Maschile/Femminile.

 

 

 

 

Premesso che le generalizzazioni consentono solo discorsi approssimativi, tuttavia ritengo che la differenza tra il maschile e il femminile sia significativa.
E, in attesa che le neuroscienze un giorno sappiano dirci qualcosa in proposito, mi pare di poter rilevare 2 fattori che ne evidenziano la diversità.
1. A differenza del modo maschile di pensare, che è fondamentalmente cartesiano, ossia logico-razionale, penso che quello femminile sia in un certo senso olistico, perché connette la dimensione razionale con quella irrazionale.  
Col linguaggio delle neuroscienze potremmo dire che la corteccia del cervello femminile dialoga con il cervello antico, sede delle emozioni, dei sentimenti, dei presentimenti e delle intuizioni, molto più di quanto accada nel cervello maschile. Questa combinazione ottima, che non circoscrive il pensiero alla sola razionalità, consente alla donna un miglior contatto e una miglior comprensione di tutto ciò che nella nostra vita non è leggibile con le sole regole della ragione. Il vantaggio non è di poco conto: è lo stesso vantaggio di cui godono i poeti e gli artisti, che intuiscono e presagiscono aldilà di ciò che è afferrabile con gli strumenti della sola ragione.
E questo perché poeti e artisti sanno parlare con la loro parte femminile, la sola capace di offrire intuizioni, metafore, simboli, ispirazioni.
2. La seconda differenza che io rilevo è che il maschio è "uno" e la donna "due", non nel senso di "uno più uno" ma nel senso di "l'uno e l'altro". Per due è il suo corpo anche se non genera, per due è la sua psiche, per cui in un certo senso potremmo dire che la donna è essenzialmente "relazione" e nella relazione trova la sua identità, a differenza del maschio, che è un'identità che instaura relazioni.
La cosa è particolarmente evidente nello scenario dell'amore, dove, senza relazione, la donna tendenzialmente non mette in gioco la propria sessualità.
Se i maschi capissero questa differenza si relazionerebbero alle donne in modo meno egoistico e strumentale. Se le donne si persuadessero di queste loro qualità (che qui succintamente abbiamo individuato nel pensiero olistico e nella struttura relazionale) smetterebbero di imitare il modello maschile, autolimitando le loro potenzialità e castrando in un certo senso la loro natura, come vuole la cultura del nostro tempo che le invita a tali autolimitazioni.
  
Umberto Galimberti, 2011