Otober 2015. Fab four.

 

 

 

 

 

 

 


Ed eccoci tornati a ottobre, e gli anni della mia Paciarotta sono quattro. Come per il passato, dedico “el mestée del mes” a lei, ai suoi “fab four”, fabulous four ovvero favolosi quattro anni. Come consuetudine, foto in b/n, racconti, citazioni e due performance vocali. L’epilogo è compito di Marcello Bernardi con una riflessione sulla scuola, poiché da quest’anno è iniziata la sua avventura scolastica(nel regno del cioccolato l’istruzione obbligatoria parte dai 4 anni).

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Sono Giorgia, ho quattro anni e vivo in un bellissimo paesino di montagna: Colla. Con mamma Simona e papà Paolo abito in una casetta vicino al bosco dove non arrivano neanche le automobili. Sono una bimba fortunata perché quando guardo fuori dalla finestra vedo solo boschi e montagne, posso camminare e correre per le stradine in pietra senza pericoli, non so cosa sia l’inquinamento e il rumore. Quando poi arriva la neve, Colla è meravigliosa, diventa un villaggio di fiaba e io sono felicissima.
Da qualche tempo ho una cavia molto pelosa che si chiama Gingia, ma non so se sia una femminuccia o un maschietto perché non si vede. I miei amici di Colla si chiamano Luna, Carlos e Kevin: con loro mi diverto molto a correre in bicicletta, a dipingere coi gessetti nella piazzetta, a fare cose insieme che ci inventiamo. Quando non gioco con loro gioco con mamma, con papà se non è al lavoro, coi nonni quando vengono a trovarmi.
Però la cosa che preferisco è arrampicarmi e quando vedo una roccia grande o un albero devo subito salirci sopra. La mamma ha sempre un po’ di paura per cui solo alcune scalate me le lascia fare, con il papà invece faccio tutte le scalate e giochi che nessun altro mi fa fare: queste io le chiamo “cose proibite” e sono un segreto tra me e mio papà. Qualche volta mi ha fatto anche guidare.... ma solo fino alla casa anziani!
Se imparo bene ad arrampicarmi, quando sarò grande potrò arrampicarmi nello spazio fino alla luna; la luna mi piace tanto e in questi giorni ho visto che sorge anche quando c’è ancora il sole... perché? La mamma mi ha detto che quando arriverò lassù dovrò ricordarmi di salutarla… ma lei non sa che verrà con me quando sarò grande, così saluteremo insieme tutti quelli che sono di sotto sulla terra!!
Davanti a casa ho anche un bel giardino, dove con mamma faccio il “piantaggio”, cioè nelle aiuole fatte con le pietre e nei vasi, metto piantine che curo molto bene; però spesso, di notte, arrivano caprioli e cervi che mangiano tutto, o quasi. Ci sono anche le volpi e le faine, ma loro non fanno danni, si accontentano di gironzolare intorno casa. Ogni tanto viene a trovarci qualche scorzone: un vero terrore per mamma, perché ha paura di serpenti e bisce. Una volta c’era una piccola biscia che somigliava molto a un bimbo vipera e il papà ha dovuto “farla morta”. Papà “fa morti” anche i topolini che entrano in casa e qualche insetto schifoso.
Da quest’anno vado all’asilo dei grandi a Maglio di Colla, un asilo con tanto spazio, un grande giardino e un piccolo parco giochi; per adesso sono contenta di andarci e non vedo l’ora di fermarmi anche al pomeriggio.
Avrei tante altre cose da raccontare ora che sono diventata grande, ma adesso devo salutarvi perché mi è venuta una gran voglia di giocare. Ah, dimenticavo, lo sapevate che sono la gioia di nonna e nonno?

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Paciarotta & nonno.

 


In questi anni tra Paciarotta e nonno non è stato facile definire chi sia stato l’adulto in avanti con gli anni e la bimba. Loro vivono, quando sono, e soprattutto fanno cose, insieme, in un'aura di anarchica complicità. Nonno non è nonno, ma un compagno di giochi a piena disposizione di Paciarotta. Eventuali diversità di vedute vengono democraticamente discusse, e la decisione conseguente sul fare è assunta privilegiando gioco, creatività, immaginazione, sete di conoscere, virtù nelle quali Paciarotta eccelle. La cosiddetta saggezza dei nonni, ove fosse riscontrabile in nonno, lascia spazio assoluto a spontaneità, effervescenza, estro e vivacità della bimba.
Nonno ama ricordare una citazione riportata da Marcello Bernardi: "ogni bambino è un principe della luce che poi con l'educazione diventa una sorta di cretino", anche se non sempre è così, lo è molto spesso, per cui loro crescono insieme senza ammorbanti pretese educative.
Talvolta l’anarchica complicità subisce qualche ingerenza autoritaria (da soggetti “stufanti” come li definisce Paciarotta) tendente a reprimere una situazione creativa, ovviamente con predicozzo per entrambi. Paciarotta e nonno non capiscono, ma, per il quieto vivere, si adeguano… momentaneamente.

