Civiltà Maya. Perla tubulare.

 

 

 

 

 

 

 

 


Civiltà Maya. Perla tubulare.
Perla tubulare in giada con rane contrapposte. Presumibilmente era un elemento di un collare. Essendo forato permetteva di inserire un filo in modo orizzontale. Epoca 750-950 d.C.. Dimensioni: cm. 5.
Provenienza:
collezione belga
Galerie 1492, Parigi (F). 2019.
Expertise:
Yannick Durand, Parigi (F). 2019.
Catalogazione: AP 10/2019.

 

 

 

 

 

 

 

 

Tratto da: "L'America precolombiana. I Maya". 1992.
Claude-Francois Baudez, Pierre Becquelin.


La giada. Periodo Classico Antico 250-550 d.C..
Gli oggetti in nostro possesso provengono quasi tutti da sepolture e da nascondigli, cioè da depositi a carattere cultuale: il nostro campionario è dunque non solo limitato ma anche falsato. Non abbiamo oggetti di un'arte destinata all'uso domestico, supposto che sia esistita. Inoltre, anche se Parte era completamente al servizio del potere e degli dei, ci sono rimasti solo quegli oggetti destinati alle offerte. E ci si accorge dagli inventari archeologici di tombe e di nascondigli che le categorie di manufatti che possono far parte di offerte sotterrate sono di numero limitato. Oltre ai recipienti di terracotta, si trovano soprattutto elementi di parure -trai quali quelli di giada hanno una funzione di primo piano (piume e legno sono scomparsi)-materiali di origine marina e strumenti di pietra e d'osso, strettamente legati a riti di autosacrificio.
Indirettamente conosciamo un certo numero di oggetti (tessuti, vesti, gioielli, armi e oggetti simbolici) dai rilievi scolpiti in pietra e in legno, dalle pitture su ceramica e dagli affreschi murali. Tuttavia, vi sono certe rappresentazioni il cui realismo è dubbio: la sbarra-serpente, quando è raffigurata rigida, può essere esistita realmente, ma ciò è più difficile da ammettere quando la "sbarra" è raffigurata come un serpente vivo. Questi problemi si pongono soprattutto per le rappresentazioni del Classico recente, che sono le più stravaganti. Lo scettro a manichino aveva probabilmente un'esistenza reale, stando a certe statuette trovate in una tomba di Tikal, ma si possono avere maggiori dubbi riguardo al pesce che '"mordicchia"' il fiore di ninfea che fa parte di moltissime acconciature. Ricordiamoci quindi il principio secondo il quale certi simboli, necessari iconograficamente per identificare il loro portatore o precisare il suo rango e i suoi titoli, non dovevano necessariamente essere portati nella vita reale.
I Maya attribuivano un valore intrinseco a certi materiali, come indica la loro frequente presenza nei nascondigli e nelle tombe, sia in quantità infinitesimale, sia sotto forma di frammenti e di pezzi non lavorati. Si incontra spesso, ad esempio, nei depositi dedicatorí, del cinabro in polvere su certi oggetti, piccolissimi frammenti di perle di giada e di ciottoli grezzi del medesimo materiale, pezzetti di aculei di razza e conchiglie marine non lavorate, intere o a pezzi, minuscoli cristalli di pirite e piccole parti di specchio. Se alcuni materiali avevano un importante valore simbolico, è probabile che per la fabbricazione di un oggetto la scelta del materiale non fosse determinata unicamente da criteri tecnici, estetici ed economici. Una silhouette umana intagliata nella conchiglia, ad esempio, doveva avere un significato diverso dalla stessa figura intagliata nell'ossidiana.
