Desember 2017. Incontri ravvicinati.

 

 

 

 

 

 

 

 

“El mestée del mes” è dedicato a una breve disamina degli incontri ravvicinati di diverso tipo con forme di vita extraterrestri secondo la classificazione fatta da Josef Allen Hynek, astronomo americano che lavorò come consulente scientifico presso l'Aeronautica Militare Statunitense. L’analisi redatta nel 2017 da Chris French si basa sul sostenere che determinati fattori psicologici forniscono spiegazioni plausibili per motivare tali incontri. Chris French è a capo della Anomalistic Psychology Research Unit presso lo Psychology Department della Goldsmiths University of London. Ha pubblicato più di centotrenta articoli e saggi su una varietà di argomenti. Attualmente, la sua principale area di ricerca è la psicologia del paranormale e delle esperienze anomale. Il suo ultimo libro è “Anomalistic Psychology: Exploring Paranormal Beliefand Experience”.
Con questo non voglio affermare di non credere alla vita extraterrestre, anzi è mia convinzione l’esatto contrario. Il ritenere che nella immensità dell’universo la Terra sia l’unico pianeta in cui si sia evoluta la vita è pura e semplice presunzione.
Locandine originali di film sugli “incontri” dagli anni ’50 ad oggi si intrufolano tra il testo.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Incontri ravvicinati del primo tipo.

 


Il primo tipo di incontri ravvicinati nel sistema di classificazione di Hynek sono i semplici avvistamenti senza altre prove a sostegno. Sin dalla prima volta che hanno alzato gli occhi al cielo, agli esseri umani è capitato di vedere qualche oggetto non identificato (o forse fenomeni meteorologici o siderali, come il bagliore di una meteora che brucia nell’atmosfera). Ovviamente, se l'espressione “oggetto volante non identificato” fosse usata in senso letterale, per indicare che l'avvistatore non sa cosa stia guardando, non sarebbe un problema. Però ormai la sigla UFO è diventata sinonimo di un velivolo extraterrestre di qualche sorta. Di fatto, persino i sostenitori dell’ipotesi ET sono pronti a riconoscere che la stragrande maggioranza degli avvistamenti hanno spiegazioni ordinarie.
Le cause più comuni delle segnalazioni di UFO sono stelle e pianeti, meteore, aeroplani visti da angolazioni insolite, raggi laser, palloni sonda e lanterne cinesi. Di solito, è possibile scoprire cosa fosse veramente l'UFO veduto da qualcuno controllando l'ora dell'avvistamento e la posizione dell'oggetto in cielo e confrontandoli con le cause probabili: un volo notturno partito da un aeroporto nei pressi, ad esempio. Interessante, in questi casi, è il modo in cui i resoconti sono spesso influenzati da ciò che l’osservatore pensa di stare vedendo, in contrasto con ciò che sta realmente vedendo. Non dimentichiamo che abitualmente valutiamo dimensioni, distanza e velocità degli oggetti paragonandole alle dimensioni, distanza e velocità di altri oggetti che sono nelle vicinanze. Se vediamo in cielo un oggetto sconosciuto, è molto probabile che indizi del genere non siano disponibili.
L'immagine che si forma sulla retina di un oggetto grande che si trova molto lontano e si muove velocemente è esattamente la stessa di un oggetto più piccolo, più vicino e che si muove più lentamente; ciò nonostante spesso gli osservatori riferiscono con sicurezza dimensioni, distanza e velocità degli UFO. Nessuno è immune da tali errori di percezione. Esistono casi ben documentati di piloti professionisti che riferiscono di aver visto oggetti volanti passare accanto al proprio aereo che ulteriori indagini hanno poi rivelato essere meteore distanti centinaia di chilometri.
I sostenitori dell'ipotesi ET spesso adottano una posizione che sembra presupporre che, se gli scettici non sono in grado di trovare una spiegazione esaustiva per ogni singolo caso di avvistamento esaminato, allora dovrebbero accettare, per l'appunto, l'ipotesi ET. Ciò è semplicemente irragionevole. Così come la polizia non riesce a risolvere tutti i casi che investiga, alcuni avvistamenti di UFO resteranno per sempre irrisolti per la semplice mancanza di prove evidenti. L'onere della prova, anche nella ricerca scientifica, è sempre a carico di chi vuole dimostrare l’esistenza di un fatto, non di chi ne dubita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Incontri ravvicinati del secondo tipo.

