Genar 2016. Pictures in the storm.

 

 

 

 

Vagabondando per il web sono incappato nelle foto di Mitch Dobrowner. Tempeste, temporali, tuoni e fulmini, mi hanno sempre affascinato: quando la natura interpreta il suo essere assoluto e scatena la sua temibile forza si intrecciano paura e incanto. Ricordo che da piccolo, quando si udivano i tuoni, mi dicevano che era il diavolo che giocava a bocce…
Ho riportato tra le immagini un breve racconto che sublima il mero fatto meteorologico in un simbolismo esistenziale al quale inevitabilmente è doveroso richiamarsi. A seguire qualche lirica e una citazione.
Più avanti potrai scegliere se nella visione e lettura farti accompagnare da una colonna sonora: se ami osservare la tempesta stando alla finestra, ben riparato con caminetto acceso, per te è lo smooth jazz di David Sanborn, se invece ami esserne coinvolto e avvolto, sferzato da pioggia e vento, per te è il crescendo sinfonico dei Procol Harum. Ovvero musica per chi le emozioni, le passioni, il tormento li ha vissuti e continua a viverli appieno oppure li ha sempre e solo asetticamente osservati e proseguirà imperterrito a farlo, non sapendo cosa ha perso.
Come prologo una nota poesia di Oriah Mountain Dramer liberamente tradotta e interpretata(with a little help form my friend Karlà amerikana de Roma, da tempo a Milano), che di primo acchito parrebbe non aver nulla a che relazionarsi col “mestée”, ma non è così, almeno nella mia “chiave di lettura” e nel mio sentire. Come epilogo invece un Bruce Springsteen live in fervente attesa che torni finalmente il sereno... con una dedica speciale.

 

 

 

 

 

 Firestorm on lacerated mirror scraps (2009)

 

 

 


Non mi interessa cosa fai per vivere.
Voglio solo sapere cosa ti strugge il cuore
e se osi sognare di esaudire i suoi desideri.
Non mi interessa quanti anni hai.
Voglio solo sapere se rischierai di apparire folle
per amore, per un tuo sogno, per l’avventura di esistere.
Non mi interessa sapere
quali pianeti sono in quadratura con la tua luna…
Voglio solo sapere se hai vissuto l’abisso della tua sofferenza
e se i tradimenti della vita ti hanno aperta
o ti hanno chiusa in te stessa per paura di soffrire ancora.
Voglio solo sapere se sai convivere col dolore,
col mio o col tuo, senza far nulla per celarlo,
per lenirlo, per mistificarlo.
Voglio solo sapere se puoi convivere con la gioia, mia o tua,
se puoi danzare con la follia
finché l’estasi ti pervada sino alla punta delle dita delle mani e dei piedi
senza esortarsi ad essere prudenti, ad essere realistiche,
violando le convenzioni imposte all’essere donna.
Non mi interessa se quanto mi stai raccontando sia vero.
Voglio solo sapere se riesci a deludere qualcuno
per essere sempre quella che sei.
Se per non tradire te stessa
sei disposta a che gli altri ti chiamino traditrice.
Se puoi essere infedele
e nel contempo degna di fiducia.
Voglio solo sapere se riesci a vedere la bellezza
anche nei giorni in cui non è visibile,
e se la sua presenza è sempre
la fonte ove si abbevera la tua vita.
Voglio solo sapere se riesci a vivere col fallimento, il tuo e il mio,
e restare ugualmente sulla riva di un lago
ammantato dal riverbero argentato del plenilunio gridando: “Siii”.
Non mi interessa sapere dove vivi, o quanti soldi hai.
Voglio solo sapere se alzandoti sfinita e prostrata,
dopo una notte di angoscia e disperazione,
sai ancora dare ai tuoi bambini ciò che attendono da te.
Non mi interessa chi conosci o come sei arrivata qui.
Voglio solo sapere se rimarrai al centro del fuoco con me,
senza mai arretrare.
Non mi interessa dove, che cosa o con chi hai studiato.
Voglio solo sapere cosa intimamente ti sostiene
quando tutto intorno si dissolve.
Voglio solo sapere se riesci a stare sola con te stessa
e farti veramente compagnia nei momenti di desolazione.

 

Oriah Mountain Dramer

 

 

 

 

Ora, se vuoi, scegli la colonna sonora.

