Giugn 2021. Celti o cartaginesi risalirono il rio delle Amazzoni?

 

 

 

 

 

 

 

 

Sempre tratto dal libro " Culture dimenticate" di Harald Haarmann, riporto un capitolo che narra dei Chachapoyas del nord Perù. Ciò che mi ha intrigato nel profondo è la ipotesi, peraltro sorretta geneticamente in questi ultimi anni, che siano stati -e sono tuttora- discendenti di nuclei celtici o cartaginesi che attraversarono l'Atlantico risalendo sino al territorio chachapoyas il rio delle Amazzoni.

 

 

 

 

 

Fortezza di Kuelap.

 

 

 

 

In Sudamerica non è strano incontrare persone dai tratti europei, i cui antenati hanno vissuto nel Nuovo Mondo sin dal tempo della colonizzazione. In Cile, per esempio, cisono famiglie nobili che sono orgogliose di poter dire che i loro membri non si sono mai mischiati agli indigeni e che hanno mantenuto puro il loro sangue europeo. La "pureza de sangre" divenne ideologia di stato durante la fase finale della "reconquista" spagnola, che ebbe come conseguenza la cacciata dei mori e degli ebrei. Gli spagnoli emigrati in America in seguito alla colonizzazione portarono con sé quest'ideologia nella loro nuova patria. Un concetto sicuramente elitario nell'America latina di oggi, giacché la gran parte della popolazione locale è costituita da meticci, discendenti da europei e indigeni americani.
In Perù invece, ad esempio per le strade di Cusco, ci si può imbattere in persone dai tratti europei, con capelli biondi o rossicci, che parlano lo spagnolo dell'America latina e dunque di certo non sono arrivati dalla Spagna. Quando si comincia a conversare con loro, si rimane meravigliati nello scoprire che appartengono a un gruppo etnico stanziato tradizionalmente nella foresta pluviale peruviana, lì dove i loro antenati si erano stabiliti già in epoca precolombiana.
Sono i peruviani della popolazione indigena dei Chachapoyas. Nel XVI secolo il conquistatore e cronista Pedro Cieza de León fu il primo europeo a dare notizia di questa popolazione, in cui si era imbattuto durante una spedizione nel nord del Perù. Nel primo volume della sua opera "Crónicas del Perú" (I, 78), pubblicata nel 1553, Cieza de León esprime tutta la sua meraviglia per la fisionomia di questa gente, dalla carnagione chiara e i capelli biondi, di bell'aspetto, che dava tutta l'impressione di essere europea. Chachapoyas è il nome con cui questi "proto-americani" chiamavano se stessi, ma sono conosciuti anche come "guerrieri delle nubi". L'immagine della foresta di nubi è da farsi risalire probabilmente alla cultura inca ed è associata a un preciso fenomeno meteorologico: in un paesaggio caratterizzato da imponenti massicci e gole profonde, le nubi scendono molto in basso e sembrano appoggiarsi alla foresta. Dall'espressione in lingua quechua "sach'a phuyu (sach'a "albero" e phuyu "nube") deriva il nome dei Chachapoyas, la "gente delle nubi".
La regione storica dei Chachapoyas era la valle del fiume Utcubamba (provincia di Bagua), nel nord del Perù. Situata lungo il corso superiore del Rio delle Amazzoni, questa regione segna la zona di passaggio tra l'area della foresta tropicale nel bacino dell'Amazzonia e l'altopiano delle Ande e prende talvolta il nome di "Ande amazzoniche". Tracce degli insediamenti più antichi (circa 800-1200) si trovano nel sito di Kuelap, mentre testimonianze di fasi culturali più recenti si trovano a Chipurik (circa rzoo-1350) e Revash (circa 1350-1450) (Nystrom, 2006, p.335). Poi inizia l'era del dominio inca. A segnalare la presenza storica di questo gruppo etnico nella regione sono sia la città di Chachapoyas, sia l'omonima provincia. I Chachapoyas gestirono le vie commerciali dal 900 fino al 1450 d.C. circa, quando il controllo fu monopolizzato dagli inca (Church e von Hagen, 2008, pp. 904 sgg.).
Nel primo resoconto di un cronista del XVI secolo -Garcilaso de la Vega era il figlio di un conquistatore spagnolo e di un'aristocratica inca- si legge che il territorio dei Chachapoyas aveva le dimensioni di un regno. La popolazione aveva fatto parlare di sé già in epoca precolombiana, quando gli Inca, all'apice della loro potenza, volevano annettere al loro impero anche l'area confinante con l'Amazzonia, ma con loro sorpresa dovettero scontrarsi con dei guerrieri valorosi che opposero una strenua resistenza. Solo intorno al 1450, dopo numerose campagne militari, gli Inca riuscirono finalmente a sottomettere i Chachapoyas.