 


La seconda categoria di Hynek si riferisce a casi che implicano un qualche tipo di prova fisica, di solito fotografie o video, ma anche segni lasciati sul terreno e/o incrementi della radioattività nei presunti siti di atterraggio e persino registrazioni radar. Qui mi limiterò a commentare le prove fotografiche e video, ma basti dire che solitamente anche gli altri generi di supposte evidenze fisiche possono essere plausibilmente giustificati senza ricorrere all’ipotesi ET.
L’affermazione «la macchina fotografica non mente mai» non è mai stata vera e, nell'era di Photoshop, meno che mai. E stato dimostrato che molte delle classiche fotografie di presunti UFO erano dei falsi deliberati, ma probabilmente la maggior parte delle persone che sostengono di aver catturato l'immagine di un UFO lo fanno in buona fede, e credono davvero ai propri avvistamenti. Ci sono altri due modi in cui qualcuno può sinceramente giungere a credere di avere la prova fotografica di un’astronave extraterrestre. Il primo è semplicemente un'ovvia estrapolazione da ciò che abbiamo detto sugli incontri ravvicinati del primo tipo: qualcuno vede qualcosa in cielo e riesce a scattare una o più fotografie dell'oggetto; dopo un'indagine adeguata, l'oggetto potrà in seguito essere correttamente identificato rivelandone la vera natura, probabilmente meno esotica, ma questo potrebbe anche non succedere mai, e il fotografo rimane convinto della sua “dimostrazione” di un incontro ravvicinato.
L'altra possibilità è che l'”UFO” non sia stato notato nel momento in cui la fotografia è stata scattata, ma solo in un momento successivo. Due interessanti fenomeni psicologi entrano in gioco in questo caso. Il primo è definito cecità da disattenzione, e si riferisce al fatto che spesso non ci accorgiamo di qualcosa che pure è chiaramente presente nel nostro campo visivo perché siamo concentrati su qualcos'altro. La dimostrazione classica di questo effetto è un esperimento nel quale ai soggetti viene mostrato un video nel quale alcune persone divise in due squadre, una che indossa magliette bianche e l'altra magliette nere, giocano ognuna con una palla, passandosela fra di loro e muovendosi in modo irregolare all’interno di una stanza. A metà circa del filmato, entra in scena una persona che indossa un costume da gorilla, si ferma in mezzo alle squadre battendosi il petto per svariati secondi, e poi esce. Se i soggetti guardavano il video senza fare nient'altro, tutti notavano il gorilla. Se invece avevano ricevuto l’istruzione di contare quante volte i giocatori della squadra bianca si lanciavano la palla, ignorando la squadra nera, quasi la metà dei sogg/+etti non notava affatto il gorilla.
Questo risultato ben documentato ed estremamente affidabile scredita del tutto la nostra sensazione che qualcosa di molto strano debba per forza catturare l’attenzione. Per la stessa ragione, se il fotografo di UFO concentra la sua attenzione sul soggetto centrale della fotografia, può benissimo non notare qualcosa di insolito sullo sfondo fino a che la fotografia non viene esaminata in un secondo momento. Quindi la misteriosa macchiolina sfocata color argento che compare in una fotografia avrebbe potuto essere correttamente spiegata e indentificata nel momento dello scatto -se non fossimo stati distratti- come, poniamo, una mongolfiera.
Il secondo fenomeno psicologico pertinente a questo caso è la pareidolia, che si riferisce alla tendenza che tutti abbiamo di percepire forme casuali come oggetti chiari e distinti, ad esempio vedere dei volti nelle nuvole, nelle venature del legno o anche nel formaggio di un toast. Nel contesto di fotografie di supposti UFO, ciò significa che l'oggetto più banale che si fosse trovato sullo sfondo, magari mentre si muoveva a forte velocità, oppure se ripreso da un'angolazione insolita, può benissimo risultare in un'immagine ambigua facile da scambiare per un disco volante o chissà quale altro velivolo extraterrestre. C'è sempre la possibilità, naturalmente, che alcune delle evidenze fotografiche o video che sono state raccolte possano in effetti essere la registrazione di una vera astronave aliena entrata nell'atmosfera; o che in futuro una visita degli alieni possa venire immortalata in questa maniera. Uno scetticismo onesto ci richiede di tenere la mente aperta a una tale evenienza. Ma è molto strano che, malgrado l'onnipresenza di telecamere di sicurezza a circuito chiuso e la buona qualità delle telecamere presenti sui telefoni cellulari, le prove fotografiche portate a sostegno della presenza di UFO siano le stesse di sempre: immagini sfocate e mosse di luci non identificate contro lo sfondo del cielo nero.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Incontri ravvicinati del terzo tipo.