 

 

 

 

 

Giorgia e nonno che escono di casa a cogliere i fiori.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Librottini & librottoni.

 


Accade che Paciarotta trascini nonno in camera di sopra dove, tra cassettiera e muro, c’è la sua poltrona. Prima però passano dalla cameretta e prendono Sullivan e Wazowski che sistemano sui braccioli della poltrona. Dopo aver fatto accomodare nonno, lei ritorna nella sua cameretta e raccatta qualche libro, o meglio “librottino” se piccolo, o “librottone” se grande, li consegna a nonno e, piazzatasi in braccio, ordina il via alla lettura.
Nonno legge, tra un bacione sul testone e qualche dolce pastrugnata alla sua bimba. Uno, due, tre…, Topo Tip e le sue storie, Giulio coniglio e le sue avventure, favole e racconti.
Finiti i primi librottini & librottoni, Paciarotta balza giù dal nonno-poltrona e corre a prenderne altri, sino a quando soddisfatta la lettura, decide uno dei giochi da farsi sul lettone: “scalare nonno e cadere nel dirupo”, “saltoni e capriole”, “volare su piumone e cuscini”, “c’è un topastro”…

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Reincarnarsi ai tempi del parasaurolofo.

 


Paciarotta ama moltissimo i dinosauri e il loro mondo. Ha tanti libri che parlano di loro e tanti piccoli dinosauri con cui giocare. Un giorno, mentre sta giocando con papà: “Papà, dove andiamo quando moriamo?”
“Non lo sa nessuno amore perché nessuno è mai tornato indietro e può raccontarcelo...”
“Bene, allora può essere che rinasco ai tempi dei dinosauri?”
“Certo tesoro....”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Ma allora la colpa è del matrimonio?

 


Un giorno nella casa dei nonni, Paciarotta e nonno parlottavano sui cartoni da vedere alla TV. Mamma da sempre le fa vedere solo tre cartoni al giorno, salvo castigo, e questo non piace per niente a lei. Pensierosa si rivolge a nonno e dice commentando il fatto repressivo:
“Ma la mamma non era così cattiva prima che si sposasse!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il bacio alla nonna.

 


Paciarotta non ama dare baci, salvo che a mamma e papà. Talvolta nonna le chiede un bacio, ma lei, bimba delle remote valli alpine, è molto riservata nel manifestare affetto e sentimenti, per cui se proprio glielo deve dare e ci sono anche nonno, papà e mamma dice loro: “Non guardate”, e da il bacio a nonna.
Nonna le chiede: “Ma perché nessuno deve guardare?”
“Perché è un segreto.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Nonna terribile.

 


Sul lettone dei nonni, Paciarotta, nonno e Masha(una bambola protagonista di un cartone) stanno giocando. Arriva nonna e inizia a stuzzicarla. Paciarotta un pò arrabbiata le dice che vuole continuare a giocare senza essere disturbata.
Nonna, scherzando dice: “Allora io ti porto via Masha”. Lei arrabbiandosi sempre più dice a nonna che Masha è tutta sua. Allora nonna se ne va. Rimasti soli, Paciarotta dice seriosa a nonno:
“Ma che nonna terribile che ho!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Pennarelli & pennelli.

 


Paciarotta ama moltissimo dipingere: pennarelli e pennelli, matite e penne, acquarelli e tempere, vernici e acrilici. Il supporto è variabile e dipende dalla disponibilità e dall’estro: carta, tela, legno.
Stamani, in Valcioccaro, Paciarotta e nonno stavano discutendo sul da farsi, quando nonno ha detto:
“Giorgia, che ne dici di dipingere la stalla?”
Urla e salti di gioia, perché poter pittare interi muri non le sembrava vero. Portato vernici e pennelli dentro la stalla, la creatività senza restrizione alcuna ha dilagato appieno: la tecnica variava dalla pennellata classica alla “bomba di colore”, ovvero l’intingere il pennello nella tolla di vernice e lanciarlo contro il muro. Qualche volta il pennello volava fuori dalle finestre senza fortunatamente centrare gli asinelli che opportunamente se l’erano data a gambe levate fiutando il pericolo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il gioco dell’oca con le magie.