I guerrieri delle nubi continuarono però a ribellarsi al dominio degli Inca, che perseguivano a lungo termine una politica di assimilazione (in lingua quechua "mitma") e trasferivano forzatamente gli abitanti di interi villaggi. Tra i lavoratori che, su iniziativa del sovrano inca Yupanqui, costruirono il complesso di Choquequirao (Chuqi K'Iraw "culla dell'oro") nei pressi del Machu Pichu, c'erano anche questi "mitmaqkuna" ("sfollati") di etnia chachapoya.
All'arrivo degli spagnoli negli anni trenta del Cinquecento l'opposizione alla dominazione inca portò a esiti tragici. L'odio per gli Inca condusse i Chachapoyas a schierarsi dalla parte dei conquistadores spagnoli, che sotto la guida di Fancisco Pizarro intendevano impossessarsi del Perù e sottomettere gli Inca. I Chachapoyas non erano consapevoli del fatto che stavano contribuendo a preparare il terreno per una dominazione che sarebbe stata rigida e repressiva tanto quanto quella inca. Nel 1547 una consistente guarnigione di soldati spagnoli fu trasferita nella regione della Chachapoya.
A spiccare nella cultura dei Chachapoyas sono le peculiarità architettoniche e quelle legate alla pratica funeraria. Sul piano della tecnica edile erano due i modelli principali: da un lato costruzioni circolari in pietra, dall'altro terrazzamenti rialzati sui pendii delle montagne. Un esempio straordinario di costruzione circolare è la città di Kuelap, con i suoi oltre quattrocento edifici e la sua massiccia cinta muraria, alta fino a 20 metri e lunga circa 600 metri. Questa struttura monumentale fu costruita nel VI secolo d.C. a un'altezza di quasi 3000 metri sul livello del mare e offriva spazio per circa 3500 abitanti. Tutt'oggi si continuano a scoprire antiche città chachapoya abbandonate, come è accaduto nel 2008 con l'individuazione di un sito fortificato nella zona della foresta pluviale amazzonica (nel distretto peruviano di Jamalca).
Nel periodo in cui i Chachapoyas furono sotto il dominio inca, si adeguarono ampiamente alle abitudini di vita dei loro sovrani e ne acquisirono la lingua quechua. Dagli Inca i Chachapoyas hanno ripreso anche la mummificazione, una pratica funeraria in cui si dà espressione al forte legame tra gli antenati e il mondo dei vivi: "Toglievano gli organi interni, preparavano la pelle con estratti vegetali e imbottivano le guance con del cotone per far sembrare più vivace il viso" (Giffhorn, 2014, p. 27).
Nell'area di insediamento dei Chachapoyas sono state ritrovate centinaia di mummie e ancora oggi si scoprono nuove cavità che conservano corpi mummificati. E quanto è accaduto ad esempio nel 2006, quando è stata rinvenuta una tomba sotterranea nei pressi di una regione che i locali chiamano "Iyacyecuj" ("acqua incantata").
E senz'altro singolare anche l'usanza di chiudere le salme dentro sarcofagi che venivano poi raggruppati e disposti in verticale. Essi sono sormontati da teste su cui sono dipinti i tratti del viso, e anche le pareti esterne del sarcofago erano dipinte con gli attributi dei vivi, ad esempio collane o abiti. I sarcofagi venivano sistemati in cavità scavate all'interno di un pendio. Talvolta i defunti venivano sepolti in costruzioni simili a mausolei: si trattava di case in miniatura, anche queste realizzate in cavità all'interno dei pendii.
Sia tra i Chachapoyas, sia tra gli Inca era diffusa la credenza negli spiriti. E per questo motivo che gli Inca non distrussero i luoghi sacri dei Chachapoyas in cui erano sistemati i sarcofagi o le mummie. Troppo grande era la paura di far adirare gli spiriti dei morti; che potevano poi far loro visita nel sonno e vendicarsi. La credenza che le anime dei morti siano onnipresenti non è diffusa solo tra le popolazioni indigene del Perù, ma anche tra le altre popolazioni amerinde. Da sempre, e ancora oggi, lo sciamanesimo è un fattore vitale della società chachapoya. Le tombe ancora intatte vengono localizzate talvolta con l'aiuto delle visioni degli sciamani (Andresen e Forman, 2000, p. 96).