 


Il titolo del famosissimo film di Spielberg si riferisce ai contatti diretti fra umani e alieni. Nel 1952, George Adamski sostenne di aver incontrato nel deserto della California un'attraente femmina aliena che lo avrebbe addirittura portato a fare un giro con la sua astronave. Fu il primo dei cosiddetti “contattati” dell’epoca, ognuno dei quali scrisse svariati bestseller sulle proprie avventure con amichevoli extraterrestri. Questi resoconti, per quanto divertenti, non sono mai stati presi sul serio nemmeno dagli ufologi, i quali hanno sempre ritenuto che rappresentassero la «frangia estremista» che avrebbe gettato discreto sull'ufologia.
Per un certo tempo, ci fu la comparsa a getto continuo di contattati sempre pronti a rilasciare interviste ai media (e vendere libri) sui loro incontri ravvicinati. Nei primi anni, spesso producevano fotografie di UFO a sostegno delle loro affermazioni, molte delle quali si rivelarono presto dei falsi in mala fede. Forse in risposta a queste demistíficazioni, negli anni seguenti diventò di moda sostenere che il contatto aveva avuto luogo attraverso una connessione psichica anziché con la visita materiale di un’astronave. Era un classico che i contattati riferissero di essere entrati in uno stato di trance e poi “presi” dagli alieni per consegnare i loro messaggi alla Terra. Sovente si affermava che gli alieni implicati in questi incontri provenissero da pianeti vicini. Con l'avanzamento della tecnologia e la diffusione di maggiori notizie sul nostro Sistema solare, diventava evidente che le condizioni di pianeti come Marte e Venere erano molto diverse da quelle descritte dai contattati. Per giunta, via via che si faceva più agguerrita la competizione tra i contattati per ottenere l'attenzione dei media e del pubblico, i resoconti di tutti costoro tendevano a diventare sempre più elaborati. Un'altra tendenza che si notava era che le date dei presunti incontri venivano fatte risalire sempre più indietro nel tempo, e ogni contattato pretendeva di essere stato il primo prescelto dagli alieni. Che i contattati mentissero consapevolmente ai loro seguaci o fossero degli illusi in buona fede, di una cosa possiamo essere certi: le loro affermazioni non avevano assolutamente alcun riscontro fattuale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Incontri ravvicinati del quarto tipo.

 


