Caravaggio.

 

 

 

 

L'immagine di Caravaggio che la tradizione ci ha consegnato è racchiusa in una figura che incarna perfettamente il mito moderno dell'artista, quella del genio moderno, dall'animo profondamente inquieto destinato a vivere in isolamento la fedeltà a sé stesso e a pagare a caro prezzo la libertà della propria visione e del proprio modo di intendere l'arte della raffigurazione. A questa rappresentazione hanno contribuito sicuramente le burrascose vicende che hanno animato la sua tormentata esistenza: l'omicidio, commesso durante una rissa, la sua fuga in pellegrinaggio per l'Italia e infine la morte disperata, in cui la leggenda ha preso il sopravvento, su una spiaggia toscana, dopo avere ottenuto il perdono papale per l'omicidio commesso. Ma sarebbe fuorviante scindere la vicenda umana e psicologica di Caravaggio dalla poesia e dalla carica rivoluzionaria del suo percorso artistico. Uno stile pittorico, segnato dalla forza drammatica del suo realismo, dalla capacità unica di coniugare realtà e verità attraverso l'uso particolare della luce. La luce penetra gli ambienti avvolti da profonde zone d'ombra, esaltando la tensione dei movimenti, rivelando i sentimenti delle figure umane, immersi in uno spazio non astratto, ma quotidiano. Luce che è, allo stesso tempo, reale e divina, che si sottrae e, sottraendosi, mostra nei corpi e nei volti un'umanità non fantastica e idealizzata, ma viva, e, dunque, tragica. Ed è proprio nella condizione tragica che la vita e l'arte di Caravaggio trovano il loro punto di raccordo e ci restituiscono l'immagine di un artista moderno in senso pieno. Possiamo aggiungere, poi, che è in virtù della stessa condizione che l'opera di Caravaggio ha inciso così profondamente nella cultura italiana da consentirgli, a quasi quattrocento anni dalla morte, di mantenere quasi intatta la sua carica rivoluzionaria e di rinnovare, come per incanto, la sua capacità di stupirci.
STUDENTESSA: Caravaggio ha incarnato il mito dell'artista maledetto. Lei è d'accordo?
CAROLI: Caravaggio era molto legato anche alla religione del suo tempo, quindi probabilmente era un uomo fedele e addentrato nei problemi della religione. Ciò nonostante, che la sua vita sia stata maledetta non c'è alcun dubbio; la sua fu una vita estrema, tant'è vero che com'è ben noto, girava con la spada al fianco.
STUDENTESSA: Carlo Borromeo descriveva Caravaggio con queste parole: "era un uomo di sozzi costumi et andava sempre coi panni stracciati e lordi a maraviglia et era il più contento uomo del mondo, quando aveva dipinto un'ostaria et, colà entro, chi mangiasse e bevesse".
Ecco,come venne giudicato Caravaggio dai suoi contemporanei?
CAROLI: Egli ebbe molto successo come pittore, tuttavia è mia convinzione che avesse dei seri problemi psichici, proprio per le sue reazioni, spesso, esagerate.
STUDENTE: Nonostante il rapporto fra Caravaggio e la Chiesa fosse molto conflittuale, alcuni committenti delle sue opere erano gli stessi Cardinali. Come spiega questo?
CAROLI: All'epoca la Chiesa non era, come oggi, un blocco unico. A Roma in quel momento, verso la fine degli anni novanta del Cinquecento, viveva il cardinal Federico Borromeo che aveva una visione di rito ambrosiano molto diversa da quella del clan papale in quel momento. Quella di allora era una Chiesa di tipo pauperistico, cioè rivolta ai poveri, che pensava, prima di tutto, al rapporto umilissimo dell'umanità con la fede. C'era una specie di antinomìa fra la Chiesa romana e quella milanese dell'epoca, così Caravaggio, legato al Clan Milanese e Borromaico, si fece proprio portatore di questa visione.
STUDENTE: Si può annoverare Caravaggio tra gli innovatori?
CAROLI: Guardando opere come "Il bacchino malato" o anche "Un cesto di frutta" si ha già la consapevolezza di un artista innovativo, perché disegna la verità delle cose che lo circondano, con estrema accortezza.