Le mummie dei Chachapoyas ci forniscono anche informazioni importanti sulla natura della loro società. Non si riscontrano differenze sostanziali nel trattamento di uomini e donne, o nella decorazione delle tombe in base allo status economico dei defunti. Né, infine, sono state rinvenute tombe dire. Gli antropologi sono concordi nell'affermare che la società dei Chachapoyas era sostanzialmente egalitaria. Forse le donne vi avevano un ruolo preponderante. Ne è un indizio il fatto che fu una delegazione di donne di Cajamarquilla (provincia di Bolivar), guidate a loro volta da una donna, a contrattare le condizioni di pace con il sovrano inca Huayna Capac. Il punto in cui si concluse la pace venne dichiarato luogo sacro e da quel momento in poi ne fu vietato l'accesso.
La regione in cui si erano stabiliti i Chachapoyas era una terra che aveva già ospitato altre civiltà. Le tracce più antiche della presenza umana (utensili in pietra come raschietti, lame e punte di freccia) risalgono a circa 10.000 anni fa. Gli inizi della produzione di ceramica si datano attorno al 1400 a.C., e la regione fu abitata continuativamente fino al 200 d.C. I caratteri distintivi della civiltà chachapoya si ritrovano a partire dal 750 d.C. circa, e la loro presenza si può associare, non senza qualche problema, alle più antiche culture locali. Ma come si spiega il profilo singolare della civiltà dei Chachapoyas e in che condizioni è sorta?
Sono state formulate molte ipotesi sull'origine dei Chachapoyas. Alcuni teorizzano che i loro antenati siano migrati dal nord del Perù nella valle dell'Utcubamba con altre popolazioni, quando nell'era preistorica la regione settentrionale si prosciugò a seguito di un cambiamento climatico, mentre le zone più a sud rimasero più adatte alla pratica dell'agricoltura. La teoria di una migrazione interna nella regione delle Ande non spiega però le peculiarità antropologiche dei Chachapoyas. Perché questi uomini, che i peruviani chiamano "gringuitos" ("piccoli stranieri bianchi "), hanno un aspetto così europeo?
Già in passato erano state fatte congetture sulla possibilità di una migrazione dall'Europa verso il Sudamerica in epoca precolombiana, ma è solo con i recenti studi genetici sul DNA dei Chachapoyas che sono state acquisite informazioni concrete. Queste ci dicono che i membri di tale gruppo etnico possiedono una componente genetica (Rrb) che indica in modo inequivocabile una provenienza europea, datata nel periodo precedente la colonizzazione dell'America. I Chachapoyas hanno vissuto per molto tempo isolati, e ulteriori componenti genetiche provenienti dalle vicine popolazioni amerinde risalgono a un'epoca successiva (Guevara et al., 2016).
Un'ipotesi più recente prevede che i Chachapoyas siano i discendenti di europei (ceppo celtico) per linea maschile e di amerindi per linea femminile. Giffhorn (2014) suppone vi sia stata una spedizione via mare organizzata da popolazioni del Mediterraneo occidentale (celti, o forse cartaginesi), che con le loro navi arrivarono in Sudamerica, risalirono il Rio delle Amazzoni e penetrarono così nell'entroterra, per poi stabilirsi nella zona di confine tra l'Amazzonia e le Ande.
Rimane un'altra domanda: come è possibile che certe caratteristiche, come quella dei capelli rossicci o dei tratti del volto europoidi, siano state mantenute tra i Chachapoyas (discendenti degli uomini del Vecchio Mondo) per così tante generazioni, pur essendo la regione del Perù nord-orientale popolata per la gran parte da amerindi? "Probabilmente i diretti discendenti dei migranti europei ebbero sempre un ruolo dominante all'interno della società, mischiandosi poco -come accadde per i faraoni o per gli Inca- con la popolazione indigena". (Giffhorn, 2014, p. 248).
Tutte queste sono solo congetture. Bisognerà aspettare nuovi ritrovamenti archeologici o studi antropologici sulle popolazioni amerinde per avere una risposta chiara alle nostre domande. (Harald Haarmann, 2020)

 

 

 

 

 

Sarcofagi di Karajìa.

 

 

 

 

 

Fortezza di Kuelap.