Clisteri psicoattivi.

 

 

 

 

In tutta l'America Latina esistono indizi archeologici ed etnografici sulla pratica di introdurre medicine, tabacco o inebrianti per via rettale utilizzando siringhe in ceramica, osso o altro materiale. Pratica peraltro ancora comune presso diverse tribù indigene.
Nei riti di iniziazione dei Mura del Brasile, dopo aver inflitto loro una pesante flagellazione, ai neofiti viene somministrato un clistere di polvere da fiuto allucinogena detto paricá.
Agli inizi del '900 uno studioso scandinavo riportava che "alcuni indios sono così soggetti a questo vizio, l'uso del paricá, che portano sempre con sé una cannuccia per poter partire, quando più gli piace, verso la regione dei sogni felici. Gli indios usano paricá soprattutto durante le feste e in queste occasioni un buon ospite distribuisce cannucce ai suoi invitati", dove per cannucce si devono intendere le cannule per clistere.
Anche gli Omagua dell'Amazzonia peruviana usavano delle lunghe siringhe per clisteri psicoattivi che preparavano in occasione delle loro feste,da distribuire agli invitati che se le auto-somministravano. In alcuni casi anche il pepe viene usato come stimolante ed eccitante rettale. Per le donne Makuso che vivono lungo il fiume Rupuni (Guyana) è una pratica usuale applicarsi un clistere di pepe e darlo anche ai loro bambini. I cacciatori Catawishi del Brasile erano soliti somministrarsi clisteri di paricá prima delle battute di caccia, con lo scopo di acuire la visione e lo stato di allerta. Per gli stessi motivi somministravano la medesima polvere allucinogene come clistere anche ai loro cani.
I Jívaro dell'Ecuador usano la datura (maikua) nel corso dei riti di iniziazione dei giovani all'età adulta. Nel caso il neofita non riesca a bere tutta la pozione delirogena, si continua a somministrargliela mediante clistere: "L'uomo più anziano della famiglia o della tribù sistema gli altri individui allineati in due file parallele, uno di fronte all'altro. Ogni uomo tiene un pininga contenente una piccola quantità di infuso di maikua. Il novizio deve andare da uno all'altro con lo scopo di prendere un sorso da ogni pininga, partendo dall'uomo più anziano. Generalmente è facile per lui bere i primi sorsi, ma di frequente è impossibile per lui bere dagli ultimi della fila. I loro contenuti gli vengono allora dati in forma di clistere. E' considerato assolutamente necessario che il novizio riceva qualcosa dal vassoio di ogni uomo" (Karsten, 1935). E' stato documentato l'uso di clisteri di peyote da parte di una sciamana Huichol del Messico. Essa usava questo metodo di somministrazione del cactus per evitare il sapore amaro e la nausea conseguente alla sua consumazione orale.
Gli Aztechi usavano perfino clisteri di pulque, la bevanda fermentata ricavata dalla linfa di alcune specie di maguey (Agave). Il pulque "bianco" è una bevanda con una bassa gradazione alcolica (non oltre il 4%), ma fungeva da liquido madre in cui venivano fatte macerare certe radici o erbe dalle proprietà allucinogene.
Nell'arte maya del Classico Finale l'applicazione del clistere è accompagnata dalla apparizione di un tipo particolare di spirito,chiamato Way. Questi spiriti sarebbero la personificazione di anime-sogni e sono rappresentati con attributi notturni o del mondo infero. Su un cranio di pecari inciso proveniente da Copán, in Honduras, il Way è rappresentato come un giaguaro che impugna un clistere.
E' accompagnato da un buffone rituale, personaggio associato all'atto del bere e all'ubriachezza. Esiste anche una figura divina maya associata alla pratica dei clisteri psicoattivi, chiamata Pawahtún: è simbolo dell'eccesso, della ghiottoneria, dell'ubriachezza, della lascivia. E' raffigurato mentre si applica un clistere ed è generalmente in compagnia delle sue mogli.
 
Giorgio Samorini, 2010