L’utero è mio, e lo gestisco io... ante litteram.
Le prescrizioni contraccettive giunte sino a noi dall'antico Egitto non sempre sono chiare anche perché non sono stati ancora identificati alcuni degli ingredienti usati. Il Papiro di Kahun, il più antico testo di medicina conosciuto (lo si fa risalire al 1900 a.C.) contiene alcune ricette formulate per questo scopo, tra cui l'uso di una mistura di sterco di coccodrillo con gomma di auyt -sostanza non identificata- da inserire nella vagina a mò di tampone. Un'altra suggeriva di usare un composto glutinoso di miele e natron (carbonato di sodio), oppure un preparato a base di gomma di auyt.
Non vengono riportate le quantità degli ingredienti da usare nelle preparazioni, né le singole proprietà che potessero far perseguire l'obbiettivo.
Circa trecento anni dopo il Papiro Ebres suggeriva di imbevere un tampone di garza in un composto di punte di acacia e miele, utilizzandolo per chiudere l'accesso all'utero.
Nessuno di questi testi indicava consigli su come questi mezzi avrebbero dovuto essere messi in posizione, non essendo possibile farlo con le sole dita, perché troppo corte.
Altri metodi esistevano, basati più sulla "fede" che sul preparato chimico-fisico, tra cui "fare dei suffumigi" alla vagina con una sostanza chiamata mimi prima del rapporto sessuale, mentre nei quattro giorni seguenti, la donna doveva ingerire un miscuglio di "grasso, erba malet, birra dolce" bolliti insieme.
Gli antichi Ebrei consigliavano l'uso vaginale della spugna, o in alternativa, a una moglie, era permesso di fare ciò che facevano le prostitute dopo il rapporto, cioè saltellare nella speranza di espellere il seme. Era consigliata pure l'ingestione di una pozione chiamata la "coppa di radici", costituita da una mistura di gomma alessandrina, allume liquido e croco di giardino, ognuno nella quantità corrispondente al "peso di un denaro".
Nell'antica Roma, Plinio indicava una "contraccezione preventiva", tendente a diminuire il desiderio sessuale, per cui "applicare linimenti a base di escrementi di topo", o ingoiare escrementi di lumaca o di piccione, mischiati con olio e vino, o nascondere sotto il talamo testicoli e sangue di gallo. Continuava affermando che se i fianchi della donna fossero stati "strofinati con sangue di toro nero selvaggio" le sarebbe stata infusa "avversione al rapporto sessuale".
Dioscoride, contemporaneo di Plinio, le cui opere vennero consultate e seguite sino al XVI secolo, offriva altri consiglio ugualmente interessanti. Per esempio, suggeriva di mettere, dopo il rapporto, del pepe (in quantità non specificata) nel collo dell'utero.
Il ginecologo Sorano privilegiava la contraccezione topica, raccomandando l'uso di tamponi di lana da inserire nell'utero, impregnati di sostanze gommose, che avrebbero avuto l'effetto di rallentare i movimenti degli spermatozoi, oppure di soluzioni con proprietà astringenti al fine di provocare contrazioni interne e far aderire il più possibile le pareti dell'utero intorno al tampone.
Sempre Sorano, qualora alla donna non fosse disponibile tempo e luogo per avere siffatte soluzioni, consigliava alla donna "nel momento in cui l'uomo eiacula, di trattenere il respiro, di ritrarsi un poco con il corpo, poi alzarsi immediatamente e sedersi con le ginocchia piegate ed in questa posizione provocarsi degli starnuti", con a seguire irrigazioni vaginali (se il luogo lo consentiva).
Doveroso un appunto sull'uso del profilattico che nell'antichità era mirato esclusivamente alla protezione dalle patologie sessualmente trasmesse o di "decorazione" finalizzata al piacere, non alla contraccezione. Stando alla mitologia, re Minosse di Creta usava una vescica di pesce per difendersi dai rischi derivanti dai piaceri della carne. Una prova sicura della sua esistenza nell'antico Egitto la si trova in una scultura del 1350 a.C., che ritrae un sacchetto o qualcosa di simile sul membro eretto di un uomo in posizione erotica. E' tesi accreditata che, perlomeno nell´area del Mediterraneo, gli antichi egizi siano considerati gli inventori del "primo" preservativo, costituito da vesciche ed intestini di animali ben oliati. Come gli egiziani, gli antichi romani utilizzavano profilattici di budella di animali, specialmente di capre, pecore ed agnelli.
R.Tannahill & AAVV, 1985/2011