Luj 2012. La notte.
La notte
La notte è una donna,
splendida e seducente, tenebrosa e sfuggente,
che ti si dona perdutamente
solo se rinunci al tuo prezioso sonno.
Sacrificio assoluto, provocante talvolta dannazione,
come amore travolgente, disperato,
impietosamente sa elargire.
E allora, in certi momenti,
invochi aiuto per troncare questo amore:
da solo non ce la fai.
Ma la notte sa, che esistere senza lei,
ormai ti è impossibile,
e così, attende,
paziente e silenziosa,
le tue ripetute sconfitte.
Lei ti consente di penetrarne ogni recondita intimità,
ogni indicibile recesso, ogni inquietante arcano,
che ai dormienti son preclusi.
La notte è la tua più assidua e fedele compagna.
Con lei è sublimazione di attrazione e avversione,
perché lei sola ti conosce veramente.
Dialogando con lei,
trascinandoti in convulse riflessioni,
facendoti lievitare pensieri altrimenti celati,
concedendoti ogni libertà e trasgressione,
fa affiorare il peggio o il meglio di te,
provoca conati di inconscio e creatività
in aura di mistero e di magia.
The night I love/hate, 2012.
I poeti lavorano di notte
quando il tempo non urge su di loro,
quando tace il rumore della folla
e termina il linciaggio delle ore.
I poeti lavorano nel buio
come falchi notturni od usignoli
dal dolcissimo canto
e temono di offendere Iddio.
Ma i poeti, nel loro silenzio
fanno ben più rumore
di una dorata cupola di stelle.
Alda Merini
Femmes dans la nuit, Joan Mirò 1945
Le sens de la nuit, René Magritte 1927
Che cos'è l'insonnia
se non la maniaca ostinazione della nostra mente
a fabbricare pensieri, ragionamenti,
sillogismi e definizioni tutte sue,
il suo rifiuto di abdicare di fronte
alla divina incoscienza degli occhi chiusi
o alla saggia follia dei sogni?
Marguerite Yourcenar
Notte stellata, Edvard Munch 1922-1924
Arana de noche, Salvador Dalì 1940
Il soggetto de "on mestée del mes" è la notte. Ma la notte insonne, o almeno quella parte di essa in cui Morfeo non ti ha preso per mano e condotto per sentieri onirici. Parlo della notte ad occhi aperti o socchiusi che può indurre a paure ancestrali, istintive, determinate dalla privazione di luce, caratterizzata dalla perdita totale o molto accentuata del vedere e del conseguente non sapere cosa accade intorno, talora con quella sensazione di essere circondato da fantastiche "creature della notte", dolcemente avvolto da timori di bimbo.
E'questa la notte che ti trascina alla riflessione, alla introspezione, alle analisi, ai ricordi, ai rimpianti, alle nostalgie, più di qualsiasi altro momento quotidiano del vivere: l'intimità con te stesso o con ciò che ti attornia diviene assoluta, talvolta piacevolissima, talvolta lacerante: si spera allora, o che la notte continui senza tregua o che finisca al più presto con l'arrivo del sonno ristoratore o della luce del giorno.
La notte è forse il momento in cui sei veramente te stesso, ti togli la maschera, rimani nudo: molti evadono dalla notte per evitare tutto questo, per eludere il silenzio, la solitudine, lo specchiarsi dell'anima. Ci si inventa allora notti "brave", ipersocializzanti, affogate in surrogati del piacere, notti Hyde in alternativa a giorni Jekyll... ma l'essenza della notte è altra e può certo procurare angoscia, angoscia di se stessi, e la tentazione di fuggire alla propria immagine in ogni modo.
La notte può anche essere rifugio dalla insipienza del giorno e per questo talvolta vorresti che l'incedere dell'alba non avesse luogo.
Moonlight night, Wassily Kandinsky 1907
Night mist, Jackson Pollock 1944-1945
Notte stellata, Vincent Van Gogh 1889
Les escalier de la nuit, Joan Mirò 1970
Puerto de Cadaques de noche, Salvador Dalì 1919
La notte rimuove l'abituale sensazione di una vita comunitaria;
quando non brilla luce,
né si ode più voce umana,
chi ancora veglia prova un senso di solitudine,
e si vede isolato e affidato a se stesso.
Camminare all'aperto, di notte,
sotto il cielo silente,
lungo un corso d'acqua che scorre quieto,
è sempre una cosa piena di mistero,
e sommuove gli abissi dell'animo.
Hermann Hesse
Pêche de nuit à Antibes, Pablo Picasso 1939
La notte assume scenografie, colonne sonore, completamente diverse, che incidono sulla suggestione, sul modo esteriore e interiore di immergersi in essa, sulla sfera emozionale, sulla profondità di ascolto del tuo essere: tutto ciò dipende sia dalla mera individualità sia anche dall'oggettivo contesto ambientale in cui "vivi" la notte.
Chi ha vissuto differenti notti, sa quanto diversa sia la notte tra la notte nelle città del primo mondo e la notte nelle città del terzo mondo, tra la notte nella foresta tropico-equatoriale e la notte nella savana africana, tra la notte di una spiaggia protetta dalla barriera corallina e la notte di una scogliera infranta dai marosi, tra la notte accecante della estate dei paesi alle latitudini estreme e la notte incredibilmente stellata nel deserto, tra la notte serena e la notte di tempesta, tra la notte nell'alto dei cieli e la notte beccheggiante sperduta nell'oceano.