 


“Dai nonno, giochiamo al gioco dell’oca!”
“Va bene. Comincia tu a tirare i dadi”.
Per un po’, Paciarotta applica le regole, cioè ai punti dei dadi corrisponde l’avanzamento nelle caselle del gioco, sia per lei sia per nonno, ma d'un tratto, proseguendo il gioco i punti dei dadi e le regole hanno una libera interpretazione, soprattutto per i suoi punti, tanto che, in men che non si dica, giunge all’arrivo vincente.
Nonno si guarda bene dal chiedere spiegazioni, perché sa che Paciarotta “fa le magie”, per cui il suo segnalino avanza magicamente oltre qualsiasi risultato dei dadi o salta inspiegabilmente caselle pericolose. D’altra parte cosa c’è di più divertente per una bimba che infrangere le regole???

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

E qui comando io…

 


Mattino presto a Milano. Casa dei nonni. Paciarotta si alza, corre nel lettone dei nonni e li sveglia. Giù dalla branda e nonno deve iniziare a giocare.
Nonno: “Posso andare a fare colazione?”
Paciarotta: “No.”
Nonno: “Ma io ho fame!!”
Paciarotta: “Non mangi. Ma perché vuoi andartene invece di giocare con me??”
Nonno: “Vabbene… però devo andare a fare la pipì”.
Paciarotta: “No, non la fai.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il nonno massacrato.

 


Lettone. Nonno deve fare finta di dormire supino.
Paciarotta dapprima si nasconde a lato del letto, poi di soppiatto sale e con un balzo con le ginocchia o coi piedi piomba sulla panza di nonno. Una, due, tre volte… poi va dalla mamma e dice di nonno: “L’ho massacrato.”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Il fantasma Baggianone.

 


L’altra sera, nella casa dei nonni a Milano, Paciarotta non aveva nessuna intenzione di andare a dormire. Lei si nascondeva sotto le lenzuola e agitandole come una forsennata gridava che era un fantasma. Nonno spaventato a morte, cercava di capire cosa volesse questo fantasma e come fosse possibile calmarlo: “Aiuto, che terrore, c’è il fantasma Baggianone!!!” Gioco che si è ripetuto il giorno dopo, non più sul lettone e col lenzuolo, ma girando per casa coperta da una tovaglia.
Ritornata a Colla, qualche giorno dopo, i suoi amichetti sono venuti a chiamarla per andare in paese a giocare. Paciarotta si stava lavando le mani perché era stata in giardino e loro sono entrati in sala. Dopo essersi asciugata le mani e saltata giù dalla sedia in cucina si è messa uno strofinaccio in testa e ha iniziato a correre verso di loro gridando:
“Sono il fantasma Baggianone!!!!!”

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La scuola, quella tradizionale, è semplicemente un colossale impianto industriale per mezzo del quale si distribuiscono, a chi vuole e a chi non vuole, dosi massicce di anestetico intellettuale, culturale, politico e morale. Il suo prodotto finito è quel cittadino-modello desolante, amorfo e malleabile che è disperatamente incapace di critica, di ribellione e di autoaffermazione. Su questo punto vale la pena di insistere: il diventare un maneggevole e volenteroso suddito è cosa meritoria per la scuola.
Il non diventarlo cosa biasimevole. Ne consegue l'opportunità di neutralizzare i recalcitranti e, prima di tutto, separarli dagli altri. Il sistema scolastico fa di tutto per tracciare una chiara linea di demarcazione fra l'area dei remissivi e quella dei sediziosi.
Il metodo con cui si arriva a questa selezione è quello delle graduatorie di merito. In base a queste i bambini vengono divisi in categorie: i migliori, quelli così così e recuperabili, e i peggiori, non recuperabili. I migliori sono i bene ammaestrati, gli indottrinati, i manipolabili, quindi i fidati. I peggiori, destinati palesemente a restare senza titoli, senza etichette, senza cultura codificata, diventeranno individui imprevedibili e quindi infidi.
Si provvede dunque a incoraggiare i primi in tutti i modi e a respingere i secondi. Se vuole ottenere l'approvazione e il plauso degli adulti, il bambino è pertanto costretto a darsi da fare, in qualsiasi maniera, per entrare nella categoria degli eletti.
E' così che nasce quel flagello scolastico che è la competizione. I compagni di scuola non sono più dei compagni, ma della gente da battere nella corsa verso il successo. Un gioco stupido e disumanizzante che durerà per tutta la vita, che entrerà subdolamente a far parte della personalità del bambino e che lo porterà a diventare un miserevole scalatore sociale. Un gioco che sostituirà l'arrivismo al rapporto affettivo, la rivalità alla collaborazione, l'egoismo alla generosità'. (Marcello Bernardi, 2009)