Civiltà Chavin. "As-is".

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Civiltà Chavin. "As-is".
"As-is", piccolo mortaio rappresentante un giaguaro. Presumibilmente utilizzato per mescolare piccole quantità di foglie di lime e coca ad uso cerimoniale. Pietra beige. Epoca 900-500 a.C.. Dimensioni: cm.3,5x6,2.
Provenienza:
Galerie 1492, Parigi (F). 2015.
Expertise:
Yannick Durand, Parigi (F). 2015.
Catalogazione: AP 9/2015.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Tratto da: L'America precolombiana. Le Ande. Dalla preistoria agli Incas". 1992.
Danièle Lavallée, Luis Guillermo Lumbreras.

 


Se a Chavín i caratteri "felini" sono onnipresenti nelle rappresentazioni di esseri sovrannaturali, l'animale in se stesso è raramente raffigurato e occupa sempre, come l'uccello da preda, una posizione secondaria. Secondo John Rowe, le opere più realistiche caratterizzano le fasi antiche AB e C: nella stessa Chavín, un fregio di giaguari, riconoscibili dalle macchie a "S" del mantello, corre lungo la cornice sud-ovest del Nuovo tempio (381) e sul rivestimento del muro circolare del cortile, posto a un livello più basso, davanti al Vecchio Tempio del Lanzón, mentre una versione semplificata di questo motivo -nella quale, fatto stranissimo, l'animale è privo di zanne- orna il fondo di una coppa dello stile delle Offerte (382). Il mortaio di pietra nera nel museo di Filadelfia (383), pezzo eccezionale nell'arte di Chavín dove il tutto tondo è rarissimo, illustra magistralmente questo stile classico dalle linee semplici dominate dalla curva.
A Garagay il felino del fregio policromo del Tempio Medio (384) ha subito alcune metamorfosi: ha perso i canini sporgenti, ma possiede una coda piumata (che richiama quella del caimano dell'obelisco Tello) e membra posteriori quasi umane. Mancano altre convenzioni grafiche, quali l'elemento "serpente", i contrassegni corporali e la bocca felina che sostituisce taluni segmenti anatomici. Due tratti stilistici, l'occhio dalla commessura esterna a forma di voluta e l'appendice nasale, lo ricollegano tuttavia senza possibilità di equivoci allo stile antico di Chavín, il che ha indotto Rogger Ravines a suppone che Garagay fosse una delle prime manifestazione costiere dell'arte Chavín.
Gli stili che le succedono conservano gli elementi felini quali simboli di uno status sovrannaturale, sia si tratti delle arti costiere di Paracas, di Nasca, e dell'arte mochica, sia delle arti andine come quella di Recuay, tutte elaborate in regioni dove l'animale stesso è rarissimo, se non addirittura assente. Il persistere di questo tema si spiega solo col persistere delle credenze e dei rituali ereditati da Chavín, che si traduce graficamente con figure dove si combinano elementi "importati" ed elementi locali. Così, a Nasca, l'animale perde in modo definitivo i canini, mentre li conservava ancora a Paracas (385), e la sua silhouette, divenuta del tutto inoffensiva, potrebbe persino essere quella di una lontra (386).

 

 

 

 

 

381. Cultura Chavin de Huantar, Nuovo Tempo. Motivo inciso su una delle lastre della cornice sud-ovest.

382. Cultura Chavin de Huantar, "Galleria delle Offerte". Motivo inciso su una coppa di ceramica.

383. Cultura Chavin. Mortaio di pietra scolpito e inciso.

384. Cultura Chavin. Garagay, Atrium del Tempo Medio. Bassorilievo di argilla policroma.

385. Cultura Paracas. Incisione e dipinto su tamburo.

386. Cultura Nasca Antico. Dipinto su una giara.

 

 

Questa almeno è l'opinione di Alan Sawyer, il quale fa notare la posizione, inusitata per i felini ma propria della lontra, dei baffi che risalgono verso gli orecchi. Immagine mitica del giaguaro o familiare della lontra, questa figura sembra ormai associata ai riti agricoli: è circondata da frutti o da semi che, nella fase tarda dello stile, si trasformano in appendici gigliate con spine(387).
Negli stili del nord i caratteri felini, zanne e artigli, rimangono più evidenti e l'appendice cefalica a gancio del piccolo felino accovacciato di Recuay simboleggia forse l'elemento "serpente" (388). I Mochicas adottano questo motivo, che perde a poco a poco la sua rigidità (389-390-391), mentre la coda serpentiforme gli conserva il carattere sovrannaturale. Il tema del felino è universale nell'area andina e costituisce in particolare uno dei motivi più frequenti degli stili del nord-ovest argentino. A La Aguada (cultura un po' più tarda delle culture peruviane mochica e Nasca), la sua silhouette, derivata da un comune sottofondo mitico, è generalmente associata ad attributi guerreschi e caratterizza lo stile qualificato come "draghiforme" da Alberto Rex Gonzalez (392).

 

 

 

 

 

 

387. Cultura Nasca Recente. Dipinto su una giara.

388. Cultura Recuay. Dipinto "a negativo" dipinto su una giara.

389. 390. Cultura Mohica Antico. Dipinti su due giare.

391. Cultura Mohica Recente. Dipinto su una giara.

392. Cultura Aguada. Incicione su un bicchiere.