Di tutti i materiali nessuno era più apprezzato della giada: come in tutta la Mesoamerica, essa era associata all'acqua e, perciò, alla fertilità e alla ricchezza. Era importante per il suo valore simbolico ma anche per il suo valore economico: proveniva dagli altipiani e quindi doveva essere importata; inoltre la sua scoperta, sia come intrusione in un filone di serpentino, sia come ciottolo di fiume, era soprattutto frutto del caso e i blocchi di grande dimensione erano rarissimi. La giada doveva dunque esser mantenuta integra al massimo e durante il processo di lavorazione doveva esser evitato qualsiasi errore. Per questa ragione molte giade scolpite hanno conservato la forma originale del ciottolo, supporto della scultura, e in molti casi sembra che il "motivo" sia stato determinato dalla stessa forma primitiva del materiale. In secondo luogo gli oggetti di giada non venivano gettati via, ma trasmessi di generazione in generazione, sia senza subire trasformazioni (giade olmeche sono state trovate in tombe maya e in nascondigli aztechi), sia rimodernando l'oggetto, lavorandolo di nuovo o aggiungendovi un testo o un disegno incisi (come sul pettorale di Dumbarton Oaks), sia dividendo l'oggetto in più pezzi che potevano ad esempio divenire elementi di una collana.
Con la giada si producevano soprattutto perle: piccole e a forma di disco, o globulari, o ancora tubolari e allungate. Alcune implicavano un enorme sforzo tecnico, come ad esempio forare nel senso della lunghezza un tubo lungo più di venti centimetri senza l'aiuto -ricordiamolo- di qualsiasi strumento di metallo. Oltre ai tubi ornati da una o due modanature a ciascuna estremità e portati orizzontalmente sul petto, c'erano perle allungate di forma meno regolare, scolpite a bassorilievi, usate soltanto per collane, ma anche, come appare dalle stele, per la decorazione delle gonne, dei perizomi, delle cappe, mentre più tardi le vedremo disegnare reticelle sulle vesti femminili. Placche rettangolari dagli angoli smussati che dovevano essere sicuramente di giada e che avevano la funzione di sonagli pendevano dalla cintura; durante il Classico recente saranno spesso sostituite da conchiglie. La placca di Leida, che ha due fori per essere appesa, può essere stata uno di questi sonagli.
In Mesoamerica gli ornamenti per orecchi hanno sempre avuto un'importanza particolare, e forse furono i Maya a spingere più lontano la loro elaborazione. Nei monumenti di pietra si vedono gli uomini, le loro maschere e i loro dei con padiglioni auricolari circolari o rettangolari di grandi dimensioni, al centro dei quali sta un disco, decorato talvolta da un mosaico. Gli ornamenti con una perla tubolare al posto del disco sembra si siano imposti solo durante il periodo seguente.
Le più interessanti creazioni artistiche in giada restano i ciondoli e i mosaici. I primi, provvisti di uno o due fori, fanno raramente parte della parure dei personaggi delle stele e, con ogni probabilità, erano portati da persone di grado inferiore. Si tratta di placche appena sbozzate, dalla faccia posteriore convessa e liscia, che conservano la forma irregolare del ciottolo; recano scolpito a bassorilievo un volto o un personaggio intero visto di prospetto o, più raramente, di profilo. Il rilievo è poco spesso e dolce, senza spigoli, e la levigatura si estende tanto alle parti in rilievo quanto a quelle incavate.
Come su certe stele di Tikal, il disegno può debordare la parte superiore e quelle laterali della pietra. Nei personaggi in piedi la testa e il busto sono proporzionalmente importantissimi. I volti sono disegnati in modo molto sommario con le arcate sopracciliari collegate direttamente al naso a forma di T capovolta; la bocca è un rettangolo con una scanalatura centrale. Il copricapo è privo di pennacchi e la parte inferiore del volto è adorna di una collana di perle rotonde e degli immancabili ornamenti per orecchi. Di questo periodo si conoscono anche ciondoli e statuette scolpiti a tuttotondo. Per la bella statuetta di Uaxactún di dimensioni eccezionali (26 centimetri) sono stati usati vari procedimenti tecnici: la forma complessiva è resa a tuttotondo; le mani e i sopraccigli sono indicati da linee incise; gli incavi al posto degli occhi e della bocca dovevano avere incrostazioni di pietra o di conchiglia. Mediante due buchi si potevano attaccare ornamenti alle orecchie; altri fori permettevano di tener sospesa la statuetta.


