Albanese (Antonio).

 

 

 

 

Antonio Albanese: una forza espressiva senza pari, un talento comico completo, fatto di voce, gesti, mimica, testo, ironia, poesia...
Per me tra gli artisti delle ultime generazioni, certamente il più grande, e come artista intendo essere autore, attore, regista, in ogni "palcoscenico": televisione, cinema, teatro, lirica.
"I miei personaggi si possono dividere -quasi- in due: quelli che generano e cavalcano determinate situazioni che io non accetto, e quelli che le subiscono, che sono delle persone ingenue.
L'ingenuità è una cosa che adoro, è una cosa che mi mette gioia, tenerezza.
La meravigliosa ingenuità, che è l'opposto della maledetta furbizia, perché poi essere furbi è estremamente facile, è un comportamento infame, è facile. E allora la grande difficoltà e il grande impegno è quello di ritrovare quell'ingenuità, quella tenerezza che mi rende felice.
Io seguo il mio tempo, mi piace rappresentare il mio tempo, quello che mi circonda, anche il micro momento, la microatmosfera, le micro situazioni, perché credo che il mio lavoro sia anche questo.
Credo che sia come in un esaurimento nervoso, che arriva non per una sola e brutta notizia, ma arriva per tante. 
Mi piace lavorare sulle piccole cose, che tutte assieme diventano rappresentazione generale di un universo. Cerco di riportare in maniera esasperata quello che vedo.
Sono figlio degli anni ottanta, di una generazione nevrotica che è cresciuta negli ultimi anni su uno strato culturale tendenzialmente volgare. 
Anzi, credo che questo sia uno dei periodi più volgari della storia dell'uomo, anche se comodo per tanti motivi. Le brutalità che vedo sono il motore della mia rappresentazione comica. 
Forse solo la comicità le può svelare in maniera così efficace, perché credo che la comicità sia una delle forme d'arte più elevate in assoluto.
Nella comicità ci deve essere tutto: il corpo, il linguaggio, il colore, il ritmo, lo sguardo, la rappresentazione, il gesto.
Invece, in una rappresentazione o interpretazione che chiamiamo per intenderci drammatica c'è una linea da seguire, un punto, se vogliamo ben preciso, e tu devi rientrare in tutto questo: è meno faticoso, è un lavoro più sereno."
  
A.Albanese, 2006

 
"Uno dei cambiamenti più interessanti è il rispetto ritrovato per il lavoro.
La crisi ci ha insegnato che non è la finanza a fare la ricchezza delle nazioni, ma l'uomo. Mio padre era nato sulle Madonie, uno dei posti più belli d'Italia, e uno dei più poveri.
Cinquant'anni fa per sopravvivere andò a fare il muratore nell'angolo opposto d'Italia, a Lecco. Ancora oggi dalla mia terra la gente emigra. Io sono andato a lavorare in fabbrica a quindici anni, a Olginate, e ne sono uscito a ventidue per fare il militare e tentare la sorte a Milano.
Saprei ancora usare una fresatrice, un tornio, un trapano radiale. Ho un grande rispetto per il lavoro fatto con le mani, con gusto, passione, abilità. Mi addoloro quanto sento parlar male degli artigiani, quando per offendere qualcuno si dice che è un macellaio: cosa c'è di più bello di un macellaio che in bottega affetta la carne con la precisione di un chirurgo?
Ebbene, dopo anni in cui il lavoro è stato denigrato e deriso, ora vedo i segni di un'attenzione diversa. Gli operai, i lavoratori rivendicano la loro dignità, e questo è un bene per tutti".
  
A.Albanese, 2011