 


David Sanborn

 


 

Procol Harum

 

 

 

 

 

 

 

Lightning storm. Laramie range, Wyoming (2009)

 

 

 

 

 

Rope out. Regan, North Dakota (2011)

 

 

 

 

 

Jupiter. Mobridge, South Dakota (2011)

 

 

 

 

 

Landspout. Goodland, Kansas (2014)

 

 

 

 

 

Oort cloud. Newkirk, Oklahoma (2014)

 

 

 

 

 

Wave. Upton, Wyoming (2012)

 

 

 

 

 

Pending storm. Los Angeles, California (2007)

 

 

 

 

 

City and light. Los Angeles, California (2007)

 

 

 

 

Come quando rimugini su un pensiero negativo e alla fine, la rabbia esplode violenta, così il cielo umorale di oggi si è rabbuiato lentamente ma inesorabilmente. Si è fatto sempre più buio, incupendo i colori della campagna, cominciando a brontolare, prima in lontananza, poi sempre più vicino a te, con voce reboante. L’abbreviarsi dell’intervallo tra lampo e tuono annuncia l’avvicinarsi del temporale, e ti ritrovi ad attenderlo quasi con nervosismo… come si attende la fine di una tensione negativa, per ricominciare con la mente pulita.
E finalmente il cielo ha sciolto la rabbia in pioggia, lavando via la polvere dalle foglie, dall’aria, rinfrescandola, rendendo più facile ed ampio il respiro. Ha cominciato a piovere con grosse gocce aumentando lentamente d’intensità. Raffiche di vento fresco hanno divelto tutto ciò che non era saldamente ancorato a terra, tutto quello che era vuoto, troppo leggero.
Immobile, in mezzo al prato, le braccia alzate verso quel cielo rabbioso, la testa ripiegata all’indietro, hai lasciato che la pioggia lavasse e rinfrescasse anche te, gli abiti inzuppati ed incollanti al corpo, bevi quella acqua che sa di pulito. Forse, chi ti guarda da lontano, pensa tu sia una povera, sciocca, donna bambina senza un minimo di “giudizio”. Ma tu sorridi…
Ecco. La pioggia è finita. Il vento si è placato. Ti spogli degli abiti bagnati lasciandoli sulla soglia di casa, lasciando una scia di gocce sul pavimento arrivi in bagno, e fai una lunga doccia tiepida e profumata. Poi ti avvolgi nel telo di spugna turchese, e vai a sederti sotto il portico, godendoti il profumo di pulito, tuo e dell’aria...
Il sole riesce ad infilare un raggio tra le nubi e i colori, colpiti da quel raggio, sembrano illuminarsi, come se qualcuno avesse acceso un riflettore puntandolo sulla scena. Le nubi si sono allontanate, le gocce rimaste scintillano sotto la luce, prima di evaporare per tornare da dove sono venute, eterne rappresentanti di rabbia disciolta, pulito, freschezza e rinascita. (Monica Giuseppetti)

 

 

 

 

 

Cloud and rays. Bensono, Arizona (2014)

 

 

 

 

 

Funnel northern plains. Regan, North Dakota (2014)

 

 

 

 

 

Saucer over road. Hot Springs, Wyoming (2014)

 

 

 

 

 

Supercell and lightning. Ginn Valley, South Dakota (2014)

 

 

 

 

 

Storm and last light. Crow Buttles, South Dakota (2014)

 

 

 

 

 

Supercell. Dusk Chadron, Nebraska (2014)

 

 

 

 

 

Spicule. Stratford, Oklahoma (2011)

 

 

 

 

 

Disk nightfall. Eagle Butte, South Dakota (2012)

 

 

 

 

Le storie, i racconti, i romanzi, sono come temporali. Non sai quanto durano, ma sai che finiranno. Non sai quanti lampi, e tuoni ci saranno, come non puoi sapere che direzione prenderà la pioggia e neppure come sarà la luce. Potranno scoppiare di notte, potranno essere estivi, o arrivare in pieno inverno, magari in alta montagna. Ma sarà acqua che ti arriva addosso, mentre tutto attorno si ferma, mentre un cielo sconosciuto ti sta parlando.
Ecco, dovessi tenere questa mattina una lezione di scrittura comincerei dai temporali. Scrivete come foste dentro un temporale. E aspettate che passi, per capire chi siete diventati, perché se un vostro racconto sa dirvi chi siete diventati allora non c’è bisogno di imparare a scrivere. Sapete già scrivere. (Roberto Cotroneo)

 

 

 

 

 

Oort cloud. Newkirk, Oklahoma (2011)

 

 

 

 

 

Monsoon mountains. Three Points, Arizona (2012)

 

 

 

 

 

Cell lightning. Dundee, Texas (2012)

 

 

 

 

 

Volcano cloud. Wakeeney, Kansas (2010)

 

 

 

 

 

Wall cloud. Kadoka, South Dakota (2009)

 

 

 

 

 

Mesocyclone. Valentine, Nebraska (2009)

 

 

 

 

 

Rain and corn. Dumas, Texas (2009)

 

 

 

 

 

Mammatus. Texline, Texas (2009)

 

 

 

 

Temporale.

