Cuore di tenebra.

 

 

 

 

Questi ed altri paradossi fanno di "Cuore di tenebra" un testo enigmatico, una specie di gorgo inquietante che attira dentro una spiegazione senza fine. 
Non si smetterà mai di interpretarlo, e di cercare di capirlo. Probabilmente ciò che più da vicino conduce al suo enigma è il senso di disagio che è inesorabilmente legato alla sua lettura. Non è un libro gradevole. E' un libro che si lascia dietro una scia di sordo turbamento.
"Cuore di tenebra" è un libro da cui è impossibile uscire non turbati.
E' una narrazione che non lascia in pace. Il materiale con cui è costruita è, quasi integralmente, materiale inquietante. Lo sfondo storico sociale è costituito dalla cinica e delirante avventura colonizzatrice dei bianchi: dove potenza, follia, degenerazione morale e disfacimento fisico si mescolano generando una macchina dell'assurdo buona solo a bruciare vita e produrre denaro.
Inquietante è lo scenario geografico, con quel mondo vergine violato dalle ridicole carrette a vapore dei colonizzatori bianchi, e feroce nel vendicarsi con l'arma invisibile di un male strisciante ed infallibile.
Inquietante, naturalmente, è Kurtz. Non c'è nulla in lui che abbia il sapore di una qualche pace, di una qualche salvezza. Tutto è scandalo. Il suo misterioso vivere rintanato nelle viscere della foresta, le quantità immani di avorio che riesce a mandare alla Compagnia, i teschi che ornano la sua casa, l'adorazione che gli indigeni nutrono per lui, la sua decisione di essere il loro Dio.
Inquietante è la sua voce, inquietanti le voci su di lui, inquietante è la donna che senza parlare saluta la sua partenza con un gesto da divinità abbandonata, sul bordo del fiume.
Inquietante è la sua agonia, sulla barca che discende il fiume: assurdo pendolo tra una debolezza sconfinata e una ambizione impossibilitata a morire.
Inquietante, soprattutto, è ciò che lui simboleggia, il destino che incarna: l'uomo che per troppa forza e troppa intelligenza sconfina oltre l'umano e diventa animale e dio.
E' uno degli incubi della buona coscienza occidentale: da Faust a Hannibal the Cannibal, è un incubo che non finisce. Kurtz lo incarna con geometrica esattezza, e la forza con cui si imprime nell'immaginario di tutti coloro che lo incrociano la dice lunga sulla potenza del demone che lui rappresenta.
Da sempre la buona coscienza borghese è ipnotizzata da quel demone: forse è la rivincita della mediocrità sul genio, forse è il desiderio inconfessabile di trovare come guida la furia animalesca e divina di un essere superiore. Che sia desiderio o terrore, quel che conta è che da quel tipo di demone la buona coscienza viene attratta in modo ossessivo, perverso, incontrollabile.
Il decisivo tratto inquietante, sottilmente intollerabile, di "Cuore di tenebra" è esattamente il suo dimorare, completamente, dentro quella oscura attrazione.
 
Alessandro Baricco, 2000