La via del sole.

 

 

 

 

Tra la gente comune nessuno si capacitava di come l'ingegnere ottenesse la licenza a distruggere. Quelli invece che non erano gente comune lo sapevano benissimo. Nessuno osò mettersi in mezzo. Checché se ne dica, il denaro compra tutto, pure gli addetti a tutelare le montagne e le bellezze naturali. Altrimenti come spiegare certi scempi perpetrati giornalmente sotto gli occhi del mondo, nel silenzio di tutti? Si tutela dove fa comodo e, se capita l'occasione, neppure lì. Soldi.
Esistono luoghi molto noti adibiti a turismo invernale, dove si fanno retrocedere i confini di quella farsa chiamata UENESCO per innalzare nuovi impianti di risalita. Gli sciatori sono avvertiti. E serviti.
Altri scandali scempiosi o scempi scandalosi si pongono in essere pure in quei paradisi fittizi che sono i parchi naturali, territori a origine protetta solo sulla carta. Dove sorgono come funghi centraline elettriche concesse a privati che seccano l'acqua da torrenti, ruscelli, cascate e fonti d'ogni portata. Eppure pochi ricordano un remoto referendum dove, in blocco, la gente votò contro il furto d'acqua reputandola, quella sì, bene dell'umanità.
Ma al denaro non gliene frega niente dell'umanità. Men che meno di quella parte onesta e fiduciosa che ancora crede in uno stato di diritto che abbia in cura un progetto ormai dimenticato chiamato Terra. Chi non ci crede più almeno spera, ma anche la speranza va scemando.
Politici corrotti, buoni a nulla, ma capaci di tutto, cinici e spietati, gareggiano a insultarsi nei talk show. Bofonchiano salvaguardie varie, urlano, s'adombrano e sottobanco vendono la terra buona, i mari, i deserti, i ghiacciai e le paludi, a sfruttatori senza scrupoli, i quali fanno piazza pulita di tutto.
Ogni terra è buona per far soldi, anche la più povera e trascurata. Perché in ogni terra c'è un qualche bendidìo nascosto, un tesoro da scavare, un valore da sfruttare. Un tizio coi suoi soldi può comprarsi mezza Sardegna, qualcuno lo ha pure fatto, senza trovare inciampi. Un povero diavolo, che non ha soldi, se mette in piedi la tettoia per la legna finisce nei guai. Quando non finisce in galera.
Non vi è da meravigliarsi, quindi, se qua e là balenano scempi di ogni calibro a scapito della natura, senza che nessuno vi si opponga seriamente. Questo per chiarire agli scettici e a coloro che dicono no, che invece è sì: coi soldi si può fare e ottenere ciò che si vuole. Ecco perché l'ingegnere, sotto 1'ala del padre, otteneva i permessi. Ecco perché si cede l'acqua pubblica a privati e imprenditori senza scrupoli. E si trivella il mare come il fondo di un secchio pieno d'acqua. E tanti altri misfatti ottenuti a furia di soldi, per guadagnare soldi sotto l'accorta protezione dei protettori di natura.
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La follia non di rado è motivo di interessi enormi. Ad esempio, mentre lui demoliva picchi rocciosi, qualcuno voleva gettare un ponte sullo stretto di Messina. Non era follia quella? Eppure lo volevano fare. E lo fecero. Un'altra follia fu quella di far credere che con quattrocento metri di lamiere gialle avrebbero fermato i mari che invadevano Venezia. E lo fecero. E Venezia seguitava a essere invasa dalle acque. E lo sarà sempre. Molte altre follie inutili venivano promosse solo per interesse. Non ultima quella relativa a un certo treno che doveva andare molto veloce quando uno veloce c'era già.
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"E invece vado" disse l'ingegnere. E proseguì. "Le ripeto, uno si alza al mattino e viene afferrato al collo dall'angoscia. Se non proprio angoscia, da una sottile inquietudine. Questo succede tuttii santi giorni e si protrae fino alla tomba. Nei casi più gravi, il malessere perdura anche la notte, visto che i grevi pensieri tolgono il sonno. E se qualcuno, imbottito di tranquillanti, dorme un po' di ore, è solo per fare incubi atroci. E poi altri timori ancora vengono a visitarlo. Ormai si ha paura dell'Europa, che mette il bastone tra le ruote ad ogni seria iniziativa, ad ogni opera intelligente delle persone. Senza contare le preoccupazioni indotte dallo stato, dal1'amministrazione pubblica. Regole, veti, pastoie, leggi non di rado cretine, precipitano il singolo individuo in uno stato d'ansia e apprensione perenni. È vita questa? Secondo lei, è pace questa? No, non lo è affatto. Eppure non siamo in guerra, quindi si dovrebbe vivere in pace. Sa cosa le dico? Tutti, ripeto, tutti i cittadini dovrebbero far causa allo stato cui appartengono e chiedere i danni morali nonché fisici allo stesso. Del resto, se questi politici buoni a nulla ma capaci di tutto, collusi con ogni tipo di malaffare, si guardassero allo specchio chiederebbero a se stessi i danni morali. Si sono giocati fino all'ultimo brandello di credibilità, reputazione e dignità. Che cosa crede, che possa fare i miei porcacci comodi per merito di chi? Mio, forse? No caro amico, non è per merito mio ma perché pago loro. Sono farabutto quanto gli altri però ahneno ho l'onestà di confessarlo. Io non ho più nulla di umano, sono diventato una macchina".
L'omino disse: "La coscienza le è rimasta? Se ce l'ha ancora, la usi››. "Ce l'ho›› sbraitò l'ingegnere, "ma per il momento l'ho messa da parte. Ché, devo usarla solo io? Mentre gli altri calpestano il mondo io dovrei mandare avanti la coscienza? Io mando avanti le ruspe, non la coscienza. E quando tutti la useranno, allora anch'io tirerò fuori la mia.›› Poi, dopo una lunga pausa, concluse: "Se la troverò ancora".
 
Mauro Corona, da "La via del sole". 2016