Proprio questa attenzione alle cose, questo straordinario amore per le cose e per la loro naturalezza, è un punto di rivoluzione immediato. La storia dell'arte è come una specie di teoria di fili a distanza in cui ogni tanto qualcuno arriva e apre una porta che ci porta in un mondo nuovo.
Ecco, Caravaggio, incredibilmente a venti anni, appena giunge a Roma, -e noi non sappiamo nulla della sua vita precedente quegli anni-, apre una porta che sarà definitiva per tutto ciò che seguirà. Tant'è vero che, come Caravaggio muore, nessuno nell'immediato è in grado di raccogliere questo testimone, perché nessuno è in grado di eguagliare la sua grandezza. Bisognerà aspettare uno spagnolo, Velasquez e un olandese, Rembrandt, perché l'innovazione di Caravaggio abbia una seguito fino alla pittura contemporanea.
STUDENTESSA: Il realismo, tanto decantato nella pittura di Caravaggio, riguarda più l'oggetto in sé oppure il modo di rappresentare la realtà?
CAROLI: Questo è il grande tema. Caravaggio certamente vuol dipingere la realtà, ma è molto probabile che -e gli ultimi studi l'hanno ampiamente dimostrato- tutto questo avesse in lui anche una finalità simbolica. Pensiamo alla luce che entra da una finestra ne "La vocazione di Matteo" di San Luigi dei Francesi; essa è una luce di salvazione, è una luce divina. E' il raggio della salvezza che arriva sugli uomini per riscattarli dal loro essere uomini. Quindi, anche se noi siamo fatti di carne, non possiamo rinunciare alla speranza che qualcosa arrivi per salvarci e portarci al di là.
STUDENTESSA: Che volto dà Caravaggio alla morte?
CAROLI: Caravaggio alla morte dà il volto di sé stesso appena decapitato, come si vede nel dipinto Davide e Golia. Ma c'è un altro quadro, altrettanto terribile, che è "La decollazione del Battista". Qui, sullo sfondo di un cortile seicentesco, si vedono persone che guardano in basso dove c'è il Battista decollato e il suo aguzzino che tiene ancora in mano un coltellino simile a quello usato dai macellai per tagliare l'ultimo lembo di pelle dopo la decapitazione di qualcuno. È in quel momento che il Battista, nonostante abbia le mani legate, riesce a scrivere il suo nome con il proprio sangue. Ebbene, si tratta di una scena agghiacciante che eguaglia quasi quelle rappresentate nei film attuali, tanto è potente la rappresentazione.
STUDENTESSA: La pittura di Caravaggio presenta elementi di sensualità?
CAROLI: La sensualità in Caravaggio è fortissima ed è curioso come venga sempre manifestata in figure maschili. Mi spiego meglio. Egli ha rappresentato figure femminili bellissime, ma coperte, mentre si fa spudorato nel raffigurare uomini. È qui, in questa forte attrazione che ha verso i ragazzi che vivono con lui, che esprime la sua sensualità.
STUDENTESSA: Si può dire che la luce, nei quadri del Caravaggio, abbia un ruolo importante?
CAROLI: Si, la luce diviene protagonista con Caravaggio e da questo momento in poi si entra nell'attimo luminoso, in quell'istante di luce dovuto al cambiamento continuo delle condizioni atmosferiche, che sarà caratteristica della pittura impressionista. Si giunge all'idea dell'attimo luminoso, di un attimo quasi fotografico. Non per nulla l'impressionismo è quasi contemporaneo della fotografia. Da qui si entra proprio in quell'idea di attimo fuggente che viene catturato dall'opera pittorica, che sarà la chiave stessa di tutta la raffigurazione del Ventesimo Secolo e che fatalmente è ancora la chiave sia della pittura che del cinema dei nostri tempi.
STUDENTE: Come giudica la fama che Caravaggio ha conquistato, soprattutto negli ultimi anni?
CAROLI: Caravaggio per molto tempo è stato dimenticato perché viene visto come pittore volgare. Tuttavia egli viene riscoperto e apprezzato nel Ventesimo secolo grazie ad alcuni critici dell'impressionismo e grazie a quella dimensione drammatica, tragica della sua pittura, che è perfettamente in sintonia con la visione drammatica e tragica dell'arte in generale e dell'uomo verso la fine del secolo.
 
Liceo Classico Orazio Roma - Flavio Caroli, 2002