Allo specchio.
Ci avevano mostrato un futuro
di beatitudine globale dove tutti
avremmo consumato senza pagare.
Ma era il loro e l'hanno recintato.
Con il nostro se l'erano comprato.
E ci hanno venduto appartamenti
affacciati sulle discariche, palazzine
su terreni franosi, orribili villette
caposchiera. Dicevano: "Guarda!
È bella quasi come quelle dei vip
in Costa Smeralda o a Portofino!".
Ci hanno concesso mutui dai tassi
velenosi come siero di vipere,
estinguibili in tre o quattro vite.
E noi glielo abbiamo permesso.
Così ci hanno venduto automobili
con i volanti regolabili in altezza
dal nano al gigante, navigatori
parlanti e alzacristalli elettrici,
come se abbassare a mano un vetro
per chiedere un'indicazione
richiedesse uno sforzo titanico o fosse
grave indice di maleducazione.
E noi glielo abbiamo permesso.
Allora ci hanno venduto cose che forse
neanche desideravamo. Abiti, borse,
orologi, ombrelli e occhiali firmati,
dai prezzi folli per noi inabbordabili.
Ma tutti in fila per strada imbacuccati
come uomini-sandwich su Marte
gli abbiamo fatto pure pubblicità.
E ci hanno rifilato cellulari colorati
come perline per gli indigeni,
computer con funzioni memorabili
ma sfuggenti all'umana comprensione.
"È facile" dicevano "puoi averlo a costo
zero, con piccole e comode rate
solo a partire dal prossimo anno".
Non è stato un miracolo, ma un danno
che lasceremo in eredità ai nostri figli.
Poi ci hanno svuotato le tasche
riempiendoci la testa di password,
tranne una, la più importante, quella
che dava libero accesso a un lavoro.
Infine hanno chiuso le fabbriche.
E noi glielo abbiamo permesso.
E noi glielo abbiamo permesso
di farci corrompere e abbindolare,
ci siamo lasciati dominare senza
che dovessero assumere un dittatore,
né impiegare l'esercito, torturarci,
o farci sbattere dentro dalla polizia.
Adesso, che gli abbiamo permesso tutto,
e non abbiamo un tiranno da abbattere,
a chi fare resistenza se non allo specchio
di fronte al quale li abbiamo scimmiottati
ricoprendoci di merda e di ridicolo?
Diego Cugia, 2014