 

S’ammala il sole, s’accuccia il monte,
carovane di nere nuvole
stanno in agguato di fronte,
in basso timidi uccelli volano,
in terra trascorrono grigie ombre.
Il tuono, lento dopo il fulmine,
passa con rombo pauroso.
Fitta, gelida la pioggia
s’abbatte in rovesci di scialbo argento,
scroscia in fiumi, scorre in rivoli,
con mal trattenuti singhiozzi.

 

Herman Hesse

 

 

 

 

 

Rotating storm. San Jon, New Mexico (2009)

 

 

 

 

 

Funnel cloud. Northern Plains, South Dakota (2009)

 

 

 

 

 

Mushroom cloud. Lawndale, Minnesota (2010)

 

 

 

 

 

Clouds. Limon, Colorado (2010)

 

 

 

 

 

Saucer. Wiley, Colorado (2010)

 

 

 

 

 

Storm cell. Laramie Range, Wyoming (2009)

 

 

 

 

 

Wall cloud. Laramie Range, Wyoming (2009)

 

 

 

 

 

Trees clouds. Texline, Texas (2009)

 

 

 

 

Temporale.

 

Nella montagna nera
il torrente delira a voce alta.
A quella stessa ora
avanzi tra precipizi
nel tuo corpo sopito.
Il vento lotta al buio col tuo sogno
boscaglia verde e bianca
quercia fanciulla quercia millenaria
il vento ti sradica e trascina e rade al suolo
apre il tuo pensiero e lo disperde.
Turbine i tuoi occhi
turbine il tuo ombelico
turbine e vuoto.
Il vento ti spreme come un grappolo
temporale sulla tua fronte
temporale sulla tua nuca e sul tuo ventre.
Come un ramo secco
il vento ti sbalza.
Nel tuo sogno entra il torrente
mani verdi e piedi neri
rotola per la gola
di pietra nella notte
annodata al tuo corpo
di montagna sopita.
Il torrente delira
fra le tue cosce
soliloquio di pietre e d’acqua.
Sulle scogliere
della tua fronte passa
come un fiume d’uccelli.
Il bosco reclina il capo
come un toro ferito
il bosco s’inginocchia
sotto l’ala del vento
ogni volta più alto
il torrente delira
ogni volta più fondo
nel tuo corpo sopito
ogni volta più notte.

 

Octavio Paz

 

 

 

 

 

Road. Guymon, Oklahoma (2009)

 

 

 

 

 

Monsoon. Lordsburg, New Mexico (2010)

 

 

 

 

 

Bears's claw. Moorcroft, Wyoming (2010)

 

 

 

 

 

Storm over field. Lake Ponsett, South Dakota (2010)

 

 

 

 

 

Arm of god. Galatia, Kansas (2009)

 

 

 

 

 

Funnel cornfield. Northfield, Minnesota (2010)

 

 

 

 

 

Rain curtain. St.Francis, Kansas (2014)

 

 

 

 

 

Lightning storm. Laramie Range, Wyoming (2009)

 

 

 


And now go out with a bang: a Bruce’s song keep perfectly on the topic.
I dedicate the lyric to my Paciarotta, my life only one and absolute “sunny day”,
cause “her smile brings the mornin' light to my eyes,
lifts away the blues when I rise”.

 

 

 

 

It's rainin' but there ain't a cloud in the sky,
musta been a tear from your eye,
everything'll be okay.
Funny, thought I felt a sweet summer breeze,
musta been you sighin' so deep,
don't worry we're gonna find a way.

 

I'm waitin', waitin' on a sunny day,
gonna chase the clouds away,
waitin' on a sunny day.

 

Without you, I'm workin' with the rain fallin' down,
half a party in a one dog town,
I need you to chase these blues away.
Without you, I'm a drummer girl that can't keep a beat,
an ice cream truck on a deserted street,
I hope that you're coming to stay.

 

I'm waitin', waitin' on a sunny day,
gonna chase the clouds away,
waitin' on a sunny day.

 

Hard times, baby well they come to tell us all,
sure as the tickin' of the clock on the wall,
sure as the turnin' of the night into day.
Your smile girl, brings the mornin' light to my eyes,
lifts away the blues when I rise,
I hope that you're coming to stay.

 

I'm waitin', waitin' on a sunny day,
gonna chase the clouds away,
waitin' on a sunny day.