Anche se Hynek aveva proposto soltanto le tre categorie appena descritte, in seguito alcuni appassionati hanno sentito il bisogno di aggiungerne una quarta. Gli incontri ravvicinati del quarto tipo sono rappresentati dai presunti rapimenti di umani a opera di alieni. Uno dei primi di questi casi fu quello di Antonio Villas Boas, un contadino brasiliano, il qualche dichiarò che nel 1957 era stato rapito mentre lavorava di notte nella sua fattoria e costretto ad avere rapporti sessuali con un'attraente extraterrestre di fattezze femminili. Pare che, durante il sesso, questa femmina aliena emettesse dei suoni simili a latrati. A questo caso fece seguito, alcuni anni dopo, quello che è probabilmente il più famoso rapimento alieno di tutti i tempi, che suscitò l'attenzione mediatica a livello mondiale. Si tratta della vicenda di Betty e Barney Hill. Il presunto rapimento degli Hill, nel 1961, fu preso molto più sul serio dalla comunità ufologica di tutti quelli che l'avevano preceduto.
Molti degli aspetti di quel caso sono poi regolarmente riemersi nei successivi: l'avvistamento iniziale di un UFO, il cosiddetto “vuoto temporale”, cioè una lacuna nella memoria del rapito relativa a un certo lasso di tempo, e l'uso della regressione ipnotica per «recuperare» i ricordi completi dell'evento. A questo rapimento John G. Fuller dedicò il suo libro “Prigionieri di un UFO”, e la sua notorietà presso il grande pubblico di tutto il mondo fu consolidata dai bestseller che seguirono, tra cui “Communion” di Whitley Strieber, “Intrusi” di Budd Hopkins, entrambi usciti nel 1987, e “Rapiti. Incontri con gli alieni” di John Mack, pubblicato nel 1994. Quest’ultimo libro fu accolto con particolare favore dalla comunità ufologica perché, mentre Strieber era uno scrittore di horror e Hopkins un artista, John Mack era un docente di psichiatria a Harvard vincitore di un premio Pulitzer. Per cui, avere una persona della sua levatura che proclamava che le vicende dei rapimenti riportate nel suo libro erano “non allucinazioni, non sogni, ma esperienze reali” conferiva molta più credibilità a tali affermazioni.
Non si sa con esattezza quante persone abbiano sostenuto di avere ricordi coscienti dell’essere stati rapiti da alieni, ma si tratta di parecchie migliaia. Questi resoconti, tipicamente, contengono una serie comune di elementi: svegliarsi in un letto paralizzati con la forte sensazione di una presenza, vedere degli alieni, essere portati a bordo di un'astronave e sottoposti a svariate procedure mediche, e essere riportati a letto. Ci sono delle varianti, come essere rapiti dall'auto durante lunghi e monotoni viaggi, essere accompagnati a visitare l'astronave o persino portati a fare un giretto nello spazio, aver ricevuto messaggi da consegnare al genere umano, classicamente dei moniti contro i pericoli derivanti dall'inquinamento o dalla guerra nucleare.
Occorre qualche cautela nel fornire una spiegazione dei rapimenti alieni valida per tutti i casi, vista la loro varietà e ricchezza di dettagli, ma di certo alcuni fattori psicologici appaiono applicarsi alla grande maggioranza di essi, fatta eccezione per quella minoranza costituita da deliberate falsità. Sempre più numerose sono le evidenze a sostegno del fatto che la maggior parte dei rapimenti alieni sono probabilmente basati su falsi ricordi, vale a dire, ricordi apparenti di fatti che in realtà non sono mai accaduti. In primo luogo, presi come gruppo, i rapiti presentano profili di personalità particolarmente portate ad avere falsi ricordi, se paragonati ai gruppi di controllo negli studi che sono stati effettuati. Registrano punteggi più alti in una serie di misure della personalità che sono notoriamente correlate con la propensione ai falsi ricordi. Tra queste vi sono l'inclinazione al fantasticare e la sensibilità all'ipnosi, come pure la dissociazione mentale (la tendenza a provare stati alterati di coscienza quali esperienze extracorporee) e l'assorbimento (la tendenza a lasciarsi totalmente coinvolgere da una propria attività mentale, come «perdersi» mentre si legge un libro o si guarda un film).
In secondo luogo, in uno studio condotto da Susan Clancy e colleghi alla Harvard University, individui che riferivano ricordi coscienti di essere stati rapiti da alieni ottenevano punteggi più elevati, rispetto ai gruppi di controllo, in una misura sperimentale diretta della propensione ai falsi ricordi. La misura utilizzata in questo studio consisteva nel presentare ai partecipanti una serie di elenchi di parole da ricordare. Entro ciascun elenco, ogni termine era strettamente correlato per il suo significato a uno specifico termine che però non era presente. Ad esempio, potevano esserci le parole russare, sonnellino, sogno, coperta, letto, cuscino e incubo, ma non la parola sonno. E molti soggetti riferivano scorrettamente che anche la parola sonno era presente. Il numero totale di parole scorrettamente riportate per tutte le liste fornisce una misura dell'inclinazione ai falsi ricordi.
