Archeolatrine: un luogo del sapere.

 

 

 

 

Si può pensare a una latrína come a un luogo del sapere? Rispondendo la questa domanda possono venire in mente i libri o le riviste che si trovano ogni tanto nelle toilette private con lo scopo di far passare il tempo che vi si deve trascorrere. Ma qui si tratta di una lattina antica, presentata come luogo particolare.
Quando furono condotti gli scavi nella regione della piú importante antica città portuale di Cipro, Salamina, posta sulla costa orientale dell'isola, si penetrò in una storia cittadina che affondava le sue radici fino al II millennio, documentabile con l'aiuto dei ritrovamenti. La fioritura economica di Salamina, che si trovava per la sua posizione all'interno di una rete commerciale accresciutasi nel corso dei millenni, proseguí anche durante il dominio romano. Infatti, l'isola di Cipro era un importante punto di snodo del commercio nel mar Mediterraneo orientale e si trovava al centro delle rotte marittime che connettevano l'Egitto, il Levante e l'Asia Minore con il Mediterraneo occidentale.
Il benessere che Salamina ne ricavava permise ai cittadini di concedersi il lusso urbanistico allora tipico delle città piú ricche e di erigere grandi edifici pubblici. Ne facevano parte delle terme molto chic, dove ci si poteva abbandonare alla cultura termale romana, e un attraente ginnasio dove si potevano coltivare il corpo e la mente nel senso dell'educazione greca. Se nella palestra all'interno del ginnasio ci si dedicava ad attività sportive, nelle terme romane ci si dedicava alla cura del corpo.
Quando gli archeologi scavarono nella palestra, scoprirono nell'angolo sudoccidentale una lussuosa latrina. Era di forma semicircolare e sulla parete posteriore erano installate 44 postazioni da usare come toilette, sotto le quali scorreva un canale d'acqua. Davanti ai sedili si trovava un secondo canale attraverso il quale scorreva acqua per lavarsi. Sempre davanti ai sedili si ergeva un gruppo di colonne sistemate in forma semicircolare, attraverso le cui intercapedini era possibile avere la vista sulla palestra. Ai giorni nostri una simile architettura per i bagni pubblici non è usuale. Perciò, anche per alcuni archeologi all'inizio del XX secolo fu un po' difficile comprendere latrine come quelle di Salamina.
Sono state date spiegazioni esilaranti dei posti a sedere affiancati. Tra le altre cose, furono interpretati come bagni turchi, in cui il vapore sarebbe salito dalle aperture. Oppure li si intese come supporti per le anfore, dunque le latrine erano viste come dispense. Che il meraviglioso impero romano avesse praticato il disbrigo dei propri bisogni come evento collettivo rappresentava una sfida non indifferente per la comprensione culturale e storica degli eruditi dell'età guglielmina o vittoriana. Ma confesso che io stesso visitando nel 1982 Leningrado, dove mi recai in una toilette pubblica, fui un po' sconvolto quando dovetti constatare che gli uomini russi si sedevano uno di fianco all'altro in toilette che non erano separate le une dalle altre in cabine.
Talvolta si può ancora oggi leggere che le latrine nell'antichità erano luoghi di incontro rilassato, di scambio e discussione. Evidentemente anche in quelle di Salamina i visitatori del ginnasio si saranno intrattenuti gli uni con gli altri animatamente, avranno discusso sui temi dell'insegnamento e avranno reso gli altri partecipi del loro sapere. Potrebbe stupire, ma la questione di chi si sedesse sulle antiche latrine è tutt'altro che triviale. Nell'impero romano sono stati scoperti finora circa 150 esempi di simili dispendiosi impianti sanitari. In altre parole: non si pensi che dappertutto fossero a disposizione degli abitanti delle antiche città simili spazi. Qualcuno che se lo poteva permettere sbrigava i suoi bisogni a casa.