Avendole vissute tutte, mi sia permesso di ricordarne due: una passata nella foresta tropico-equatoriale caratterizzata, favorita dalla assenza di una finestra nella camera, dall'inenarrabile multisonorità delle "voci" delle creature notturne, la loro complessa armonia in un assoluto naturale con decibel talmente elevati da lasciarmi indelebile ricordo; l'altra, protagonista sempre il mondo animale non in orchestrale espressione ma in magnifico assolo, nel bush africano, caratterizzata dalla invisibile presenza di sua maestà il leone.
L'inatteso ruggito, cupo, roco, potentissimo, ripetuto più volte, che tacita immediatamente il vociferare notturno della savana, che lascia uomini e animali attoniti, rapiti da simile fascinazione acustica, incide nel profondo una emozione unica.
Night, Wassily Kandinsky 1907
Notte stellata sul Rodano, Vincent Van Gogh 1888
Notte d'estate, Piet Mondrian 1906
Walpurgis night, Paul Klee 1935
Night sounds, Jackson Pollock 1944
A volte è solo grazie al buio
che si possono scorgere quei riflessi di vita
che vale la pena vivere
ma che alla luce del sole
sembrano insignificanti.
Sonia
La nuit enchantée, Marc Chagall 1964
Barbare dans la nuit, Joan Mirò 1976
Nella mitologia greca la notte si presenta come la grande dea Nyx, vestita di nero e con l'abito trapunto di stelle, che durante il giorno riposa in una caverna nel lontano Occidente e al tramonto, con un carro al quale sono attaccati dei cavalli neri, viaggia nel cielo. Nyx è madre delle divinità della "vendetta", della "sventura" e della "morte" (Tanathos). In questa dimensione il simbolo ha assunto un chiaro collegamento con concezioni etiche che hanno fatto divenire la notte "la compagna del male, che volta le spalle alla vita", associandola per questo direttamente al tema della morte. Così la notte è anche tempo di ignoranza e di peccato, in cui l'oscurità delle tenebre assume chiaramente una connotazione moralmente negativa.
Il simbolismo della luce e delle tenebre proprio delle religioni occidentali (incluso l'islamismo) ha certamente un legame radicale con la tradizione filosofica greca, che spesso fornì alla luce, e di conseguenza anche al buio notturno, questa connotazione sia intellettuale che etica. Nella mitologia, nel culto e nell'iconografia tutte le religioni esprimono simbolicamente l'idea della luce come simbolo di benedizione, e anche quando non oppongono diametralmente luce e tenebre come due principi ostili -così come avviene in tutte le religioni dualiste-, manifestano sempre una marcata preferenza per la luce. Nel pensiero antico, a proposito della notte, troviamo tuttavia anche un insieme di significati positivi: "secondo la credenza antica, nell'oscurità l'uomo può associarsi a forze misteriose, può investigare il futuro e scoprire tesori". La notte per questo era considerata il tempo della magia, e della dea lunare propizia alla magia.
Nyx è anche la madre dei sogni, anche di quelli amorosi, legata com'è al principio passivo, femminile e inconscio. La si associa per questo anche a ciò che è "irrazionale" e "incosciente": dispensatrice del sonno e liberatrice dagli affanni del giorno, la notte presso i Greci prende anche il nome di Euphrosyne, madre di Hypnos, il sonno. Per questo il vocabolo "notte" talvolta assume nella grecità profana anche questa connotazione positiva, quando indica il tempo del sonno ristoratore. Va anzitutto rimarcato il fatto che nella notte l'oscurità non appare più (a differenza del concetto di "tenebra") come un fatto assoluto, ma in certo senso limitato. È ciò che, pur non essendo ancora alba, in qualche modo già la prelude: così come per il simbolo dell'acqua, la notte diventa espressione di "fertilità", "potenzialità" e "germinazione"; per questo è uno stato di anticipo in cui, anche se non è ancora giorno, si dà la promessa dell'alba.
La notte si pone dunque in relazione simbolica col grembo della madre protettrice, indicazione del seno materno protettore e fertile. Essa, soprattutto per l'uomo dell'antichità, è particolarmente infatti vicina alle origini stesse della vita, più che il giorno, poiché la notte primordiale dominava prima che il sole e la luna fossero "creati". Esiodo non a caso diede alla notte il nome di "madre degli dei", perché i Greci credevano che la notte e il buio precedessero l'origine di tutte le cose. La simbologia della notte, associata alle tenebre, non presenta dunque connotazioni esclusivamente negative, indica anzi quella condizione capace di aprire alla persona umana un accesso alle profondità dell'essere, quelle solitamente più nascoste perché originarie, quelle che "di giorno" non si vedono, e che si riferiscono al senso ultimo della sua esistenza, della sua origine e del suo destino, al rapporto con se stesso, con la realtà che lo circonda, con il mistero e la trascendenza. (M.Mantovani)
Terrazza del caffè(notturno), Vincent Van Gogh 1888
So che la notte non è come il giorno:
che tutte le cose sono diverse,
che le cose della notte non si possono spiegare nel giorno
perché allora non esistono,
e la notte può essere un momento terribile per la gente sola
quando la loro solitudine è incominciata.
Ernest Hemingway
Paesaggio notturno, Piet Mondrian 1907
La nuit, Marc Chagall 1953
Le notti in cui abbiamo dormito
è come se non fossero mai esistite.
Restano nella memoria solo
quelle in cui non abbiamo chiuso occhio:
notte vuol dire notte insonne.
Emil Cioran