine. Al primo si allacciava l'uso corrente delle formule recitate, mentre al secondo l'idea di poter suscitare la realtà dalla sua rappresentazione. Credevano che fosse possibile convogliare dentro un oggetto una particella di "potere magico", se questo avesse avuto una determinata forma ed un forte legame con una divinità.
Tutto un mondo magico permeava la vita dell'uomo dell'antico Egitto, ogni suo atto e ogni sua parola potevano evocare interventi maligni che era necessario annullare con la recitazione delle formule della magia, amica benefica dell'essere umano, e con l'ausilio di amuleti che lo proteggevano con il loro potere miracoloso. Tutte le classi sociali, nella vita quotidiana, perpetuavano la magia. Il suo scopo principale era quello di proteggere dalle forze maligne ed invisibili, dagli animali pericolosi e velenosi o dalle malattie. Veniva di fatto praticata con la recitazione di specifiche formule e con l'utilizzo o il possesso di amuleti. Talismani ed amuleti potevano dunque difendere il corpo dalle avversità, formule recitate dai sacerdoti potevano aiutare un uomo malato a liberarsi dalla malattia. Gli amuleti venivano anche utilizzati come mezzo per ottenere benevolenza, salute e buona sorte.
Per capire il radicamento di queste usanze basti pensare che i primi amuleti apparirono già durante il periodo Predinastico (prima del 3100 a.C.) come piccole figurine/statuette raffiguranti animali, le quali a loro volta con il passare del tempo si evolvettero nella forma e nello stile, per diventare sempre più dettagliati ed elaborati.
Gli amuleti si indossavano generalmente come una collana. Tuttavia, non erano fatti solo per essere utilizzati dai vivi. Decenni di scavi nelle tombe hanno portato alla luce un considerevole numero di questi. Mentre un alto sacerdote recitava formule provenienti dal "Libro dei Morti", questi venivano inseriti tra le bende del corpo mummificato. Ognuno di essi era collocato in una parte precisa del corpo, per proteggerla.
Questi oggetti rappresentavano emblemi, per lo più connessi a svariate divinità, e spesso riportavano geroglifici inscritti sul retro. Persino il colore e il materiale con cui erano fatti aveva un'alta valenza simbolica. Oro, argento, ametista, turchese, faience, scisto, feldspato verde e così via. Ognuno aveva un determinato valore o caratteristica. Si conoscono più di 200 tipi di amuleti che riproducono immagini di dei, animali sacri e simboli divini. Tra i più diffusi vi era il Tyt o "nodo di Iside", citato nel noto "Libro dei Morti", la sua funzione era quella di proteggere il defunto durante il suo viaggio verso l'aldilà. Spesso era associato ad un altro importante amuleto, il "pilastro Djed", rappresentazione stilizzata della colonna vertebrale di Osiride, indicava stabilità e fermezza. Altro importante amuleto era Il cuore, "ib", per gli antichi Egizi l'organo più importante. Era il centro e il fulcro della coscienza, del pensiero, della conoscenza e dell'intelligenza. Gli abitanti di Kemet non erano difatti consapevoli della funzione del cervello e attribuivano tutte le capacità "cerebrali" al cuore. Basti pensare che, durante il processo di mummificazione, il cervello veniva gettato via, mentre il cuore rimaneva al suo posto e non veniva estratto. Veniva spesso posizionato nella parte superiore del torso del defunto. (Federica Battaglia)