Ad esempio, a Pompei e a Ostia è stato scavato un gran numero di toilette domestiche. Ma spesso non c'era alcuna stanza extra e gli abitanti usavano vasi da notte e anfore. In una locanda a Pompei si è trovato questo graffito: "Caro locandiere, ce la siamo fatta a letto... perché non ci hai dato nessun vaso da notte!" Nei caseggiati a piú piani c'erano al pian terreno punti di raccolta della cui manutenzione e pulizia si occupavano, come nel caso di Atene, imprese appaltatrici (i koprologoi, da kopros, "sterco") o, come nel caso di Roma, inservienti o schiavi cittadini. Una legge concedeva a questi cosiddetti stercorarii ("gli uomini dello sterco") di portare via con i loro carri la sporcizia durante il giorno, mentre altri carri non potevano passare.
Di rado di trovava un allacciamento dello stabilimento alla canalizzazione._Perciò, i "lasciti" umani erano nel vero senso della parola un problema quotidiano nelle città. Le persone piú semplici facevano i loro bisogni direttamente sulla strada. Nelle case private di Pompei si possono spesso leggere delle minacce dirette contro questi cacatores: gli dovrà accadere qualcosa di male, perché gli dèi li puniranno. L'eventuale lordume riguardava edifici privati e pubblici nella stessa misura, ma anche le necropoli erano spesso usate, con scopi non previsti, come toilette. A Ercolano su una parete sono citate concrete punizioni per coloro che lasciano le loro schifezze: i bambini devono pagare in denari, gli schiavi devono essere bastonati.
Che questo aspetto della vita quotidiana nell'antichità fosse non solo fastidioso ma anche pericoloso è immediatamente chiaro se pensiamo ai numerosi decreti che sottolineano di dover proteggere le scorte pubbliche d'acqua in particolare dallo sterco. Paesaggi sporchi nei dintorni delle città erano, come possiamo ricavare dalle fonti, un problema costante. Strabone riferisce che nel III secolo a.C. ad Atene l'acqua del fiume Eridano non si poteva piú utilizzare a causa della sua estrema sporcizia.
La soglia del pudore sembra essere stata bassa. In base alle condizioni descritte è particolarmente rilevante che i teatri, il circo e gli stadi non fossero muniti di toilette fisse. Molto probabilmente, quando vi si organizzavano giochi, venivano allestiti temporaneamente degli impianti ad hoc. Tra l'altro dobbiamo una delle battute piú famose dell'antichità ai luoghi di raccolta delle urine: quando nel I secolo d.C. l'imperatore Vespasiano li sottopose a tassazione, la qual cosa suo figlio Tito trovava inaccettabile, il vecchio pragmatico pronunciò il saggio detto "pecunia non olet" (Svetonio, Divo Vespasiano 23).
Latrine come quella di Salamina, perciò, erano un grande vantaggio. Ma proprio per questo non erano a disposizione dell'intera popolazione! Non solo esisteva una gerarchia delle latrine a seconda della loro struttura architettonica, ma anche qualcosa che riguardava il loro circolo di utenti. Per esempio, nella grande villa dell'imperatore Adriano a Tivoli sono state contate in totale 134 toilette. La famiglia imperiale e alcuni ospiti scelti utilizzavano dei cubicoli singoli. Ma le latrine con piú sedili presentano chiaramente delle differenze: erano state disposte un po' meno in posizione centrale e piuttosto nelle zone laterali dell'enorme villa. Una latrina con 13 sedili doveva essere riservata al personale di rango piú elevato, mentre un'altra con 15 sedili disposta in un tratto di servizio fungeva da toilette per molte centinaia di schiavi.