La giada. Periodo Classico Recente 550-950 d.C..
L'arte lapidaria maya ci ha lasciato giade che rivaleggiano per bellezza con quelle della civiltà olmeca. La maggior parte risale al Classico recente, periodo nel corso del quale il loro numero si accresce, mentre la tecnica di fabbricazione migliora grazie al più efficace impiego di punteruoli tubolari, fatti di osso o di una bacchetta vegetale cava, probabilmente azionati con l'archetto.
Gli oggetti la cui origine è conosciuta provengono tutti da sepolture o da nascondigli associati ai templi nei quali erano sepolti i grandi dignitari. Pare che durante il Classico recente le parures di giada fossero riservate alla classe dirigente. Conosciamo male il simbolismo religioso di questa pietra il cui uso metaforico si svilupperà presso gli Aztechi a designare tutto quanto è puro, prezioso e perfetto. J.E.S. Thompson ha trovato nella scrittura geroglifica l'associazione della giada alla preziosa acqua. Al momento della Conquista la lavorazione della giada era decaduta e si portavano soprattutto perle, che servivano anche da moneta. La giada era semplicemente chiamata "run" , la pietra, probabilmente nel senso della pietra per eccellenza. Una perla di giada veniva posta nella bocca del defunto per assicurarne la sussistenza nell'altro mondo. Le tombe dei grandi personaggi scoperte intatte a Palenque, Tikal e Altún Ha presentano in loco sullo scheletro i diversi elementi di parure che si possono egualmente osservare sui dignitari raffigurati nelle stele.
Nella più famosa di queste sepolture, quella del sarcofago del Tempio delle Iscrizioni a Palenque, il sovrano aveva il volto ricoperto da una maschera composta di circa duecento placchette di giada (l'occhio era di conchiglia, con iride di ossidiana). Portava un diadema di quarantun dischi di giada, ornato al centro da una placca a due facce col profilo del dio dal lungo naso, e orecchini compositi i cui elementi principali sono una placca quadrata e una lunga perla tubolare. Oltre a una collana di centodiciotto perle di varie forme, portava un pettorale con nove file di ventun perle tubolari, braccialetti con cento perle, cinque anelli alle dita di ogni mano. Una figurina antropomorfa era stata probabilmente cucita sul suo perizoma, mentre una piccola scultura a forma di dio solare era stata deposta ai suoi piedi. La maschera e gli anelli da dito sono elementi eccezionali che non hanno equivalente nelle tombe regali di altre città.
A parte alcune lunghe perle tubolari, è sui ciondoli a mezzotondo o ad altorilievo che sono stati eseguiti motivi di qualità paragonabile a quella della scultura monumentale. In certi luoghi è stato trovato un intero repertorio di oggetti di notevole valore: in un nascondiglio di Nebaj e in una sepoltura cineraria del Postclassico antico di Toniná (che riunisce pezzi prelevati nelle tombe classiche). Questi depositi comprendono alcuni oggetti di giada scolpita del Classico antico, il cui stato di conservazione ci fa capire il valore che attribuivano loro i Maya. Un buon numero di splendidi pezzi di fattura classica provengono dalle offerte gettate nel "cenote" sacro di Chichén Itzá, nel corso del periodo post-classico.
Molti ciondoli presentano un volto umano con un copricapo, in rilievo su due piani, ma certi raggiungono i tre quarti del tuttotondo, come il ciondolo proveniente dal "cenote" e dedicare un'enorme quantità di tempo alla lavorazione di questa pietra durissima, si rimane stupiti del grandissimo numero di oggetti da parure, molti dei quali sono incisi in uno stile locale, nelle tombe dei templi di Altún Ha, cittadina senza scultura cerimoniale della costa del Belize. Tra questi oggetti, una placca riprende in modo completamente diverso il tema di quella di Leida: da un lato un dignitario, dall'altro un'iscrizione dinastica. Il sovrano è seduto, visto di profilo, su un trono decorato con un volto di dio solare e che poggia su una maschera di mostro terrestre. Dietro di lui si erge un albero con serpenti intrecciati ed egli tiene in mano una testa del dio dal lungo naso. L'iscrizione del verso menziona una conquista avvenuta nel 569 e l'ascesa al trono del sovrano nel 584. La tomba, dove la placca è stata trovata, data al 650 circa. Ma ad Altún Ha è stato scoperto un pezzo ancor più eccezionale, unico nell'area maya: una rappresentazione a tuttotondo della testa del dio solare Kinich Ahau, di 45,9 centimetri di circonferenza e del peso di 4,42 chili. Questa scultura era stata collocata all'altezza della cintura di un personaggio che portava oltretutto numerosissimi elementi di parure di giada, in una tomba che si fa risalire all'incirca al 600-650.