In terzo luogo, le tecniche usate per il presunto “recupero” dei ricordi di rapimenti alieni, come la regressione ipnotica, sono oggi ampiamente ritenute dei mezzi che producono invece dei falsi ricordi, basati su aspettative, credenze, fantasie e frammenti di ricordi veri di film visti, libri letti e così via. I ricordi apparenti che si generano possono dare la sensazione di essere molto reali, accompagnati da vividi dettagli e forti emozioni. Queste tecniche vengono impiegate perché nella comunità ufologica si crede diffusamente che gli alieni siano in grado di cancellare nelle loro vittime i ricordi relativi al vissuto del rapimento. Vale la pena notare che l'utilizzo di tecniche controverse per il “recupero” dei ricordi come la regressione ipnotica tipicamente dà come risultato il “recupero” dell'esatto tipo di ricordo che ci si aspettava. Per cui, se un paziente sospetta di essere stato vittima di un rapimento alieno, è proprio questo ciò che i suoi ricordi “recuperati” andranno a confermare. Se crede di essere stato vittima di un abuso nell'ambito di riti satanici, è questo ciò che i suoi ricordi “recuperati” andranno a confermare. Così come può convincersi di essere stato Napoleone o Cleopatra in una vita passata. In tutti i casi, le tecniche usate sono identiche e, in tutti i casi, in assenza di qualunque prova indipendente a sostegno delle affermazioni dei pazienti, dovremmo essere estremamente cauti nell’accettarle come resoconti attendibili di eventi che abbiano realmente avuto luogo.
Quali tipi di esperienze possono portare una persona a sospettare di essere stata vittima di un rapimento alieno, e quindi decidere di recuperare i ricordi completi del presunto evento? Le esperienze che fungono da innesco possono essere le più varie, dal presunto avvistamento di un UFO, a un vuoto temporale, o alla scoperta sul proprio corpo di cicatrici di origine ignota, tutte circostanze aperte a spiegazioni alternative del tutto ordinarie. Ad esempio, un’esperienza di vuoto temporale può riflettere nient’altro che la comune esperienza colloquialmente nota come «ipnosi da autostrada», nella quale, durante un viaggio in auto lungo e noioso, si entra in uno stato di coscienza leggermente alterato in cui la percezione del tempo è falsata. Oppure, è quasi certo che, se esaminassimo scrupolosamente ogni centimetro quadrato del nostro corpo, troveremmo dei segni sulla pelle o delle piccole cicatrici di origine sconosciuta che non abbiamo mai notato prima. L'idea che siano stati prodotti da interventi medici alieni non è una delle spiegazioni più probabili.
Ma ciò che più d'ogni altra cosa induce a credere di essere stati rapiti dagli alieni è un fenomeno noto come paralisi del sonno, che nella sua forma più semplice è molto comune. Si tratta di un periodo di paralisi temporanea, che di solito dura appena qualche secondo, che può verificarsi nel momento in cui si passa dal sonno alla veglia. E una sensazione sconcertante ma nulla più. Una fetta di popolazione che va dal 10 al 30 per cento riferisce di aver vissuto questa esperienza almeno una volta. Una quota minore, intorno al 5 per cento, riporta sintomi addizionali che rendono l'esperienza un po' più terrorizzante, e una quota ancora più piccola ne soffre in maniera continuativa. Tra i sintomi aggiuntivi può esserci la forte sensazione di una presenza demoniaca, allucinazioni visive (come luci che si muovono nella stanza o figure mostruose), allucinazioni uditive (voci, passi, suoni meccanici), allucinazioni tattili (sentirsi stringere in una morsa o tirare fuori dal letto), una pressione sul petto che induce difficoltà a respirare e un'intensa paura.
Si sono comprese, almeno in termini generali, le cause di questo fenomeno. Il normale ciclo del sonno consiste di fasi REM (caratterizzate dal movimento oculare rapido, rapid eye movement) e fasi non REM. Durante il sonno REM, i muscoli del corpo sono a tutti gli effetti paralizzati, presumibilmente per impedire alla persona che dorme di mettere in atto i propri sogni. Tuttavia, durante un episodio di paralisi del sonno qualcosa in questo meccanismo non funziona e, per dirla in parole semplici, è come se il cervello si svegliasse ma il corpo no. Il risultato può essere un momento di panico nel quale la persona che ne soffre è pienamente consapevole di tutto ciò che la circonda ma non può muoversi. In aggiunta a questo, l’immaginario dei sogni si combina alla coscienza dello stato di veglia. Se chi è colpito dal disturbo non ne è consapevole, può avere la sensazione di impazzire. E se gli capita fra le mani il libro di un sedicente «esperto» di UFO che afferma che quei sintomi sono indicativi di un probabile rapimento alieno, può trovarlo rassicurante, nel senso che non sta perdendo la testa ma c'è una ragione... e il passo successivo è ovvio. Andrà a cercare un ipnotista che lo aiuti a recuperare i ricordi completi di tutta la vicenda del suo sequestro. Il risultato finale è un dettagliato falso ricordo di un rapimento alieno.