B.B.
Quando ad Angers,tre giovani di buona famiglia per gioco ozioso uccisero sul treno un vecchio nel sonno, le famiglie degli scolari unite, denunciarono B.B. al signor Chatenay, sindaco della città: era lei la vera responsabile del delitto.
Si era permessa la proiezione ad Angers di "Et Dieu créa la femme": il pervertimento dei giovani era stato immediato.
Non mi meraviglia il fatto che il Vaticano, nel padiglione allestito a Bruxelles, abbia scelto B.B. come simbolo del male, né che ovunque, negli stessi U.S.A., i ben noti specialisti della morale abbiano brigato per vietare l'importazione dei suoi films. Non è cosa nuova che i moralisti identifichino la carne e il peccato, con nell'animo la segreta speranza di poter ridurre in cenere le opere d'arte, i libri, i films che la rappresentano con compiacenza o franchezza.
Con Audrey Hepburn, Françoise Arnoul, Marina Vlady, Leslie Caron, Brigitte Bardot hanno inventato la monella erotica. Per il suo ultimo film,"Les liaisons dangereuses", Vadim ha scritturato una ragazzina di 14 anni.
La donna-bambina non trionfa soltanto nel cinema.
Nel dramma di Arthur Miller "Uno sguardo dal ponte" che tanto e strepitoso successo ha ottenuto negli Stati Uniti e in Francia, l'eroina è appunto adolescente. Per alcuni mesi, "Lolita" di Nabokov è stata negli Stati Uniti alla testa dei best-sellers.
La donna adulta ha oggi una sfera di vita pressoché uguale a quella dell'uomo, l'adolescente-donna si muove in un'atmosfera che è a lui impenetrabile.
La differenza d'età ristabilisce quella distanza che si considerava presupposto necessario del desiderio.
È almeno questo il colore su cui hanno puntato nel creare una nuova Eva sintesi dei tipi "frutto acerbo" e "donna fatale". Si vedrà per quali ragioni la loro riuscita sia tanto minore in Francia che in America. Brigitte Bardot è l'esemplare più completo di queste ambigue ninfe.
Visto di spalle, il suo corpo di ballerina, minuto, muscoloso, è pressoché androgino; la femminilità balza esuberante dal suo busto incantevole; sulle sue spalle scende la lunga e voluttuosa chioma di Melisenda, acconciata però con una negligenza da selvaggia; le sue labbra accennano un broncio puerile e nello stesso tempo invitano a baciare; cammina a piedi nudi, se ne infischia di come è vestita, non porta gioielli, non ricorre a busti, non si profuma, non fa uso di nessun artificio, purtuttavia le sue movenze sono lascive, e un santo si dannerebbe soltanto a vederla danzare.
Stravagante, di umore instabile, bizzarra, se Brigitte Bardot conserva l'ingenuità dell'infanzia ne ha anche il mistero: è uno strano piccolo essere, inquietante come la classica donna fatale.
Il suo erotismo non è magico, ma aggressivo; nel gioco dell'amore, ella è ugualmente cacciatrice e preda; il maschio è oggetto come a sua volta lei per lui.
È questo che ferisce l'orgoglio maschile: nei paesi latini gli uomini non sanno liberarsi dal mito della "donna-oggetto"; la naturalezza di Brigitte Bardot sembra loro più perversa di tutte le sofisticazioni.
Disprezzare i gioielli, i belletti, i tacchi alti, rinunciare alla linea, è il rifiuto a costituirsi irraggiungibile idolo: è confermarsi a somiglianza dell'uomo, suo pari, è ammettere tra i due sessi una reciprocità di desiderio, di piacere.
Perciò, pur negandosi affine a loro, senza dubbio perché le sembrano troppo cerebrali Brigitte ha una certa parentela con le eroine di Françoise Sagan.
Ma l'uomo si sente a disagio se invece di una bambola di carne, stringe tra le braccia un essere cosciente che lo osserva e lo vaglia; una donna libera è l'assoluto contrario di una donna facile.
Nelle sue parti di giovinetta smarrita, di puttanella senza casa né tetto, Brigitte Bardot sembra facile preda di ogni desiderio: ma paradossalmente, ecco, rende timidi.
Simone de Beauvoir, 1960