Yanez.

 

 

 

 

"Mi rifiuto di riconoscervi come giudici", disse Yanez.
"Vedo di fronte a me tre cittadini britannici, in una città dove la maggioranza della popolazione è cinese o malese, giavanese o indiana. Voi non rappresentate Singapore e gli Stretti, ma soltanto quella vecchia decrepita che chiamate inopportunamente Vittoria.
Qui non si tratta di pirati contro civilizzati commercianti.
Voi avete edificato un impero con il sangue e gli affari. Lo avete fatto in India, a Sarawak, a Singapore, a Ceylon, a Hong Kong. Quando gli affari erano minacciati, arrivavano le cannoniere a sostenerli.
Voi avete avvelenato migliaia di cinesi trafficando l'oppio. Avete fucilato migliaia di sepoy nel '57. Avete manipolato rajà e piccoli sultani mettendoli gli uni contro gli altri, per prendere il controllo delle loro terre.
Voi parlate di civiltà, ma quando in questa parte del mondo sorgevano pagode e si edificavano i templi più belli del mondo, dedicati all'amore, la vostra civiltà era formata da orde di guerrieri che sollevavano il gonnellino per pisciare e dormivano sulla terra battuta dentro capanne di paglia."
Fece una pausa, accese una sigaretta, e riprese.
"Voi parlate di progresso, di sviluppo, di invenzioni e innovazioni. Ma dietro ognuna di queste parole c'è il sangue dei coolies, dei braccianti delle piantagioni di tabacco di Batavia, dei minatori di Perak.
Ci sputo sopra alla vostra lurida civiltà, è barbarie a cui è stata data una mano di vernice opaca che non riesce a nascondere la rogna e l'avidità."
  
Paco Ignacio Taibo II