Una tale gerarchia sociale dei servizi, dalle stanze semplici fino alle latrine con arredamento in marmo di migliore qualità, rappresenta qualcosa di molto importante: per coloro che erano socialmente piú elevati, la vista di persone di rango inferiore che andavano in bagno era offensiva. Invece, per i signori di alto rango non era un problema se erano visti dai sottoposti nella latrina. Nelle latrine di lusso gli schiavi nei vestiboli si occupavano che i loro padroni potessero utilizzare indisturbati i gabinetti previsti per loro e comunicare all'interno con i loro pari. Un'architettura dispendiosa e il fatto che i visitatori delle lattine nello spazio pubblico avessero tempo di occuparsi della cura del corpo per ore e ore sono indizi di distinzione sociale. Qui si incontravano anche le persone importanti, se si voleva ottenere da loro un qualche beneficio. Il poeta Marziale, ad esempio, riferisce di un parassita di nome Dentone che si tratteneva ore e ore in una latrina per accaparrarsi un invito a cena in una casa prestigiosa.
Anche altrove le latrine rispecchiavano le differenze sociali. A Efeso, ad esempio, c'era nelle terme di Vedio una latrina con sedili che erano riservati a differenti gruppi professionali. Lí, ai cambiavalute, ai lavoratori della canapa, agli intessitori di lino, al collegio degli intrecciatori di cesti e ad altri gruppi erano attribuiti dei sedili speciali sui quali all'occorrenza ci si accomodava in compagnia. L'archeologo Richard Neudecker ha provato in maniera convincente che proprio le latrine allestite in maniera particolarmente sontuosa erano riservate esclusivamente a uomini la cui vita quotidiana era dedicata soprattutto alle attività economiche e politiche. Ciò potrebbe valere anche per le latrine di Salamina, che erano connesse, come molti impianti di lusso, con un bagno e un ginnasio. Questi ambienti erano frequentati dopo il lavoro da gruppi selezionati di persone nel tardo pomeriggio con lo scopo, da un lato, di fare attività fisica prima della cena, dall'altro di purificare a fondo il corpo.
La letteratura medica dell'età imperiale contiene numerosi consigli su come e in quale momento della giornata si poteva evacuare nella maniera piú efficace. Il dominio delle funzioni corporali, il controllo dell'evacuazione, era una caratteristica di distinzione sociale. Trovò persino posto nel trattato filosofico dell'imperatore Marco Aurelio, che si esprime in maniera sprezzante contro l'uomo che non ha sotto controllo la sua defecazione. L'imperatore varò un editto che puniva le scoregge rumorose in sua presenza. Nella latrina di lusso, invece, l'evacuazione non silenziosa era auspicabile.
Tutti i medici dell'epoca si sono dedicati al tema, poiché il corpo umano veniva inteso come contenitore di umori di differente qualità. Cosí, i medici e i pazienti si preoccupavano che gli umori cattivi abbandonassero il corpo attraverso le aperture. Perciò si trovano anche molti consigli -ad esempio come ci si possa sbarazzare di feci troppo dure tramite attività fisiche e lassativi- nella letteratura pertinente. Di nuovo è una latrina a Efeso che si prende gioco di simili consigli medici: "Tieni i piedi ben saldi al pavimento e sventola i pugni per aria, grida forte; tossisci con tutto il cuore e scuoti tutto il corpo, caca dal tuo intimo e rallegra il tuo spirito; che la tua pancia non ti rattristi mai se entri nelle mie stanze", sta scritto sopra la porta d'ingresso. In una latrina di Ostia si trovano sette ritratti di filosofi con iscrizioni.
Accanto a quello di Solone si legge: "Per cacare bene, Solone accarezzava la sua pancia". Accanto a Talete si trova la frase: "Talete spronava colui che caca a fatica a spingere con tutte le sue forze". E accanto: "L'astuto Chilone insegnava a scoreggiare piano". Un altro graffito ammonisce: "Amico, stai dimenticando il detto: caca bene e butta merda sui medici". Chiunque visitasse queste stanze e abbia scritto questi graffiti con cui si ricordavano pensatori antichi come Solone e Chilone doveva essere dotato di un certo bagaglio culturale, tuttavia i due appartenevano nell'antichità ai proverbiali sette saggi. Ciò conferma la nostra osservazione che l'antica latrina era persino un luogo del sapere, ma soprattutto un importante -anche se a noi appare strano- luogo di distinzione sociale: un place to be.


M.Zimmermann, 2019